I titoli di oggi:
- Xi vuole cooperare con i paesi arabi per una “soluzione duratura” a Gaza
- L’Afghanistan vuole entrare nella BRI
- Ambasciata cinese negli Usa: “Vertice Biden-Xi possibile solo con il rispetto di 4 interessi fondamentali”
- Pentagono: “La Cina avrà 1000 testate operative entro il 2030”
- Il Canada ritira dall’India 41 diplomatici
- Navi russe e di Hong Kong indagate per danneggiamento al gasdotto sottomarino nel golfo di Finlandia
- La BRI diventa un’autostrada per lo yuan. E l’Argentina ne approfitta
- Dopo il divieto della Cina, Tokyo potrebbe affidare ai detenuti la lavorazione delle capesante
- Corea del Nord: l’americano Travis King incriminato per diserzione
- Corea del Nord, il ministro degli Esteri russo Lavrov incontra Kim
- Filippine, l’esercito formerà un comando specializzato contro i cyberattacchi
Giovedì, durante un incontro con il primo ministro egiziano, Mostafa Madbouly, Xi Jinping ha ribadito la posizione della Cina riguardo il conflitto tra Israele e Hamas. “La priorità è fermare i combattimenti il prima possibile ed evitare un allargamento del conflitto”, si legge nel resoconto del meeting pubblicato dal ministero degli Esteri cinese. La soluzione dei due Stati è la “via d’uscita fondamentale” per la coesistenza pacifica di Palestina e Israele, ha detto il presidente cinese, che ha aggiunto che Pechino, oltre ad aiutare Il Cairo ad aprire un corridoio umanitario a sostegno dei civili di Gaza, “è disposta a rafforzare il coordinamento con l’Egitto e i paesi arabi per facilitare una soluzione globale, giusta e duratura della questione palestinese”. Dal canto suo, Mabdouly ha detto che si aspetta che Pechino svolga un ruolo importante nella risoluzione della crisi. Le dichiarazioni di Xi arrivano dopo quelle di mercoledì del Rappresentante permanente della Cina alle Nazioni Unite, Zhang Jun, durante il Consiglio di Sicurezza. Come riportato dal South China Morning Post, Zhang ha detto che senza un cessate il fuoco si potrebbe arrivare a “una catastrofe che coinvolgerà l’intera regione”, invitando Israele a “rispettare il diritto internazionale umanitario”.
Intanto l’inviato cinese per il Medio Oriente, Zhai Jun, ha incontrato a Doha il viceministro degli esteri russo, Mikhail Bogdanov. Russia e Cina “si stanno coordinando per risolvere questa e altre crisi in Medio Oriente e Nord Africa”, ha scritto in un comunicato il ministero degli Esteri di Mosca.
Pentagono: “La Cina avrà 1000 testate operative entro il 2030”
La Cina sta portando avanti una “importante espansione” del proprio arsenale nucleare, aumentando la produzione di armamenti e rafforzando la Marina militare. A sostenerlo è un rapporto rilasciato ieri dal Pentagono, secondo il quale Pechino attualmente avrebbe a disposizione circa 500 testate nucleari. Numero che salirà a oltre 1.000 testate operative entro il 2030, “molte delle quali saranno schierate a livelli di prontezza più elevati”. La Cina “continuerà ad aumentare la sua forza fino al 2035 per garantire che la modernizzazione del PLA [l’esercito cinese] sia ‘sostanzialmente completa’ per quell’anno”, conclude il rapporto. Resta alta l’attenzione anche riguardo alle forze missilistiche convenzionali, considerate dalla Difesa statunitense una minaccia per le coste americane, le Hawaii e l’Alaska. Il Pentagono non accusa espressamente la Cina di armare Mosca nel conflitto in Ucraina, ma parla di “supporto materiale flessibile e discreto”. Ribadita invece la convinzione che Pechino voglia tenersi pronto per una possibile invasione di Taiwan già nel 2027. Pechino ha risposto dicendo che il rapporto del Pentagono distorce i fatti.
