Narendra Modi ha iniziato una nuova missione diplomatica (leggi: tour promozionale) che lo porterà in Francia, Germania e Canada. Sui media indiani, sempre compìti e composti quando si tratta di narrare le gesta di NaMo all’estero, il viaggio è stato compassamente soprannominato "Narendra Modi Transatlantic Roadshow". Narendra Modi ha iniziato una nuova missione diplomatica (leggi: tour promozionale) che lo ha portato in Francia, Germania e lo porterà Canada. Sui media indiani, sempre compìti e composti quando si tratta di narrare le gesta di NaMo all’estero, il viaggio è stato compassamente soprannominato "Narendra Modi Transatlantic Roadshow", con dispiegamento di truppe mediatiche nei tre stati pronte a seguire le epopee del leader più mediatico della Storia indiana.
Francia – Va bene Make in India, però intanto dateci i caccia che ci servono
Per non dilungarci in dettagli abbastanza futili e scontati che invece in India hanno avuto risalto enorme (come il discorso di Modi all’Unesco dove NaMo ha garantito Equal Rights and Justice all’intera popolazione indiana senza distinguo di credo, sesso o etnia- in una semicitazione involontaria di Peter Tosh), di seguito parleremo dei risultati materialmente raggiunti durante la visita.
Dopo un colloquio chiarificatore e decisivo durante una gita in barca sulla Senna, Modi e il premier francese François Hollande hanno trovato un accordo per l’acquisto, da parte dell’India, di 36 caccia da guerra della Rafale, multinazionale di tecnologia bellica francese. L’affare verrà a costare in tutto oltre 4 miliardi di dollari e i 36 caccia verranno consegnati all’India entro due anni "chiavi in mano", pronti all’uso.
Significa che i velivoli saranno completamente realizzati in Francia e l’India metterà le mani solo sul prodotto finito (non ci sarà trasferimento di know-how né di tecnologia), in una negazione implicita del mantra Make in India. Secondo gli analisti, si tratta di un bel colpo, poiché l’aeronutica militare indiana pare abbia un disperato bisogno di modernizzare la propria flotta in funzione deterrente contro i vicini scomodi Pakistan e Cina.
Per quanto riguarda l’argomento energia – uno dei crucci di Modi e del paese – la Nuclear Power Corporation of India Ltd. (Npcil, l’azinda statale per l’energia nucleare) ha firmato un accordo di massima con la francese Areva, che realizzerà sei nuove centrali nucleari in territorio indiano. I dettagli sono ancora da definire: per ora le due compagnie si impegnano a voler davvero realizzare i sei reattori nell’area di Jaitapur (Maharashtra), ma bisognerà valutare l’impatto ambientale, i costi e l’eventuale opposizione della popolazione locale.
La chiave di volta per sbloccare l’accordo, secondo i media indiani, pare sia stato il precedente patto sulla minore responsabilità dei fornitori di tecnologia nucleare all’India in caso di incidente, chiuso con gli Usa qualche mese fa. Le condizioni sono state ritenute favorevoli anche da Areva e quindi semaforo verde (diversamente la pensano gli attivisti anti-nucleare indiani, come ricordato qui, in fondo).
Decisamente più importante è il memorandum d’intesa firmato dall’indiana Larsen & Toubro Ltd e da Areva che apre la possibilità di realizzare presto in India componenti per la tecnologia nucleare: una dimostrazione plastica della campagna Make in India, portare compagnie straniere a produrre in India in joint venture con compagnie indiane. Non si parla ancora di soldi ma, nell’ottica di Modi e dei sostenitori della campagna, è un ottimo risultato.
Nel mezzo, Modi ha visitato il quartier generale di Airbus a Tolosa, dove ha promosso le potenzialità di Make in India e Tom Enders, direttore generale di Airbus, ha detto che l’idea non è male e si potrebbe iniziare a delocalizzare la produzione di velivoli in India per un giro d’affari di 2 miliardi di dollari. Tutte buone intenzioni, ripeto, niente di definitivo oltre la volontà. Ad ogni modo, NaMo è riuscito a ritagliarsi alcuni istanti per farsi un bel selfie con un gruppo di studenti indiani. Su Ndtv ci han fatto un mini servizio.
Contenuti extra
A contorno della visita, Modi è ripartito dalla Francia alla volta della Germania (di cui parleremo prossimamente) con in tasca altri accordi secondari. Hollande si è impegnato a investire 2 miliardi di dollari nella realizzazione di tre nuove smart cities in India (una vicino a Pondicherry, colonia francese in territorio indiano fino al 1956), a potenziare la cooperazione con l’India in materia di difesa e lotta al terrorismo e a sostenere la richiesta di New Delhi per un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu (che però, come commentano molti, senza diritto di veto, sarebbe in effetti poco più di una soeggiola nel Palazzo di Vetro).
Commento
La tappa francese della missione per Modi è stata un successo. Realisticamente, con la campagna Make in India che per ora è solamente un progetto sul lungo termine del quale non si vedono ancora gli effetti pratici nel tessuto produttivo indiano (tutte le infrastruture da realizzare sono ancora solo un progetto, e non poteva essere diversamente essendo passato nemmeno un anno dall’arrivo di Modi), il contratto con la Rafale e i passi in avanti per il nucleare francese sono delle ottime notizie per il governo indiano in carica, che ora inizia ad avere un bel gruzzolo di risultati pratici da portare all’attenzione dell’elettorato e dell’opposizione.
La semplificazione della burocrazia e le promesse di ammodernamento delle infrastrutture in India stanno funzionando come magnete per le imprese straniere e tutto va secondo i piani, anche e soprattutto in mancanza di un’opposizione degna di questo nome che provi ad avanzare un progetto di sviluppo e progresso alternativo alla Vision di NaMo. Per ora vince Modi, e a mani bassissime. Bravo lui.
[Scritto per East online; foto credit: financialexpress.com]