L’utilizzo delle nuove tecnologie, secondo Annie Zaidi, potrebbe drasticamente migliorare la vita dei cittadini indiani. Dalla semplificazione della burocrazia all’utilizzo di energie alternative, la farraginosa macchina statale indiana potrebbe snellirsi anche solo grazie ad internet.
Di recente ho dovuto fare richiesta per una nuova PAN card (una sorta di codice fiscale per pagare le tasse in India, ndt). È stata in fin dei conti una procedura abbastanza indolore, salvo alcune settimane di ritardo dovute ad un versamento sbagliato. Ma ciò che mi ha entusiasmato di tutta la faccenda di seguire i passaggi della mia richiesta è stato avere qualcuno dall’altra parte.
Mandare una mail e, miracolosamente, ricevere una risposta, chiamare il servizio clienti e trovare qualcuno in grado di spiegarmi cosa dovessi fare, mi hanno fatta sentire meno frustrata. E quando la richiesta è stata accettata, mi hanno mandato una mail annunciandomi che la carta era stata spedita e sarebbe presto arrivata qui a casa.
I rapporti con la burocrazia statale si sono fatti lievemente più spediti grazie all’introduzione delle nuove tecnologie. Non bisogna più sprecare tempo in fila, davanti ai grugni sempre sulla difensiva dei funzionari del governo, i responsabili ultimi dell’esito della tua pratica. Ora i cittadini possono sbrigare alcuni di questi grattacapi direttamente online, ricevendo aggiornamenti sul cellulare o per email.
Stiamo parlando di un grande sollievo, chiaramente. Molti problemi di comunicazione possono essere risolti spingendo per una maggiore penetrazione delle tecnologie nelle campagne, rendendole disponibili in più lingue. Ma il primo passo da fare rimane la decisione del governo di utilizzare la tecnologia per migliorare la vita dei cittadini, renderla più semplice e più giusta.
Anche solo con le conoscenze attualmente in nostro possesso, molto può essere fatto per migliorare i rapporti del cittadino medio con l’apparato statale. Telecamere a circuito chiuso vengono utilizzate di continuo per controllare attività criminali. Videochiamate e videoconferenze riuniscono famiglie dai quattro angoli della Terra. Non c’è ragione per non utilizzare queste tecnologie nelle scuole e negli ospedali dei villaggi, così che maestri e dottori ci pensino due volte prima di assentarsi alla leggera.
Non abilitare un monitoraggio dei nostri documenti online tra i vari dipartimenti governativi ci rende più vulnerabili davanti alla corruzione. Dovremmo poter vedere per quale motivo i permessi municipali per progetti vari vengono o non vengono accordati. Dovremmo poter denunciare l’uso illecito degli spazi pubblici alle autorità competenti.
I cittadini dovrebbero poter raggiungere gli organi amministrativi senza dover buttare via tempo e soldi recandosi di persona negli uffici. Anche fossero analfabeti, o non disponessero di portatili o di un allacciamento elettrico stabile, sarebbe comunque possibile implementare dei servizi di videochiamata utilizzando insieme energia solare, media center pubblici e un collegamento ad internet. La gente, anche nelle campagne, dovrebbe poter fare una telefonata di lamentela se la propria pensione tarda ad arrivare.
La scorsa settimana avevo raccontato di una protesta a Delhi, dove alcuni attivisti manifestavano per l’energia solare. Volevano sottolineare che esistono diverse alternative a disposizione della razza umana per generare elettricità. Per dimostrarlo, pare abbiano collegato alle loro biciclette un segnale luminoso, che si accendeva pedalando.
Ovviamente ci sono decine di alternative. Nella municipalità di Tambaram ricavano gas metano dai liquami e lo usano per riempire le bombole in cucina. Hanno anche costruito una centrale di biometano per trattare gli scarichi dei bagni pubblici, un’iniziativa che ha due vantaggi: assicurare la pulizia dei bagni e ridurre l’uso di kerosene o GPL in cucina.
Lo stato del Chhattisgarh pare stia utilizzando delle riprese satellitari per combattere l’industria mineraria illegale. In altre nazioni le palestre utilizzano gli attrezzi per generare elettricità.
Se riuscissimo a liberarci dalla nostra enorme dipendenza da enormi reti elettriche alimentate a carbone o energia idrica, ogni distretto del Paese potrebbe raggiungere l’indipendenza energetica e tutti avremo l’opportunità di utilizzare meglio le nostre risorse naturali.
Ed avremo fatto un altro piccolo passo verso la democrazia decentralizzata.
[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]
*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.