A indagini ancora in corso, il governo indiano ha deciso di cancellare il contratto di fornitura stipulato tra Indian Airforce e AgustaWestland. La compravendita di 12 elicotteri di lusso sarebbe stata oliata con 51 milioni di tangenti tra Italia e India, uno scandalo che Delhi vuole lasciarsi alle spalle al più presto.
L’India ha deciso di cancellare il contratto da 560 milioni di euro stipulato con l’italo-inglese AgustaWestland nel febbraio del 2010, quando l’Indian Airforce (Iaf) decise di acquistare dalla controllata Finmeccanica dodici elicotteri AgustaWestland AW101, destinati al trasporto del presidente della Repubblica indiana e di altri personaggi di spicco della politica e dell’esercito.
La compravendita era salita agli onori della cronaca indiana lo scorso febbraio, quando sui giornali filtrarono i documenti dell’inchiesta aperta dalla procura di Busto Arsizio circa la condotta dell’intermediario Guido Haschke, il consulente incaricato da Finmeccanica della gestione del contratto indiano. Secondo le indagini Haschke sarebbe entrato in contatto, grazie all’intercessione del partner d’affari Carlo Gerosa, coi cugini dell’ex maresciallo Tyagi, che si sarebbe intascato una cospicua tangente per assicurarsi che l’appalto per la realizzazione degli elicotteri di ultima generazione andasse ad AgustaWestland.
Tyagi, che ad oggi ha negato ogni coinvolgimento, sarebbe solo uno dei diversi destinatari di mazzette a latere del chopper scam (la frode degli elicotteri); un elenco dove figurerebbero lo stesso Haschke, Christian Michel – altro consulente Finmeccanica – e Giuseppe Orsi, ex amministratore delegato del gruppo italiano al momento indagato per corruzione. La cifra complessiva delle tangenti si aggira intorno ai 51 milioni di euro.
Emerso lo scandalo, il governo indiano aveva deciso di congelare l’accordo riservandosi il diritto di cancellare l’affare in toto – pur avendo già ricevuto tre dei dodici elicotteri, già rivenduti secondo l’attuale ad di Finmeccanica Pansa – in virtù di una clausola contrattuale ad hoc. Secondo quando dichiarato da tre fonti all’agenzia Reuters, la decisione di cancellare la gara sarebbe stata presa già ieri in via informale, in attesa dell’annuncio ufficiale previsto per la giornata di oggi, quando i funzionari di AgustaWestland si presenteranno davanti a una commissione del Ministero della Difesa indiano formata per valutare gli estremi della cancellazione del contratto.
Un meeting che una delle fonti interne al Ministero, come riporta il quotidiano Hindustan Times, ha descritto come "un’operazione per salvare la faccia ad Agusta. Il governo ha già deciso".
La notizia, arrivata in Italia, è stata accolta da un muro di no comment dalle parti di Finmeccanica, mentre il titolo in borsa perdeva l’1,45 per cento. Ma in India ha ridato adito alle speculazioni su un possibile coinvolgimento delle alte sfere del Ministero della Difesa, su fino al ministro Antony in quota Indian National Congress (Inc).
Le tangenti di Finmeccanica, dal lato indiano, sarebbero servite infatti per modificare i requisiti tecnici degli elicotteri da commissionare, permettendo così ad AgustaWestland di partecipare alla gara d’appalto assieme alla russa Sikorsky Aircraft, all’americana Lockheed Martin e alla franco-tedesca Eurocopter. L’ex maresciallo Tyagi, in pensione dal 2007, sarebbe quindi riuscito a far passare i ritocchi ai requisiti tecnici – abbassare l’altezza massima di volo da 18mila a 15mila piedi – grazie alla collaborazione di qualche funzionario attivo all’interno dell’Iaf o del Ministero.
L’opposizione nazionalista del Bharatiya Janata Party (Bjp) ha da subito usato lo scandalo degli elicotteri "italiani" per colpire il governo dell’Inc, sfruttando la sempre maggiore sensibilità pubblica indiana davanti ad episodi di corruzione plateale ai danni della collettività.
In tutta risposta il ministro Antony si è reso disponibile alla collaborazione con gli inquirenti.
L’indagine del Cbi, secondo lo stesso Antony, dovrebbe contribuire a provare l’innocenza delle alte sfere governative, ripiombate davanti all’opinione pubblica indiana in un deja vu che ancora oggi pesa drammaticamente sulle sorti politiche dell’Inc, partito al governo guidato da Sonia Gandhi.
Alla fine degli anni Ottanta Rajiv Gandhi, marito di Sonia ucciso in un attentato terroristico di matrice tamil nel 1991, rimase invischiato in un altro giro di mazzette a margine dell’acquisto di armamenti. E anche allora, gli italiani, giocarono un ruolo fondamentale.
Il governo indiano aveva acquistato dalla Bofors 410 mortai Howitzer 155mm e la mediazione tra l’India e la compagnia svedese era stata affidata a un amico di famiglia della dinastia Nehru-Gandhi: Ottavio Quattrocchi, all’epoca a Delhi a rappresentare la Snamprogetti.
Ad affare concluso le autorità svedesi denunciarono tangenti per 11 milioni di dollari ricevute dai Gandhi, attualmente depositati in una serie di conti cifrati in Svizzera. A più di 20 anni dai fatti le indagini sono ancora in corso e, con le politiche del 2014 alle porte, il governo ha intenzione di chiudere l’imbarazzante caso Finmeccanica il più in fretta possibile.
[Scritto per il Manifesto; foto credit: pardaphash.com]