India – Anna Hazare, storia di un finto mito

In by Simone

Nuovo Gandhi? Salvatore dell’India dal cancro della corruzione? Ecco come un modesto capo-villaggio del Maharashtra è diventato un eroe del ceto medio e come, dopo sei mesi, tutti sembrano avere molta fretta di dimenticarlo.
Vista dagli inizi del 2012, la crociata di India Against Corruption, il movimento anti corruzione promosso dalla società civile indiana nel 2011, ha tutte le carte in regola per essere bollata come il più straordinario buco nell’acqua dell’anno.

La corruzione atavica della politica indiana a tutti i livelli, una tratto distintivo della più grande democrazia del mondo, era entrata nel mirino dei media grazie ad un esperimento politico che ai lettori italiani suonerà famigliare.

Sostanzialmente dal nulla, un vecchio capo-villaggio del Maharashtra era diventato nel giro di alcune settimane l’avatar dell’India pulita e trasparente che il popolo indiano aveva cercato di plasmare sin dall’indipendenza.

Davanti a migliaia di sostenitori Anna Hazare arringava la folla contro la classe politica corrotta e “traditrice” che stava portando l’India allo sbando, presentando la ricetta magica per il cambio di rotta, la creazione di un’istituzione indipendente al di sopra della politica che potesse indagare, accusare e perseguire per legge ogni esponente politico del Paese, dal rappresentante locale al primo ministro.

Nell’immobilismo politico dei palazzi del potere di Delhi, dove la democrazia ha dato sfoggio di tutti i suoi limiti decisionali quando subordinata ai piccoli e grandi ricatti di un sistema politico vecchio, frammentato e corrotto, la ventata d’aria fresca di India Against Corruption ha immediatamente conquistato i cuori di quel famoso ceto medio indiano disilluso dai propri politicanti e affamato di giustizia.

Come ogni movimento che abbia a che fare coi moderni mezzi di informazione, è stato necessario trovare un uomo simbolo che incarnasse “l’India migliore”, un eroe da cartellone pubblicitario capace di campeggiare sulle prime pagine dei giornali senza rischiare l’effetto noia.

Il primo tentativo risale al febbraio 2011, quando il guru Baba Ramdev si rese protagonista di una prima sollevazione popolare contro i “black money” indiani depositati nei paradisi fiscali.

Purtroppo le sue idee non convenzionali – “l’educazione sessuale nelle scuole deve essere rimpiazzata con corsi di yoga” e “l’omosessualità è una malattia, ma è curabile con lo yoga” tra le tante – emersero troppo in fretta per poter confezionare un mito da dare in pasto all’opinione pubblica indiana.

Così il “direttivo” di India Against Corruption, formato sostanzialmente da Kiran Bedi (ex ufficiale di polizia molto nota al pubblico indiano grazie ad un suo show televisivo stile Forum), Shanti Bhushan (ex ministro della Giustizia) e Arvind Kejriwal (padre del movimento per la libertà di informazione del 2006) mandarono avanti come uomo immagine proprio il vecchio Kisan Baburao Hazare, meglio noto come Anna, reduce da discreti successi nell’amministrazione di Ralegan Siddhi, il suo villaggio nel Maharasthra.

Un settantatreenne sanguigno e genuino, seppur di idee piuttosto ortodosse. Gli alcolisti, nel villaggio di Hazare, venivano curati legandoli ad un palo e prendendoli a bastonate.

La scelta si rivelò azzeccata quando Annaji annunciò il primo sciopero della fame ad oltranza nel mese di aprile, costringendo il governo ad aprire una commissione mista per stilare il Jan Lokpal Bill, la proposta di legge anti corruzione della società civile in opposizione al Lokpal Bill dei politici.

Le malelingue dicono che il primo giorno di digiuno davanti ad Anna Hazare ci fossero solo poche centinaia di curiosi, ma che grazie alle particolari angolazioni delle riprese delle televisioni nazionali, si ebbe l’impressione di una folla sterminata davanti al novello Gandhi.

Cosa che infatti avvenne nei giorni seguenti, quando migliaia di persone affollarono lo spazio di Jantar Matar nella capitale indiana e oltre 150 attivisti seguirono il vecchio Anna nello sciopero della fame.
Era nato un eroe.

Immediatamente furono messi a punto un sito internet ad hoc, account Facebook ed account Twitter per propagare al meglio il verbo di Anna. Le iscrizioni ai social network targati Team Anna si contano nell’ordine delle centinaia di migliaia e i tweet dei principali collaboratori di Hazare andranno a corredare la rassegna delle opinioni dell’India che conta.

Il copione di sciopero della fame e folle sterminate si ripeté a luglio ed agosto, trovando l’acme nell’arresto dell’attivista, accusato di manifestazione illegale su suolo pubblico.

