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In Cina e Asia – La Cina appoggia l’Egitto per una soluzione del conflitto israelo-palestinese

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi: 

  • La Cina appoggia l’Egitto per una soluzione del conflitto israelo-palestinese
  • La Cina risparmia miliardi di dollari grazie alle importazioni di petrolio da paesi sanzionati
  • La Cina ottiene sesto mandato nel Consiglio per i diritti umani
  • La Cina lancia un’indagine nazionale per valutare i cambiamenti demografici
  • Cina e Arabia Saudita lavorano insieme per sviluppare AI in lingua araba
  • Sri Lanka: raggiunto accordo sul debito con la Cina
La Cina si coordina con l’Egitto per una soluzione del conflitto israelo-palestinese

L’inviato cinese per il Medio Oriente, Zhai Jun, ha affermato che Pechino è disposta a coordinarsi con l’Egitto per raggiungere un cessate il fuoco immediato nel conflitto israelo-palestinese ed evitare di peggiorare la crisi umanitaria della regione. La posizione espressa da Zhai è la prima risposta pubblica cinese dall’attacco di Hamas contro Israele dello scorso sabato, che sta mettendo alla prova le ambizioni di Pechino di svolgere il ruolo di pacificatore nella regione. 

Zhai – che secondo Bloomberg presto dovrebbe contattare le autorità israeliane- nel suo ruolo dal 2019, ha lanciato la richiesta di aiuti in una conversazione telefonica con un funzionario del ministero degli Esteri egiziano, parlando della necessità di un cessate il fuoco. Pechino è “pronta a coordinarsi” con l’Egitto per favorire la fine degli scontri, precisa una nota diffusa nella serata dell’11 ottobre. Nella serata di ieri, invece, Zhai ha chiesto un cessate il fuoco immediato durante una telefonata con Amal Jadou, viceministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese, esprimendo preoccupazione per l’intensificarsi del conflitto.

Intanto l’ambasciatrice israeliana a Pechino, lrit Ben-Abba, ha dichiarato che la Cina dovrebbe assumere “un atteggiamento più equilibrato” sul conflitto tra Israele e Hamas: “Ci aspettavamo che la Cina dicesse molto di più. Ci aspettavamo che menzionasse le atrocità di Hamas, ci aspettavamo che condannasse gli attacchi terroristici, che dicesse qualcosa in merito alla necessità di Israele di proteggere se stesso e agire per autodifesa”, ha dichiarato Ben-Abba. “Questo non è avvenuto, non ancora”.

La Cina risparmia miliardi di dollari grazie alle importazioni di petrolio da paesi sanzionati

La Repubblica popolare ha risparmiato circa 10 miliardi di dollari grazie agli acquisti di petrolio da Paesi soggetti a sanzioni, come Russia, Iran e Venezuela. Il dato arriva dai calcoli della Reuters, che ha stimato come le misure restrittive abbiano aiutato la Cina ad avere costi di importazione del petrolio ridotti. Pechino, che solitamente critica le sanzioni considerate “unilaterali”, ha importato la cifra record di 2,765 milioni di barili al giorno di greggio via mare da Iran, Russia e Venezuela nei primi nove mesi del 2023, tanto che i tre Paesi hanno rappresentato un quarto delle importazioni cinesi tra gennaio e settembre, in aumento rispetto a circa il 21 per cento nel 2022 e raddoppiando la quota del 12 per cento nel 2020. I flussi da queste nuovi partner commerciali hanno sostituito quelli provenienti da Medio Oriente, Africa occidentale e Sud America.

La Cina ottiene sesto mandato nel Consiglio per i diritti umani

La Cina ha ottenuto ieri il rinnovo del seggio nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, nonostante diversi gruppi di attivisti abbiano chiesto l’estromissione di Pechino a causa dei maltrattamenti e delle persecuzioni denunciate dalle minoranze etniche dello Xinjiang. Al termine della votazione tenuta ieri dall’Assemblea generale, la Cina si è assicurata un sesto mandato nel Consiglio con 154 preferenze su un totale di 192 voti espressi (il punteggio più basso tra i Paesi asiatici), mentre la Russia – espulsa lo scorso anno dopo l’invasione dell’Ucraina – ha ottenuto appena 83 voti, insufficienti a riguadagnare l’ammissione. Secondo Agenzia Nova,  la diplomazia cinese ha espresso grande soddisfazione per l’esito della votazione, che secondo Pechino “attesta pienamente il riconoscimento da parte della comunità internazionale dei risultati raggiunti dal Paese in materia di diritti umani”. La missione cinese all’Onu, inoltre, ha condannato in una nota la tendenza “sbagliata a strumentalizzare politicamente le questioni relative ai diritti umani e i doppi standard” dell’Occidente.

