India – I mangiatori di topi boicottano il voto

In by Simone

La comunità di intoccabili dei Musahar, residenti in Bihar, è tra le più svantaggiate dell’India: senza opportunità lavorative e tradizionalmente costretti a sopravvivere cibandosi di topi, quest’anno ha deciso di boicottare le urne di fronte alla mancanza di politiche per i dalit avanzate dai principali partiti politici.
Darbhanga è uno dei distretti con il maggior tasso di sviluppo nel Bihar, stato dell’India settentrionale. Tuttavia questo sviluppo non include il villaggio di Kabaul, dove vive la comunità dei Musahar.

I Musahar sono intoccabili, dalit, anzi sono stati definiti dal governo del Bihar come Maha Dalit, grandi intoccabili, perché tra le comunità più marginalizzate dell’India. La loro condizione sociale è descritta nel nome: musahar in bhojpuri, lingua locale, significa mangiatori di ratti.

La comunità, formata da circa 250 famiglie, non possiede terre da coltivare né bestiame ed è costituita da individui non qualificati per alcun lavoro. Così i Musahar per 150 anni si sono sostentati con topi e granaglie trovate nelle tane dei topi. Oggigiorno alcune famiglie riescono a comprare cibo con i soldi mandati da Musahar che lavorano in altri stati, ma la maggior parte continua a nutrirsi di ciò che si trova nei dintorni del villaggio: piccoli pesci, lumache e scarafaggi.

A differenza dei villaggi vicini, Kabaul non ha elettricità, acqua corrente, né una scuola: la più vicina è a 2 km di distanza. Durante la stagione delle piogge poi, il villaggio è completamente tagliato fuori dall’area perché non ci sono strade.

Fino ad oggi, non ci sono state azioni concrete da parte del governo per migliorare la condizione dei Musahar. Così i Musahar hanno così deciso di non votare in queste elezioni. Il loro slogan è: “road nahi toh vote nahi” (no strada no voto!).

Leggendo i manifesti politici dei tre principali partiti che stanno occupando i media indiani, ossia l’Indian National Congress (Inc), l’Aam Admi Party (Aap) e il Bhartiya Janata Party (Bjp), troviamo sezioni rivolte alle classi svantaggiate, ma spesso senza un’idea concreta di come effettivamente affrontare il problema.

Aap parla di migliorare la situazione degli intoccabili soprattutto tramite una campagna di sensibilizzazione da iniziare a scuola. L’attenzione del partito si focalizza su una comunità specifica, chiamata Valmiki, costituita da manual scavenger, “spazzini” col compito di smaltire una gamma di rifiuti che va dalla sporcizia in strada ai liquami delle latrine pubbliche; il tutto senza avvalersi di alcuno strumento al di là delle proprie mani.

Ciò determina condizioni lavorative tra le più degradanti del paese, al limite dell’umano. Il partito, dunque, in questa campagna punta al miglioramento della loro condizione con contratti, possibilità di promozioni, condizioni lavorative più protette e possibilità di un’educazione per le nuove generazioni. Non ci sono indicazioni specifiche per le altre comunità.

Il manifesto del Bjp non presenta alcun piano concreto. Parla di giustizia sociale, legittimazione politica, puntando ad un tangibile sviluppo. Si vuole sradicare l’intoccabilità ma non si dice come; si vuole eliminare la figura dei manual scavenger ma non si spiega né come né cosa succederà ai presenti spazzini. Nonostante sia scritto “cercheremo modi più efficaci per tirar fuori queste persone dalla povertà”, non è presentato alcun modo da mettere in pratica.

A differenza del manifesto delle elezioni del 2009, il manifesto dell’Inc quest’anno propone azioni più mirate. Punta a migliorare la condizioni degli scavenger ma si focalizza anche sulle classi svantaggiate in generale. Le iniziative principali che propone il Congress sono: aumentare le scuole del gruppo Navadaya Vidyalaya, scuole presenti nelle aree rurali rivolte a bambini di tutte le aree e di tutte le condizioni economiche e sociali; creare attività lavorative locali che possano offrire opportunità economiche; introdurre sondaggi per controllare gli sviluppi delle varie comunità svantaggiate; creare delle commissioni per i vari gruppi svantaggiati che possano identificare quelle comunità all’interno di ogni gruppo che ancora non hanno beneficiato di programmi speciali di sviluppo.

Nonostante la solidarietà per l’azione dei Musahar, viene da chiedersi se l’assenza del voto di queste 250 famiglie possa effettivamente incidere sulle politiche del governo o riesca a sensibilizzare la campagna elettorale verso una tematica, quella della condizione delle cosiddette caste svantaggiate che è condivisa con centinaia di altri villaggi.

Infatti, secondo i dati del censimento del 2011 le cosiddette scheduled cast (termine tecnico per raggruppare le comunità d’intoccabili e teoricamente renderle in grado di usufruire di vantaggi economici) formano circa il 17 per cento della popolazione indiana, ossia costituiscono un blocco da 200 milioni di individui. Un blocco che potrebbe effettivamente avere, se unito, un valore elettorale.

[Scritto per L43; foto credit: malwabarchildern.blogspot.com]

*Daniela Bevilacqua nasce a Roma nel 1983. Durante gli studi universitari in Lingue e Civiltà Orientali sviluppa un rapporto odi et amo con l’India. Dapprima interessata a studi storici sulla religione, decide poi di focalizzarsi sul nazionalismo di estrema destra hindu e i movimenti politici ad esso connesso. Al momento lavora ad una ricerca storico/antropologica sul ruolo del guru tradizionale nell’India contemporanea.