India – Il problema dei gabinetti

In by Simone

Più di 600 milioni di indiani non hanno accesso ad un sistema di sanitari pubblico. L’emergenza mette a repentaglio la purezza delle acque e incentiva la trasmissione di malattie mortali come la diarrea. L’impegno del governo viene però vanificato da corruzione e scandali come il Toilet Scam.
Defecare all’aria aperta, per sei indiani su dieci, ancora oggi è inevitabile. La carenza di sanitari in tutto il Paese, specie nelle zone rurali, costringe il 60 per cento del secondo Paese più popoloso del mondo (1,17 miliardi di persone) a fare i propri bisogni dove capita: una situazione che mette a repentaglio la purezza del già martoriato sistema idrico indiano e rende più semplice la trasmissione di malattie virali.

La diffusione della diarrea, ad esempio, è strettamente legata alle condizioni sanitarie; una malattia che ogni anno, secondo stime non ufficiali, in India reclama 450mila vite, specie tra i più piccoli. Secondo Unicef il 14 per cento dei bambini sotto i 4 anni muore di diarrea, seconda causa di morte in quella fascia dopo la polmonite.

Il problema è annoso ed il governo indiano dal 1999 ha introdotto la Total Sanitation Campaign (Tsc), un programma di incentivi statali su larga scala per la realizzazione di sanitari in tutto il Paese, entrato in fase operativa nel 2002.

Grazie anche alle pressioni della comunità internazionale e l’impegno di dotare di servizi sanitari l’intero continente asiatico da parte dell’Onu – all’interno del progetto degli Obiettivi del Millennio – i fondi del governo centrale destinati alla diffusione dei sanitari in India sono man mano aumentati.

Ma la situazione, passati dieci anni dall’inizio della Tsc, rimane in perenne stato di emergenza. Il quotidiano Times of India, citando un recente rapporto delle Nazioni Unite, indica che 626 milioni di indiani oggi non hanno accesso ad un sistema di sanitari pubblico. Una cifra enorme se paragonata ai 14 milioni di cinesi e ai 7 milioni di brasiliani che versano nelle stesse condizioni.

Due settimane fa il ministro dello Sviluppo rurale Jairam Ramesh, a margine di un meeting sull’acqua potabile e l’igiene tenutosi in Punjab, ha riassunto gli esigui progressi ottenuti dal programma: “Il Sikkim è diventato il primo stato nel Paese senza defecazioni all’aperto. Entro novembre si aggiungerà il Kerala, mentre l’Himachal Pradesh raggiungerà l’obiettivo entro il mese di marzo del 2013”. Nel resto dell’India è tutto in work in progress.

Il governo centrale fornisce direttamente ai 240mila gram panchayat – organo amministrativo locale delle cittadine e dei villaggi – i fondi per costruire bagni pubblici: diecimila rupie (quasi 150 euro) per ogni gabinetto pubblico. Il budget riservato al programma per l’anno fiscale 2012-13 ammonta a 35 miliardi di rupie (oltre 514 milioni di euro).

L’impegno del governo viene però spesso vanificato dall’approssimazione degli amministratori locali o, peggio, dalla loro malafede.

Ramesh ha spiegato che in molti stati, compreso il Punjab, i bagni pubblici vengono realizzati coi soldi del programma per poi essere utilizzati per altri scopi: “I bagni pubblici non vengono utilizzati per il loro scopo. Vengono usati come deposito di grano, riso o fondi di magazzino e vengono lucchettati”.

Anche per questi motivi l’obiettivo audace di far scomparire la pratica della defecazione all’aria aperta entro dieci anni sembra abbastanza lontano dall’essere raggiunto.

Non penso riusciremo a raggiungere questo obiettivo per tempo. Ci sono diversi grandi stati come Uttar Pradesh, Bihar, Orissa e Madhya Pradesh dove sembra impossibile cancellare le defecazioni all’aria aperta entro il 2022. Questi stati ci metteranno 15 o 20 anni” ha spiegato il ministro.

Senza contare la minaccia della corruzione, un fardello onnipresente in qualsiasi sforzo di modernità portato avanti dalla classe dirigente indiana.

Nel mese di aprile fece scalpore la notizia di un nuovo scandalo, il Toilet Scam dell’Uttar Pradesh (UP).
Secondo le cifre raccolte dallo stato, fornite dai gram panchayat dell’UP, in dieci anni, grazie ai fondi del governo centrale, erano stati costruiti 17,1 milioni di bagni pubblici. Ma un’ispezione governativa ne aveva contati solo 5,5 milioni.

Tradotto in soldoni, quegli 11,6 milioni di gabinetti mancanti equivalgono a 29 miliardi di rupie (426 milioni di euro) intascate illegalmente ai danni della collettività. Denaro finito letteralmente nel…nulla.

[Foto credit: ohmycryspi.blogspot.com] [Scritto per Lettera43]