I titoli della rassegna di oggi:
– Il missile nordcoreano è un guaio per la Cina
– In Cina si paga su piattaforma mobile 50 volte più che negli Usa
– Ci sono uiguri che combattono in Siria, dice Rebiya Kadeer
– Greenpeace: la Cina non ha ridotto la propria produzione di acciaio Il missile nordcoreano è un guaio per la Cina
Il test missilistico effettuato due giorni fa da Pyongyang ostacola i piani della Cina per fermare il dispiegamento del sistema missilistico Thaad in Corea del Sud. È infatti prevedibile che ora il progetto congiunto Washington-Seul di difesa missilistica che tanto inquieta Pechino sarà accelerato, con buona pace dei tentativi cinesi di convincere Seul a posticiparlo. Il 12 febbraio, la Corea del Nord ha testato con successo un nuovo tipo di missile balistico a raggio intermedio, che ha volato per circa 500 km prima di cadere nel Mar del Giappone. In risposta, il ministero degli esteri cinese ha dichiarato ieri che Pechino si oppone ai test missilistici di Pyongyang che proseguono in contrasto con le risoluzioni delle Nazioni Unite. Il regime dei Kim è per la Cina sempre più un vicino di casa scomodo.
In Cina si paga su piattaforma mobile 50 volte più che negli Usa
Nel 2016, i pagamenti su telefonino effettuati dai cinesi sono stati quasi 50 volte di più di quelli degli statunitensi, il che fa dire che la Cina è la vera e propria porta d’accesso globale per la creazione di un cosiddetto «ecosistema FinTech». L’aumento dei pagamenti mobile cinesi è stata trainata dalla crescita esplosiva dello shopping online e dei servizi finanziari internet, come per esempio il credito peer-to-peer e la creazione di fondi d’investimento online. Attualmente, in Cina, più della metà dei fondi comuni di investimento sono venduti on-line, un boom vero e proprio, considerato che la percentuale era solo del 5 per cento nel 2012.
Ci sono uiguri che combattono in Siria, dice Rebiya Kadeer
Secondo la leader del World Uyghur Congress, ci sono membri della minoranza etnica originaria dello Xinjiang che stanno combattendo in Siria, al fianco dei jihadisti.
Rebiya Kadeer, che vive in esilio negli Usa, ha dichiarato che alcuni uiguri stanno combattendo e morendo in Siria – anche nelle fila dello Stato Islamico (IS) – ma ha affermato che sono stati indotti a farlo. La Kadeer ha detto che tra le migliaia di uiguri che negli ultimi anni sono fuggiti verso il Sudest asiatico, la Turchia e altrove, un piccolo numero sarebbe finito in Siria e si sarebbe unito ai gruppi jihadisti. Li ha definiti «criminali» che potrebbero avere subito un «lavaggio del cervello» da parte di elementi estremisti. «Alcuni uiguri sono morti sotto i bombardamenti degli aerei russi in Siria», ha dichiarato la donna in una conferenza stampa durante una visita in Giappone.
Greenpeace: la Cina non ha ridotto la propria produzione di acciaio
I tagli che Pechino ha effettuato nella propria capacità produttiva di acciaio nel corso del 2016 avrebbero riguardato impianti vecchi e già a regime minimo. Quindi, le esportazioni che creano tensioni commerciali con l’Europa e provocano la piaga dell’inquinamento sono state ridotte di ben poco. Pechino ha dichiarato di avere tagliato 85milioni di tonnellate della propria sovraccapacità nel corso del 2016, in linea con un progetto che dovrebbe portare alla riduzione della produzione annuale di 100-150 milioni di tonnellate entro il 2020. Tuttavia, un rapporto di Greenpeace rivela che in realtà ci sarebbe stato un incremento della capacità operativa di almeno 36milioni di tonnellate, dato che la chiusura dei vecchi impianti è stata ampiamente bilanciata dalla creazione di nuovi e dal riavvio di altri.