I risultati sembrano per adesso mettere in buona luce il governo di Narendra Modi, che nonostante le difficoltà nel settore primario, ha saputo uscire in maniera egregia dal momento più turbolento della pandemia
In una fotografia dei primi sei mesi del 2022 l’economia indiana non appariva in cattive condizioni ma se si cerca di trarre un consuntivo del rendimento economico del paese a partire dal 2019, anno precedente alla tempesta causata dalla pandemia, sembra che i risultati siano lusinghieri per Nuova Delhi.
La percentuale di crescita del PIL indiano da aprile a giugno è stata del 13,5% rispetto allo scorso anno. In virtù del risultato si sono moltiplicati commenti e analisi positive sul versante interno, come l’editoriale di Krishnamurthy Subramanian apparso sul ‹‹Times of India›› del sette settembre, In questo articolo la crescita del 3,83% calcolata nel periodo triennale e paragonata a quella del 3,78% degli USA, del 2,58% del Canada, 1,06% della Gran Bretagna, lo 0. 68% della Francia, lo 0. 21% dell’Italia e lo 0. 11% della Germania e vista in maniera estremamente positiva e come segnale di una decisiva salute della struttura economica del paese.
Senza dubbio i risultati sembrano per adesso mettere in buona luce il governo di Narendra Modi, che nonostante le difficoltà nel settore primario, ha saputo uscire in maniera egregia dal momento più turbolento della pandemia.
L’attiva riforma del secondo governo Modi
Con il suo secondo mandato, iniziato nel 2019, il BJP di Narendra Modi ha cambiato il proprio ritmo rispetto a quello tenuto dal 2014 al 2019. Gli obiettivi del primo mandato, in materia di economia erano essenzialmente legati ad un’autosufficienza nazionale, in linea on l’ideale nazionalista del BJP e ad un aumento delle esportazioni. Con la rielezione, nel 2019, il governo ha iniziato a proporsi una convincente serie di riforme e a implementare una serie di regolamenti sui versanti delle piccole e medie imprese, dell’agricoltura, degli Investimenti Diretti Esteri che sono stati causa della ripresa economica post-pandemica. L’India, uscita dalla fase di sviluppo economico dei primi anni Duemila, con una forte propensione al terzo settore ma un debole sviluppo industriale, ha avuto modo di ottenere un forte aumento delle esportazioni grazie alle riforme del BJP che, seppur apparentemente frammentarie, sono state positive. Dal 2016 al 2019 (anno precedente alla crisi pandemica) le esportazioni sono state in costante aumento. Con l’avvento della pandemia poi il paese è riuscito a non aggravare eccessivamente la propria posizione economica non prolungando eccessivamente le misure restrittive.
L’instabilità della guerra in Ucraina e il suo peso sull’economia di Nuova Delhi
Senza dubbio i fattori esterni sia di politica che di geo-economia che hanno decisamente pesato sulla situazione indiana sono l’instabilità internazionale dovuta alla fase post-pandemica e la guerra in Ucraina. La seconda contingenza si è concretizzata soprattutto grazie al rapporto che l’India ha saputo tenere con il governo russo attuale. Si è trattato, quindi, di una situazione più che favorevole per il governo Modi e per l’India.
Il commercio con la Russia in particolare ha visto l’India trarre vantaggio dall’importazione, nei primi mesi dall’inizio della guerra, nel campo dei rifornimenti petroliferi ma anche di altre materie prime, approfittando di prezzi ribassati per effetto degli equilibri di mercato. Per dare una valutazione dell’importanza del commercio con la Russia per le due economie è sufficiente notare che la Reserve Bank of India (RBI) ha previsto un meccanismo per gli esportatori in Russia, che incentiva questi ultimi al commercio con la Russia, al fine di rinsaldare le relazioni commerciali con il governo di Mosca. La disponibilità e l’accessibilità di materie prime energetiche sono state un ingrediente fondamentale della ripresa economica indiana, insieme alle riforme. Si tratta adesso di vedere quanto il paese saprà sfruttare il momento positivo per consolidare la propria struttura, ad esempio in ambito industriale.
Di Francesco Valacchi