L’Afghanistan vuole entrare nella BRI
L’Afghanistan vuole entrare formalmente nella Belt and Road Initiative (BRI). Lo ha dichiarato alla Reuters il ministro del Commercio ad interim di Kabul, Haji Nooruddin Azizi, aggiungendo che le parti stanno “discutendo delle questioni tecniche”. L’Afghanistan è ricco di risorse minerarie, come litio, rame e ferro, e nel paese sono già attive diverse aziende cinesi del settore. Una di queste è la Metallurgical Corp. of China, che fin da prima del ritorno dei talebani era in trattative per investire in una grande miniera di rame. La sicurezza rimane però una fonte di apprensione. Preoccupa in particolare l’attività nel paese dello Stato Islamico della Provincia del Khorasan (ISIS-K), che lo scorso anno ha ferito in un attentato a Kabul 5 cittadini cinesi. Il problema non è limitato all’Emirato talebano: incontrando a margine del forum BRI il primo ministro ad interim, Anwar ul Haq Kakar, Xi Jinping ha auspicato l’implementazione di una “versione aggiornata” del corridoio Cina-Pakistan, ma ha anche ribadito la necessità di assicurare la sicurezza dei cittadini cinesi, diventati negli ultimi anni vittima di attentati di varia matrice. Secondo quanto rivelato da Kakar ad oggi sono stati terminati solo una cinquantina di progetti BRI per un valore di appena 25 miliardi di dollari. Stando alle proiezioni ufficiali, tutto il corridoio Cina-Pakistan, una volta terminato, ne dovrebbe arrivare a valere 65 miliardi.
Ambasciata cinese negli Usa: “Vertice Biden-Xi possibile solo con il rispetto di 4 interessi fondamentali”
Quali sono le condizioni necessarie perché avvenga un vertice tra Xi Jinping e Joe Biden a margine del summit dell’Apec (Cooperazione economica Asia-Pacifico) che inizierà il prossimo 12 novembre a San Francisco? Nei giorni scorsi Xu Xueyuan, incaricata d’affari presso l’ambasciata cinese negli Stati Uniti, ha chiarito che le relazioni bilaterali devono basarsi sul “rispetto reciproco”. La funzionaria ha ammesso che tra Pechino e Washington esistono “differenze su molte questioni”, pur riconoscendo le “enormi basi comuni”. Nell’ottica di distendere i rapporti, gli Stati Uniti devono considerare i “quattro interessi fondamentali” della Cina: al primo posto figura Taiwan, seguita dai concetti di democrazia e diritti umani, dal sistema politico ed economico cinese e dal diritto del paese allo sviluppo. Xu ha chiamato in causa quello che sostiene essere un atteggiamento comune negli ultimi tempi, che ha visto Pechino diventare il “capro espiatorio di molte questioni” e anche “dei problemi interni” di Washington.
Dopo il divieto della Cina, Tokyo potrebbe affidare ai detenuti la lavorazione delle capesante
Tokyo intende affidare ai detenuti delle carceri la lavorazione delle capesante per l’esportazione, al fine di aggirare le restrizioni imposte da Pechino sui prodotti ittici giapponesi. Da quando il Giappone ha iniziato a rilasciare nell’oceano le acque reflue trattata dalla centrale nucleare di Fukushima, la Cina ha vietato l’importazione dei suoi frutti di mare, sia per consumo interno che per lavorazione. Pechino, infatti, era il centro di lavorazione delle capesante destinate al mercato statunitense. Mentre è impegnato nella ricerca di un sostituto (papabili il Vietnam o la Thailandia), Tokyo sta potenziando gli stabilimenti del paese, anche nello sforzo di soddisfare gli standard igienici richiesti da Europa e Nord America. Se approvato congiuntamente da ministero dell’Agricoltura e della Giustizia, il programma consentirà a detenuti qualificati di recarsi negli impianti di lavorazione del settore privato senza la supervisione degli agenti penitenziari.
La BRI diventa un’autostrada per lo yuan. E l’Argentina ne approfitta
In uno scenario che vede l’aumento dei tassi d’interesse globali e l’escalation delle tensioni geopolitiche, gli osservatori sostengono che la prossima fase potrebbe vedere lo yuan cinese rivestire un ruolo più importante nella Belt and Road Initiative (BRI). Gli investimenti nell’ambito del progetto sono stati storicamente condotti in dollari, ma sempre più paesi stanno tentando di mitigare i rischi associati alla valuta anche nell’ottica di evitare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e alleati. La BRI ricopre un ruolo di primo piano nella strategia di internazionalizzazione dello yuan. Nel libro bianco pubblicato la scorsa settimana per anticipare il terzo forum BRI, Pechino ha rivelato di aver stabilito accordi di compensazione dello yuan in 17 paesi. L’Argentina, ad esempio, sta attingendo sempre più massicciamente alla linea di credito concessa da Pechino mesi fa. Sergio Massa, ministro dell’Economia e candidato alla presidenziali del 22 ottobre, ha preso in prestito 6,5 miliardi di dollari in valuta della Repubblica popolare. Una mossa annunciata dal presidente Alberto Fernández durante una visita in Cina dello scorso mercoledì, come tentativo ultimo per stabilizzare l’economia in vista delle imminenti elezioni.
