Oltre 50 star cinesi hanno interrotto la collaborazione con marchi internazionali per protestare contro la decisione di alcune multinazionali di interrompere le importazioni di cotone dal Xinjiang, la regione autonoma dove si sospetta che le minoranze siano impiegate massicciamente nel lavoro forzato. La polemica, innescata da un vecchio comunicato di H&M riesumato mercoledì dalla Lega della gioventù comunista e dai media statali, ha già spinto celebrità quali l’attore Wang Yibo e i colleghi Jackson Yee e Zhou Dongyu a prendere le distanze da Nike, Adidas e Burberry (primo marchio del lusso a venire colpito), mentre Viya, la livestreamer più famosa di Cina, ha cominciato a promuovere in rete la vendita del cotone xinjianese. Non è certo la prima volta che Pechino strumentalizza il patriottismo dei consumatori per punire paesi e aziende accusati di compromettere gli interessi nazionali. Ma, secondo gli analisti, stavolta la campagna di boicottaggio ha raggiunto livelli senza precedenti, tanto che non è nemmeno possibile prenotare una corsa su Didi con destinazione verso gli store di H&M. Potrebbe aver inciso il clima di crescente tensione ideologica tra la Cina e l’Occidente. Secondo Jörg Wuttke, presidente della Camera di commercio europea, “da un lato, l’opinione pubblica in Europa chiede che le aziende dimostrino principi di responsabilità sociale d’impresa chiari e trasparenti.” Dall’altro se dimostrando che agiscono in modo responsabile ma interpretabile come ‘anti-Cina’ rischiano le ritorsioni dei consumatori cinesi. [fonte GT, WSJ, Reuters]
Xi ignora Biden e nel Fujian rilancia il “nuovo concetto di sviluppo”
Indifferente alle frecciate di Biden, questa settimana Xi Jinping si è recato nel Fujian, provincia in cui ha ricoperto vari incarichi governativi per oltre 17 anni prima di venire trasferito nel Zhejiang. Messaggio: la Cina continuerà a perseguire il proprio modello di sviluppo. Le tappe toccate dal presidente ricordano quali siano le priorità della leadership. A Wuyishan, visitando un parco dedicato all’intellettuale confuciano Zhu Xi, il leader ha ribadito la necessità di adattare il marxismo alle caratteristiche cinesi imparando dagli antichi. Letteralmente: “senza [la comprensione] dei 5.000 anni di civiltà cinese, come possiamo avere caratteristiche cinesi?”. Xi ha inoltre visitato una fabbrica di RICOM Group, azienda leader nella produzione di lenti ottiche coinvolta nel programma spaziale cinese. Implicito riferimento al ruolo ricoperto dalla ricerca scientifica nel 14 piano quinquennale. Non sono mancati i messaggi politici. Appellandosi alle autorità locali, il presidente ha auspicato l’utilizzo di metodi innovativi per promuovere i rapporti economici con Taiwan, non lontano dalla costa del Fujian. Insomma, malgrado gli ammonimenti americani, Pechino continua per la sua strada confidando che sia quella giusta. Proprio ieri, nel corso della prima conferenza stampa dall’arrivo alla Casa Bianca, Biden si è rivolto proprio alla leadership cinese: “la Cina ha un obiettivo generale e non li critico per l’obiettivo, ma ha l’obiettivo generale di diventare il paese leader nel mondo, il paese più ricco del mondo e il più paese potente nel mondo. Non succederà sotto i miei occhi, perché gli Stati Uniti continueranno a crescere ed espandersi “. [fonte SCMP, Bloomberg]
Wang Yi in Medio Oriente
A una settimana dal vertice di Anchorage, prosegue la maratona diplomatica di Pechino. Dopo aver riaffermato le relazioni con i vecchi amici di Corea del Nord e Russia, il corteggiamento cinese è in questi giorni diretto al Medio Oriente, regione tradizionalmente soggetta all’influenza americana. Visitando Arabia Saudita e Turchia, il ministro degli Esteri Wang Yi ha avuto modo di ribadire la propria disponibilità a mediare nei conflitti regionali (con particolare riferimento alla crisi yemenita) cogliendo l’occasione per rilanciare la Belt and Road e soprattutti ringraziare i partner locali per il sostegno dimostrato davanti alle critiche internazionali riguardo alla questione dello Xinjiang. Il silenzio dei paesi islamici sta avendo un peso non indifferente in sede Onu, dove le accuse dell’Occidente sono spesso numericamente soverchiate dalla solidarietà dei regimi amici di Pechino. Ma ha anche ripercussioni interne: l’arrivo del ministro cinese ad Ankara è stato accolto da uno sparuto gruppo di manifestanti per la difesa dei diritti degli uiguri. Il viaggio di Wang, che terminerà il 30 marzo, sta proseguendo in Iran dove ci si attende verrà ribadita la necessità di conciliare le posizioni di Teheran e Washington per ripristinare l’accordo sul nucleare.[fonte SCMP, SCMP, Reuters]
