La Cina sospenderà la costruzione di impianti a carbone all’estero. Lo ha annunciato Xi Jinping durante all’Assemblea generale dell’ONU. Nel suo discorso – pre registrato -il leader cinese ha inoltre ribadito che il gigante asiatico dovrà raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Quello dell’ambiente è un tema caro al presidente, funzionale al raggiungimento del “Chinese Dream” e della cosiddetta “prosperità comune“. Termine che implica una ridistribuzione delle ricchezze, ma anche condizioni di vita migliori. Compresi più più diritti “con caratteristiche cinesi”. “La democrazia non è un diritto speciale riservato a un singolo paese. I recenti sviluppi della situazione internazionale mostrano ancora una volta che l’intervento militare dall’esterno e la cosiddetta trasformazione democratica non comportano altro che danni”, ha dichiarato Xi alludendo all’interventismo americano. La Cina si farà promotrice di una “Global Development Initiative“, ha aggiunto senza fornire dettagli ma ricordando che verranno fornite due miliardi di dosi di vaccini ai paesi in via di sviluppo entro la fine dell’anno, in aggiunta ai 100 milioni di dollari destinati al programma Covax. Davanti alla minaccia del Covid-19, il presidente propone “uno sviluppo per il popolo“, i cui “frutti vanno condivisi tra il popolo”.
Parlando di benessere e “prosperità comune”, l’elefante nella stanza è Evergrande, il colosso dell’immobiliare cinese che con un debito di 300 miliardi di dollari è prossimo al crack. Secondo gli analisti il governo sarebbe intenzionato a sacrificare il conglomerato per dare un segnale forte al mercato finanziario cinese. Stando al Nikkei Asia Review, però, la decisione della leadership potrebbe essere motivata anche da considerazioni politiche. Evergrande è nata a Shenzhen, nel Guangdong, provincia che per tradizione è legata alla Lega della gioventù comunista, la fazione del Pcc rivale dei “principi rossi“, da cui provengono il primo ministro Li Keqiang e il vice premier Hu Chunhua. Un tempo dato per favorito alla successione politica, Hu è stato emarginato negli ultimi anni a favore degli alleati di Xi. Sembra improbabile sia la motivazione principale del mancato sostegno politico a Evergrande. Ma, come ci ricordano gli scandali eclatanti che hanno preceduto il 18esimo congresso, per leggere correttamente le foglie del tè bisogna dare libero sfogo all’immaginazione. [fonte FT, SCMP, NIKKEI, NIKKEI]
Caso Evergrande: scosse anche a Hong Kong
Il caso Evergrande sta provocato scosse di assestamento anche a Hong Kong. Il debito da 300 miliardi di dollari contratto dal colosso di Shenzhen ha fatto aumentare vertiginosamente i costi di prestito per altri sviluppatori immobiliari scatenando una svendita di azioni da Hong Kong a New York. Nella giornata di ieri i titoli di CK Asset, lo sviluppatore immobiliare fondato dal miliardario Li Ka Shing, sono scese del 9,3%, mentre Henderson Land ha perso il 13,2%. Non è solo un effetto Evergrande. Anche a Hong Kong si cominciano a temere gli effetti della campagna avviata da Xi Jinping contro le disparità sociali. Nel nome della “prosperità comune” Pechino sta mettendo in ginocchio star del cinema, big tech e imprenditori come Xu Jiayin, fondatore di Evergrande ed ex uomo più ricco di Cina. Da tempo la situazione abitativa (caratterizzata da sovrappopolamento e prezzi proibitivi) viene considerata una delle cause principali del peggioramento della qualità di vita nella regione amministrativa speciale. Consapevoli di ciò, soprattutto in seguito alle proteste del 2019, le autorità locali e il governo centrale hanno lasciato intendere di voler mettere in riga la lobby del mattone. Al vaglio, oltre a un’imposizione fiscale più onerosa per i ricchi, c’è una riforma della terra. Proprio ieri, Rispondendo alle domande della stampa, la chief executive Carrie Lam ha ricordato che il governo può “usare il potere pubblico quando necessario per riprendersi le terre di proprietà privata per sviluppare alloggi pubblici“. L’intervento segue indiscrezione della Reuters, secondo le quali Pechino, anche a Hong Kong, sarebbe seriamente intenzionato a combattere il “comportamento monopolistico” degli sviluppatori immobiliari. Intanto in uno sfoggio di ottimismo stamattina Evergrande ha annunciato che pagherà gli interessi sui bond in scadenza giovedì. Secondo Barclays, anche nel caso di uno scenario estremo, è improbabile che un default del gruppo comprometta la generale stabilità del sistema finanziario cinese, che può contare su 45 mila miliardi di dollari in asset e 30 mila miliardi di dollari in prestiti. [fonte WSJ Bloomberg, HKFP]
Due giovani attivisti di Guangzhou sono spariti