Navi russe e di Hong Kong indagate per danneggiamento al gasdotto sottomarino nel golfo di Finlandia
L’indagine congiunta tra Estonia e Finlandia sul danneggiamento del gasdotto sottomarino Balticconnector dimostra che il danno è di origine antropica, cioè causato dall’attività umana. Secondo la Procura della Repubblica estone, due navi – nave battente bandiera della Federazione Russa e un’altra nave battente bandiera di Hong Kong – si trovavano si trovavano nell’area marittima dove è stato identificato il guasto. Secondo il procuratore le prove attualmente disponibili suggeriscono che il danno al cavo sia stato causato dall’uomo, ma in che modo sia stato causato e se sia stato intenzionale sarà determinato da ulteriori indagini.
Corea del Nord: l’americano Travis King incriminato per diserzione
Travis King, il soldato statunitense liberato dalla Corea del Nord alla fine del mese scorso dopo aver attraversato volontariamente il confine tra le due Coree lo scorso luglio, è stato incriminato dall’Esercito degli Stati Uniti per diserzione, detenzione di materiale pedopornografico e altri reati. Lo riferiscono i media statunitensi, secondo cui sul militare pendono ben otto capi d’imputazione ai sensi del Codice dell’ordinamento militare, compresi quelli di insubordinazione e aggressione che avevano fatto scattare la procedura di rimpatrio dalla Corea del Sud: King avrebbe abbandonato la sua caserma dopo il coprifuoco, ubriacandosi e provocando risse in violazione dei regolamenti dell’Esercito. Non è chiaro se con la diserzione in territorio nordcoreano il soldato volesse chiedere asilo nel paese.
Il Canada ritira dall’India 41 diplomatici
Nella giornata di ieri, il Canada ha ritirato dall’India 41 diplomatici, dopo che il governo di Narendra Modi aveva minacciato di revocarne l’immunità entro venerdì. Il mese scorso le autorità di Nuova Delhi avevano chiesto ad Ottawa di ridurre la propria presenza diplomatica nel paese in risposta alle accuse del Canada in merito al presunto coinvolgimento del governo indiano nell’omicidio di Hardeep Singh Nijjar, il leader sikh canadese ucciso a giugno. Con il ritiro di ieri, nel subcontinente rimangono appena 21 funzionari canadesi.
Corea del Nord, il ministro degli Esteri russo Lavrov incontra Kim
Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha terminato giovedì una visita di due giorni in Corea del Nord, durante la quale ha incontrato la sua omologa nordcoreana, Choe Son-hui, e il leader supremo Kim Jong-un. Si ritiene che il suo viaggio abbia posto le basi per una futura trasferta del presidente russo Vladimir Putin nel paese asiatico. Come riportato da Reuters, nel corso della sua visita Lavrov ha ringraziato Pyongyang per il “sostegno incrollabile” dato alla Russia nella guerra in Ucraina e criticato le attività militari congiunte di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, definite una fonte di preoccupazione. Secondo il ministro russo, Mosca e Pyongyang- insieme a Pechino – starebbero invece cercando di allentare le tensioni nella regione. Giovedì Washington e Seul si sono unite a delle esercitazioni navali di Canada, Belgio, Nuova Zelanda e Filippine a largo delle coste sudcoreane, mentre un bombardiere americano B-52 è atterrato in Corea del Sud per rimarcare l’alleanza tra i due paesi.
Filippine, l’esercito formerà un comando specializzato contro i cyberattacchi
L’esercito filippino formerà un comando specializzato nella difesa contro gli attacchi informatici. A rivelarlo è stato il Capo delle forze armate di Manila, Romeo Brawner Jr. Come riportato da Reuters, l’esercito allenterà le regole in vigore per il reclutamento in modo da attrarre un maggior numero di esperti del settore. Le Filippine subiscono cyberattacchi “quasi tutti i giorni” e “riteniamo che alcuni provengano dall’estero”, ha dichiarato Brawner. Il comandante dell’esercito ha poi detto che Manila non permetterà più alle aziende di telefonia mobile di costruire torri di telecomunicazioni all’interno delle basi militari, come in passato aveva fatto anche la cinese China Telecom.
A cura di Vittoria Mazzieri, Francesco Mattogno e Alessandra Colarizi