A quel punto il fossato che divideva i buoni dai cattivi era stato scavato, permettendo ad Anna Hazare ed ai suoi più stretti collaboratori, diventati ora il “Team Anna”, di lasciarsi andare ad attacchi frontali contro l’Indian Congress Party, il partito di governo accusato di osteggiare la legge voluta dal popolo.

L’esaltazione del personaggio raggiunse vette al limite del mitologico. Iniziano a girare storie sulla predestinazione di Anna Hazare, sopravvissuto a due incidenti mortali mentre in servizio come camionista dell’esercito indiano. In quel momento, secondo ammissione dello stesso Hazare – ormai interpellato quotidianamente dalla stampa nazionale su qualsiasi argomento, dalla politica all’alcolismo, passando per la questione del Kashmir– capì di essere ancora in vita grazie ad un intervento divino, così che in futuro potesse compiere grandi gesta per il bene del Paese.

Il topi, il cappellino indossato dall’attivista, diventò il simbolo della lotta anti corruzione nazionale ed andò a ruba per mesi, comprato come feticcio da indossare durante le manifestazioni intonando tutti insieme “We are all Anna”. Kiran Bedi arrivò a consigliare di tenere sempre in borsa un topi, da mostrare nel caso ci si imbattesse nella richiesta di una mazzetta.

Le cose si complicano nel mese di dicembre, quando la legge anti corruzione varata dal governo sarebbe stata discussa dalle due camere ed, eventualmente, promulgata entro il nuovo anno.

Il Team Anna decise di calcare la mano chiamando di nuovo a raccolta il suo popolo ad un’ultima manifestazione a Mumbai, in concomitanza con la discussione della bozza legislativa a Delhi.

La mossa risultò azzardata e delle centinaia di migliaia di persone attese nella capitale economica del Paese, pronte a farsi arrestare come estremo segno di protesta contro il sistema (per questa speciale attività si aprirono iscrizioni nominali su internet), se ne presentarono poche migliaia.

A quel punto, la sospensione dell’ennesimo sciopero della fame da parte di Anna Hazare, ufficialmente per motivi di salute, fu quantomai provvidenziale per battere in ritirata e riflettere sulle future strategie.

Ora il Team Anna brancola nel buio.
La magia di Anna Hazare sembra aver fatto il suo tempo e la stampa non fa altro che parlare di farsa, divisioni all’interno del Team Anna e di sogno finito per il ceto medio indiano.

Arvind Kejrival, sul Times of India, ha chiesto ai supporter di Anna suggerimenti su come procedere.
La legge anti corruzione alla fine non è passata – né quella del Team Anna né quella del governo, rimandato tutto a febbraio – e ora è tempo di elezioni locali in alcuni stati della Federazione Indiana, Uttar Pradesh su tutti.

Dobbiamo fare campagna elettorale contro il Congress?” ha chiesto l’attivista, fornendo un indirizzo email (iacsuggestions@gmail.com) per ricevere i consigli dei lettori.

Ma anche la scelta di campo contro il partito di Sonia Gandhi ha confuso la base del movimento, attratta in prima battuta da un’organizzazione extra-politica, estranea ai torbidi giochi di potere del Palazzo.

L’endorsement del BJP (Bharatiya Janata Party, principale partito di opposizione) durante le ultime manifestazioni oggi viene visto come una sorta di bacio della morte stampato in fronte al movimento: il BJP ha infatti appena annunciato di voler accogliere tra le proprie fila due ex ministri, corrotti.

Tradotta in termini italiani, la stagione politica di Anna Hazare somiglia molto al nostro grillismo: un movimento battezzato subito come “antipolitica”, fatto di messaggi chiari e diretti e capace di dettare per mesi l’agenda politica in un Paese caratterizzato da una vastissima sfiducia nella propria classe dirigente.

Indovinare internet ed i social network come nuove piazze virtuali da presidiare facendo proselitismo tra i disillusi della politica tradizionale, happening di massa capaci di attirare l’attenzione dei media tradizionali, periodiche dichiarazioni al vetriolo per mantenere alta la tensione e l’attenzione del pubblico.

Grillo e i suoi decisero di formare un nuovo partito politico ed impegnarsi nelle elezioni locali per “cambiare le cose dal basso”; Anna Hazare è ora allo stesso bivio.
Come tradurre il successo del movimento in un’azione efficace dal punto di vista politico?

Per ora ancora non si parla della formazione di un nuovo partito e si vocifera che il Team Anna voglia fare campagna per l’approvazione della legge anti-corruzione, un ritorno alla tradizione.

Ma le insidie della politica indiana sono pronte a fagocitare un movimento scomodo e portatore di istanze che andrebbero a danneggiare tutti i partiti politici.
Rimane una certezza: una stagione come quella della seconda metà del 2011 sarà molto difficile da ripetersi.

[Pubblicato in versione ridotta su Lettera43] [Foto credit: professor-kannan.blogspot.com]