La Cina lancia un’indagine nazionale per valutare i cambiamenti demografici

Dal 1° novembre, l’Ufficio nazionale di statistica cinese condurrà un’indagine campione a livello nazionale, per aiutare a pianificare più efficientemente le politiche demografiche. Stando a quanto reso noto dell’ente, il piano aiuterà a monitorare in modo accurato e tempestivo i cambiamenti nello sviluppo della popolazione cinese e fornirà una base al Partito Comunista e al governo per formulare politiche nazionali economiche, di sviluppo sociale e legate alla popolazione. 

La Repubblica popolare, ha registrato il più basso tasso di natalità degli ultimi 60 anni, e secondo il Centro di ricerca sulla popolazione e lo sviluppo cinese, un think tank affiliato alla Commissione sanitaria nazionale, nei prossimi anni il numero annuo dei nuovi nati si assesterà sui 10 milioni. Il governo sta tentando di invertire rapidamente la rotta, attraverso l’introduzione di incentivi finanziari per le famiglie e il potenziamento delle strutture per l’infanzia. L’ambito dell’indagine sui cambiamenti demografici si concentrerà sulle aree urbane e rurali di tutto il Paese. L’ultima volta che la Cina ha condotto il suo censimento annuale era nel novembre 2020, registrando i dati più bassi dell’ultimo mezzo secolo.

Cina e Arabia Saudita lavorano insieme per sviluppare AI in lingua araba

La King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) in Arabia Saudita ha collaborato con due università cinesi, la Chinese University di Hong Kong e la Shenzhen Research Institute of Big Data, per la creazione di un sistema di intelligenza artificiale in lingua araba. Il progetto ha sollevato diversi dubbi all’interno dello stesso ateneo saudita per il trasferimento di tecnologia tra i due Paesi che potrebbe mettere a repentaglio l’accesso ai chip prodotti negli Stati Uniti necessari per alimentare il sistema di intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale è diventata un punto focale della competizione Cina e Stati Uniti nel Golfo, dove Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono ansiosi di espandere le loro relazioni commerciali con Pechino e allo stesso tempo i legami con Washington, il loro principale partner in materia di sicurezza. 

Washington non si fa trovare impreparato. Nella giornata di ieri ha aperto i battenti un nuovo stabilimento da 1,6 miliardi di dollari vicino ad Hanoi, in Vietnam, dell’azienda di semiconduttori Amkor Technology, che assemblerà, confezionerà e testerà i microchip per clienti automobilistici, di comunicazione e di informatica avanzata. Si tratta di uno dei tanti investimenti statunitensi nel Paese del Sud-Est asiatico che rientra negli accordi siglati durante la visita del presidente Usa, Joe Biden, in Vietnam il mese scorso.

Sri Lanka: raggiunto accordo sul debito con la Cina

Lo Sri Lanka ha raggiunto un accordo con la Cina per ristrutturare debiti per 4,2 miliardi di dollari.  Secondo le autorità finanziarie singalesi, l’intesa, raggiunta con la Export-Import Bank of China, aiuterà il Paese del Sud-Est asiatico a superare la prima revisione del FMI nelle prossime settimane, sbloccando il rilascio di una seconda tranche di aiuti da circa 334 milioni di dollari. Con 7 miliardi di dollari prestati, la Repubblica popolare è il principale creditore bilaterale di Colombo. Negli ultimi mesi la reticenza di pechino a negoziare con gli altri prestatori – Giappone, Francia e India – ha rallentato l’assegnazione di un piano di salvataggio da parte dell’istituto internazionale con base a Washington.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi

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