La notizia della liberazione di Bosusco ha fatto tirare un sospiro di sollievo alla diplomazia italiana ed indiana. Ma anche se i nostri connazionali non sono più coinvolti, la lotta all’interno del movimento naxalita e contro le autorità continua. Jhina Hinaka, deputato dell’Orissa, è ancora sotto sequestro.
Dopo 29 giorni nelle mani dei naxaliti di Sabyasachi Panda, stamattina Paolo Bosusco è tornato in libertà. La dinamica della liberazione non è ancora chiara. Già nella tarda serata indiana di ieri alcuni media nazionali – tra cui il Times of India – davano Bosusco per libero, ma la conferma definitiva è arrivata nella mattinata di oggi.
Il canale televisivo NDTV – ai reporter del quale il 25 marzo era stato consegnato l’altro italiano sequestrato, Claudio Colangelo – ha confermato per primo la consegna dell’ostaggio nelle mani di Dandappani Mohanty, uno dei mediatori della parte maoista, che mercoledì sera aveva raggiunto il campo naxalita dove si nascondevano Panda e i suoi.
In realtà Bosusco sarebbe stato liberato già ieri, ma i maoisti, per tutelarsi ed avvantaggiarsi nella fuga, hanno cercato di depistare le autorità dell’Orissa fingendo che l’incontro col mediatore non fosse ancora avvenuto e chiedendo in extremis il rilascio di un’altra naxalita, Aarti Manjhi, che proprio oggi dovrebbe conoscere il verdetto della Corte dell’Orissa sulla sua richiesta di libertà dietro cauzione.
Bosusco è apparso ai giornalisti presenti a Bhubaneswar – capitale dell’Orissa – visibilmente dimagrito. “Per la vacanza pagata” ha dichiarato la guida turistica di origini piemontesi, precisando che durante il sequestro, nonostante le condizioni dure della giungla dell’Orissa, i maoisti l’hanno trattato al meglio.
Dalle iniziali 13 richieste, il nucleo maoista dell’Orissa comandato da Panda, sembra che i naxaliti si siano accontentati della liberazione di cinque maoisti detenuti dal governo locale, tra cui Subhasree Das detta Mimi, moglie di Panda, che avrebbe tra l’altro stigmatizzato la scelta del marito di sequestrare due stranieri, primo caso nella storia del movimento.
“Non si dovrebbe mettere pressione al governo in questo modo” ha spiegato Mimi a Press Trust of India, dicendosi disponibile a spendersi in prima persona per la liberazione di Bosusco. “Questa azione farà guadagnare cattiva fama allo stato. Gli stranieri sono nostri ospiti”.
La liberazione dei naxaliti è avvenuta, specificano dal governo di Bhubaneswar, tramite la richiesta legale di cauzione o, come nel caso di Mimi, per assoluzione: nessuno svuotamento delle carceri insomma, in risposta alla levata di scudi della polizia locale che in settimana aveva minacciato il sabotaggio delle azioni anti-terrorismo se il chief minister Patnaik avesse aperto le celle dei criminali maoisti.
Secondo la stampa indiana, il mediatore Mohanty avrebbe consegnato a Panda un documento firmato dal governo dell’Orissa dove le autorità si impegnano a soddisfare altre richieste del nucleo rivoluzionario. Il contenuto del documento rimane però ancora sconosciuto.
Bosusco si trova ora in una guest house di Bhubaneswar, dove ha incontrato l’ambasciatore italiano a Delhi Sanfelice di Monteforte e il console generale di Calcutta Melchiori. Presto tornerà in Italia, ma è intenzionato a fare ritorno in India, nonostante l’esperienza del sequestro che lo stesso Bosusco ha descritto come “indimenticabile”.
I due italiani sono stati entrambi liberati, ma il braccio di ferro tra i naxaliti e il governo dell’Orissa non è ancora finito. Parallelamente alla trattativa con Panda, Bhubaneswar sta intrattenendo un difficile dialogo con un altro nucleo maoista, l‘Andhra Orissa Border Special Zonal Committee (AOBSZC), che dal 24 marzo tiene in ostaggio Jhina Hikaka, deputato trentenne del Biju Janata Dal (BJD), partito di governo in Orissa.
Col sequestro di Hikaka l’AOBSZC ha sostanzialmente sabotato le trattative tra Panda e Bhubaneswar con un’azione volta a screditare la leadership dell’Orissa State Organising Commitee (che Panda dirige) all’interno del movimento naxalita nazionale. Con la morte del comandante della guerriglia Kishanji, all’interno del Partito comunista indiano maoista si è aperta una lotta per la successione, partita che Sabyasachi Panda contava di vincere imponendosi come uomo forte del movimento col sequestro di Bosusco e Colangelo.
Oggi, tramite il suo portavoce, l’AOBSZC ha dettato nuove condizioni per la liberazione di Hikaka: liberi subito 30 prigionieri (di cui solo 3 naxaliti), altrimenti saranno sequestrati tutti i deputati del distretto di Koraput, Orissa.
Quando la risposta del governo arriverà, ha spiegato il portavoce dell’ AOBSZC Jagabandhu, sarà valutata dal “tribunale del popolo”.
[Foto credit: deccanchronicle.com]