Xi non convince le aziende europee
La Camera di Commercio Europea in Cina ha espresso profondo disappunto a seguito del discorso di apertura del Presidente Xi Jinping per l’inaugurazione dell’Import Expo di Shanghai. “Il discorso del Presidente Xi non aggiunge nulla di nuovo a quanto annunciato durante il Boao forum dello scorso aprile”, si legge sull’account ufficiale WeChat della Camera, la quale ha sottolineato inoltre che la mancanza di dettagli in merito al rispetto delle promesse di apertura del gigante asiatico sta lentamente erodendo la fiducia degli imprenditori europei. Xi ha ripetuto che la volontà di Pechino di acquistare nuovi prodotti e servizi dall’estero “è una scelta a lungo termine” e che l’Import Expo diventerà un appuntamento annuale. L’acquisizione di beni e di servizi ammonterà a 40 trilioni di dollari nei prossimi 15 anni e settori quali quello dell’educazione, della sanità, dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni saranno gradualmente aperti agli investitori stranieri. La lobby del business europeo ha riconosciuto qualche passo in avanti compiuto nell’apertura dei settori della sanità e dell’educazione così come nella creazione del tanto discusso EU-China Comprehensive Agreement on Investment, ma avvisa gli imprenditori europei che le promesse fatte durante l’evento di Shanghai non sono nuove e potrebbero disattendere le attese.
La John Hopkins sospende i programmi di scambio internazionale
Una delle più prestigiose istituzioni accademiche americane, la John Hopkins School of Medicine, ha interrotto i programmi di scambio rivolti a scienziati stranieri, per scongiurare il presunto furto di proprietà intellettuale. Questa decisione arriva in risposta all’investigazione avviata dal National Institutes of Health per fare luce sul fenomeno per cui scienziati stranieri residenti negli Stati Uniti avrebbero condiviso per anni i risultati della ricerca con i loro governi. Se da un lato lo stop ai programmi di scambio colpisce ricercatori da numerosi paesi, la mossa è stata pensata principalmente per minare il Thousand Talent Plan, programma voluto da Pechino per richiamare in patria scienziati cinesi che abbiano studiato o che risiedano tuttora all’estero. Il furto di proprietà intellettuale da parte della Cina a discapito degli Stati Uniti è al centro della guerra commerciale in corso. Negli ultimi mesi, Washington ha adottato misure drastiche per proteggere i risultati della ricerca scientifica, tra cui un maggior controllo nel rilascio dei visti a studenti cinesi in campo scientifico-tecnologico e lo smascheramento dei tentativi di spionaggio aziendale e industriale portati avanti da Pechino.
Qualche speranza per i sogni di volo delle donne cinesi
In Cina, solamente 713 donne sono in possesso della licenza per pilotare voli civili, contro i 55.052 uomini. Alcuni analisti ritengono che una proporzione così bassa sia dovuta a pratiche di assunzione che favoriscono il sesso maschile da parte delle compagnie aeree cinesi. Secondo il produttore di aerei Boeing, nei prossimi vent’anni la situazione potrebbe cambiare drasticamente in quanto le compagnie aeree in Cina dovranno assumere ben 128.000 nuovi piloti per far fronte alla necessità di ampliare il traffico aereo nazionale e internazionale. Le compagnie sono corse ai ripari assumendo personale straniero per modernizzare il sistema di selezione dei piloti, snellendo pratiche che fino ad ora hanno favorito i soli applicanti di sesso maschile. Secondo Li Haipeng, a capo del China Civil Aviation Management Institute, numerose compagnie aeree non sono propense ad assumere piloti donna a causa delle generose politiche di congedo di maternità, aggravate dalla scomparsa della politica del figlio unico.
Starbucks a lezione di ‘delivery’ in Cina
Intervistato da CNBC, il CEO di Starbucks Kevin Johnson ha elogiato il cammino svolto dalla Cina fino ad oggi sottolineando che l’innovazione oltre Muraglia è “più veloce che in qualunque altra realtà al mondo”. Starbucks, che di recente ha firmato un’importante partnership con Alibaba, ha l’obiettivo di espandere il proprio servizio di consegna a domicilio in tutte le principali città cinesi così che i consumatori “possano degustare le bevande da casa come se si trovassero in uno dei tanti punti vendita”. La compagnia americana cercherà in un secondo momento di esportare il ‘modello Cina’ in altri mercati, tra cui quello americano, per il rilancio del sistema di delivery. Dopo il debutto in Cina nel 1999, Starbucks ha aperto più di 3000 punti vendita sparsi per il paese e conta di aprirne uno nuovo ogni 15 ore negli anni a venire. Alla domanda sui possibili effetti collaterali della guerra commerciale in atto tra Washington e Pechino, Johnson ha ribadito che “Starbucks non è immune alla situazione geopolitica, ma che al contempo la compagnia è abituata a navigare in queste acque ed è profondamente convinta dei propri investimenti in Cina”.