Cina: nuove regolamentazioni per il controllo e la condivisione dei dati
La Cina insiste nel suo proposito di aumentare il controllo sul settore digitale e limitare il potere delle big tech, tramite nuove regolamentazioni sulla raccolta online di informazioni personali degli utenti, e con una proposta per una joint venture che faciliti la condivisione dei dati accumulati dalle aziende private. Secondo Bloomberg, il governo cinese ha infatti proposto l’istituzione di un ente affiliato con lo Stato, che in collaborazione con alcune delle più grandi piattaforme di e-commerce e servizi di pagamenti online avrà il compito di rendere accessibili e condivisi i dati relativi ai consumatori. Già lo scorso mese, le principali aziende tech del paese erano state invitate a condividere dati per promuovere uno sviluppo sostenibile dell’economia digitale. La proposta si presenta dunque come un nuovo tentativo da parte del governo di riuscire a controllare l’immensa quantità di informazioni sensibili (e redditizie) raccolte dalle big tech, così da prevenirne il monopolio in un settore che si vuole far rientrare sotto la sovranità statale. Non ci sono ancora dettagli in merito alla portata di questo ente, a quale tipo di dati avrebbe accesso e a come si propone di gestirli, ma gli analisti esperti del settore prevedono che per attuare un progetto di questo tipo saranno necessarie modifiche alle norme vigenti sulla privacy. A tal proposito, il governo ha di recente emesso nuove restrizioni all’accesso dati per gli operatori di app per cellulare, specificando quali delle informazioni collezionate dalle applicazioni siano da considerarsi “necessarie”. Questo per contrastare l’abuso di dati da parte di alcune app e garantire agli utenti accesso ai servizi base delle piattaforme anche senza il rilascio di informazioni sensibili. Alle app di pagamento online, per esempio, sarà concesso di richiedere numero di telefono, dettagli bancari, ID personale, mentre alle piattaforme di livestreaming e condivisione video sarà vietato ottenere informazioni personali degli utenti. Tali misure sono state emanate congiuntamente da diversi dipartimenti statali, inclusi l’Amministrazione del Ciberspazio Cinese (Cyberspace Administration of China) e l’Amministrazione Statale per il Regolamento del Mercato (Administration for Market Regulation) ed entreranno in vigore dal 1° maggio. [fonti: Caixin, Bloomberg]
Hainan ospiterà il primo EXPO Consumatori internazionale
La provincia dello Hainan ospiterà dal dal 7 al 10 maggio il primo EXPO Internazionale Consumatori. Vi parteciperanno 630 aziende straniere provenienti da 69 paesi, un elemento che è stato considerato dagli analisti come un segno di apertura della Cina, nonostante le recenti tensioni con USA e alleati. Secondo quanto annunciato dal vice governatore di Hainan Shen Danyang, l’evento sarà il più grande expo dell Asia-Pacifico, con oltre 80 mila metri quadrati destinati all’esposizione boutique. L’area per i paviglioni internazionali sarà divisa in cinque zone: moda, gioielli e diamandi, gastronomia e prodotti benessere, viaggi, servizi integrati. Parteciperanno circa 1165 brand stranieri tra cui L’Oreal, Galeries Lafayette, Burberry, Jaguar Land Rover ma anche le americane Tesla, Dell e Johnson & Johnson. L’expo giunge in un momento critico nelle relazioni tra Cina e UE a seguito delle recenti sanzioni contro la RPC per violazione dei diritti umani, che il Global Times riporta come “attacchi infondati”. Secondo gli economisti intervistati dalla testata cinese, le aziende occidentali continueranno ad avere interesse nel mercato cinese nonostante le tensioni politiche, e l’expo di Hainan presenta una buona occasione per i brand occidentali instaurare nuovi rapporti commerciali. [fonte: GT]
Ha collaborato Lucrezia Goldin
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.