I titoli di oggi:
- Le piogge torrenziali che hanno colpito il meridione cinese preoccupano Xi
- La Cina sospende due media online indipendenti
- Sale il tasso di suicidi dei giovani cinesi
- Arrestati altri quattro attivisti di Hong Kong
- La Corea del Sud modifica la legge sulla registrazione delle nascite, ma esclude i bambini stranieri
Le piogge torrenziali che hanno colpito il meridione cinese preoccupano Xi
Quindici persone sono rimaste uccise in Cina e altre quattro sono disperse dopo le piogge torrenziali che hanno colpito la municipalità di Chongqing nella giornata di ieri. La conferma delle vittime arriva all’indomani dell’allarme delle autorità cinesi sui disastri provocati o attesi dalla pioggia in vaste aree della Cina centrale meridionale, in concomitanza con il superamento dei record di temperatura. Il disastro è avvenuto quando Xi Jinping ha avvertito che il paese sta entrando in un periodo critico nella stagione delle inondazioni, che mette a rischio tutti i sette principali fiumi del paese. Il presidente cinese ha ordinato alle autorità di tutti i livelli di dare la massima priorità per garantire la sicurezza delle proprietà e delle persone, e ridurre al minimo ogni tipo di perdita.
Mercoledì scorso, il ministero delle Finanze e il ministero della Gestione delle emergenze hanno fornito 320 milioni di yuan di fondi urgenti per le emergenze a 16 governi provinciali, comprese le municipalità di Chongqing e la provincia del Sichuan. La somma sarà utilizzata per le operazioni di ricerca e soccorso, il lavoro di prevenzione dei disastri, la ricostruzione delle case danneggiate, e il sostegno economico a coloro che sono stati costretti a evacuare dalle proprie abitazione.
La Cina sospende due media online indipendenti
Ennesimo colpo del governo cinese ai media indipendenti. La Cyberspace Administration of China, l’autorità cinese di regolamentazione di internet, ha sospeso gli account WeChat di due testate giornalistiche indipendenti: la prima, Health Insight, che riportava gli scandali legati al Covid sia durante che dopo la pandemia – come la morte del dottor Li Wenliang, che aveva cercato di lanciare l’allarme sul nuovo coronavirus -, e Media Camp, che ha pubblicato numerosi articoli sulle difficoltà incontrate dai giornalisti cinesi. Un recente report ha esaminato il caso di un giornalista che è stato picchiato dalla polizia il mese scorso mentre copriva un incidente in cui due insegnanti sono rimasti uccisi nella provincia meridionale di Guizhou. Il provvedimento, arrivato senza alcuna spiegazione da parte delle autorità, rientra nella campagna avviata lo scorso marzo per “regolamentare rigorosamente il caos dei media online”.
Sale il tasso di suicidi dei giovani cinesi
Un nuovo studio denuncia la condizione psicologica dei giovani cinesi. Secondo le analisi del China CDC Weekly, la rivista ufficiale del Centro cinese per il controllo delle malattie e Prevenzione, il tasso di suicidi dei bambini tra i 5 e i 14 anni è quadruplicato tra il 2010 e il 2021. Lo studio ha rilevato che il tasso di suicidi dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni è diminuito del 6,8% all’anno dal 2010 al 2017, ma poi è aumentato annualmente del 19,6% fino al 2021. Per i ricercatori, i risultati ottenuti dimostrano quanto gli interventi di prevenzione del suicidio attuati dal governo cinese non soddisfino adeguatamente le esigenze dei ragazzi di tutte le fasce d’età. Tra le cause principali dell’aumento dei suicidi figura la pressione scolastica e accademica esercitata da molti genitori e insegnanti, ma anche gli effetti psicologici derivanti dalla pandemia di Covid-19.
Arrestati altri quattro attivisti di Hong Kong
Nuova stretta di Hong Kong sugli attivisti pro-democrazia della città. Nella giornata di ieri sono stati arrestati quattro ex membri del partito Demosisto, protagonista delle proteste del 2019, che si è sciolto il 30 giugno 2020, poche ore prima dell’entrata in vigore della legge voluta da Pechino per spegnere i movimenti pro-democrazia della città.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, tra i quattro a finire in manette ci sono l’ex leader del movimento, Ivan Lam Long-yin, e altre due ex figure di spicco del partito pro-democrazia: William Lui Wai-lim e Arnold Chung. Tutti sono sospettati di cospirazione per la collusione con forze straniere e di sedizione, alcuni dei reati puniti dalla legge sulla sicurezza nazionale con pene fino all’ergastolo. In particolare, i quattro sono stati accusati di aver raccolto fondi da società straniere per sostenere attività “anti-cinesi” all’estero presumibilmente per conto dell’ex presidente del partito Demosisto, Nathan Law, auto esiliatosi in Gran Bretagna e che è tra le otto persone su cui pende una taglia da un milione di dollari di Hong Kong (circa 117mila euro). I media locali, citati da Reuters, hanno collegato l’arresto dei quattro politici all’attività di una piattaforma online nota come “Punish Mee” che sarebbe stata utilizzata per fornire aiuti finanziari ai dissidenti all’estero, tra cui gli otto attivisti ricercati all’estero dal governo di Hong Kong.
Meno enfasi, invece, ha avuto la notizia di ieri della condanna di uomo accusato di vilipendio all’inno nazionale cinese dopo che ha usato come colonna sonora una canzone di protesta antigovernativa, Glory to Hong Kong, in un video in cui compare un atleta olimpionico della città. La decisione della Corte orientale della città diventa così la prima sentenza contro l’uso della canzone di protesta.
La Corea del Sud modifica la legge sulla registrazione delle nascite, ma esclude i bambini stranieri
Cambio di passo in Corea del Sud per prevenire gli abusi sui minori. Il governo di Seul ha introdotto un emendamento alla legge sulla registrazione delle relazioni familiari, che regolamenta il rilascio di certificati individuali come quello di base, di matrimonio e quello di famiglia. La modifica alla norma, entrata in vigore nel 2017, è arrivata in seguito a un caso di cronaca che ha visto una giovane madre accusata di aver strangolato i suoi due bambini nel 2018 e nel 2019, per poi conservare i loro corpi nel congelatore di casa.
L’episodio ha aperto il dibattito sul fenomeno dei “bambini fantasma”, cioè i neonati che vengono registrati presso gli ospedali al momento della nascita, ma non vengono poi segnalati alle amministrazioni locali. Le norme esistenti impongono ai genitori sudcoreani l’onere di registrare i propri figli presso il governo entro un mese dalla nascita, pena una misera sanzione di 50.000 won (38 euro circa). Con il nuovo emendamento, il compito della registrazione dell’atto di nascita cadrà sugli ospedali, che saranno tenuti a segnalare al governo la venuta al mondo di tutti i bambini sudcoreani entro 14 giorni. La misura però riguarda solo i neonati sudcoreani, escludendo quindi i cittadini stranieri, in quanto i genitori originari di altri paesi non hanno alcun obbligo legale di segnalare le nascite dei propri figli in Corea del Sud. Gli attivisti lanciano così un allarme sulla vulnerabilità dei figli degli stranieri che rischiano di alimentare il fenomeno dei “bambini fantasma”.
A cura di Serena Console
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.