Due giovani attivisti per la difesa dei diritti delle donne e dei lavoratori sono scomparsi dal 19 settembre. Secondo amici e parenti, ci sono notevoli probabilità che , Huang Xueqin e Wang Jianbing siano stati arrestati a causa del loro supporto ai gruppi sociali più svantaggiati. Stando all’organizzazione indipendente NGOCN, che ha intervistato un amico comune, Huang aveva in programma di fare scalo a Hong Kong per poi raggiungere l’Università del Sussex, dove avrebbe dovuto iniziare un Master in Development Studies. Wang la stava giusto accompagnando all’aeroporto, quando il pomeriggio del 19 settembre sono diventati entrambi irreperibili. Secondo la ricostruzione degli amici, le rispettive abitazioni sono state perquisite dalla polizia; alcuni effetti personali sono stati portati via. I due ora potrebbero trovarsi presso la stazione di polizia del distretto di Haizhu, a Guangzhou. Nel caso di Wang, che dal 2018 segue le vittime di malattie professionali, come la pneumoconiosi a far scattare le manette pare sia stata l’organizzazione di una festa presso la sua abitazione. Huang invece è un nome tristemente noto alla cronaca internazionale. Nel 2019 era stata fermata con l’accusa di “aver fomentato litigi e provocato problemi” per aver sostenuto le proteste di Hong Kong e successivamente rilasciata su cauzione dopo tre mesi di sorveglianza residenziale. La scomparsa dei due ragazzi segue il probabile arresto di un dottorando di Hong Kong, impegnato nello studio del movimento operaio cinese. [fonte NGOCN, SCMP, SCMP]
La Lituania consiglia di buttare i cellulari cinesi
Il ministero della Difesa lituano ha raccomandato ai consumatori di evitare di comprare telefoni cellulari cinesi, arrivando persino a consigliare di buttare via quelli già acquistati. Il motivo lo spiega un recente studio del National Cyber Security Center presso il Ministero della Difesa, secondo il quale i dispositivi di punta venduti in Europa da Xiaomi sarebbero in grado di rilevare e censurare termini come “Tibet libero”, “Lunga vita all’indipendenza di Taiwan” o “movimento per la democrazia”. Il report avverte che, sebbene tale funzionalità del software del telefono Mi 10T 5G sia stata disattivata per la “regione dell’Unione Europea”, può essere riabilitata da remoto in qualsiasi momento. I rapporti con Pechino sono diventati pessimida quando Vilnius ha abbandonato la piattaforma dei 17+1 e ha avviato rapporti molto stretti con Taiwan [fonte Reuters]
149 città cinesi sono già “molto vecchie”
La Cina invecchia, si sa. Ma dove, come e quanto rapidamente? Analizzando i dati dell’ultimo censimento, China Business News ha individuato 149 città in cui il 14 per cento della popolazione ha almeno 65 anni, un livello che viene già considerato “intenso” e a metà strada verso la soglia del 20 per cento, oltrepassata la quale si comincia a parlare di “super invecchiamento”. Come intuibile i centri in cui il fenomeno evolve più rapidamente sono concentrati nel nord-est del paese. Ma non solo. Anche nella regione nel fiume Yangtze e nella Cina sud-occidentale, in città come Chongqing e Chengdu, tanto che delle 22 province rubricate come “molto vecchie” il Sichuan è quella che sta messa peggio, con un tasso di invecchiamento del 17 per cento. Il motivo principale è da ricercare nell’esodo dei più giovani verso le regioni costiere, quelle più economicamente dinamiche. “La struttura demografica della Cina è simile a quella del Giappone nel 1992”, spiega Yi Fuxian, senior researcher presso l’ University of Wisconsin-Madison secondo il quale nel 2035 la crescita economica della Cina scenderà all’1%. [fonte SCMP]
Biden dice “no alla Guerra fredda”, ma sì all’alleanza anti-cinese con l’Australia
“Non vogliamo una nuova Guerra fredda. Lo ripeto: non vogliamo una nuova Guerra fredda, e non vogliamo un ritorno al mondo diviso in blocchi regionali”, ha dichiarato Joe Biden alla sua prima apparizione al Palazzo di Vetro, rispondendo alle accuse di Pechino. L’inquilino della Casa Bianca ha poi parlato di pandemia, cambiamento climatico, diritti umani e guerra al terrorismo. Un dossier, quest’ultimo, che richiederà sforzi concertati con “i nostri alleati e i nostri partner”. A proposito di sodalizi, continua la luna di miele tra Washington con Canberra. A margine dell’Assemblea, Biden e il premier australiano Scott Morrison si sono incontrati per la prima volta dall’annuncio della nuova discussa partnership militare: l’ Aukus. “Gli Stati Uniti non hanno un alleato più stretto e affidabile”, ha dichiarato il presidente americano. Contestualmente, consapevole del clima nel Vecchio Continente, il ministro della Difesa australiano ha precisato che è nell’interesse di entrambe le parti continuare i negoziati per la firma di un accordo commerciale bilaterale. Il rpossim round di colloqui è previsto per il 12 ottobre. Nel mezzo però venerdì si terrà il primo meeting in presenza del Quad, la sigla che raggruppa proprio Stati uniti e Asutalia oltre al Giappone e all’India. [fonte Reuters, Reuters]
Corea del Sud: Moon chiede la fine formale della Guerra
Il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, è tornato a proporre una pace formale tra le due Coree, gli Stati Uniti e la Cina per rilanciare la denuclearizzazione della Penisola coreana. Parlando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Moon ha dichiarato che “quando le parti coinvolte nella Guerra di Corea (1950-1953) si uniranno nel proclamare la fine del conflitto, credo sarà possibile conseguire progressi irreversibili verso la denuclearizzazione e inaugurare una nuova era di pace”, ha aggiunto il presidente sudcoreano. Il discorso di ieri è l’ultimo di Moon all’Onu, prima della scadenza del mandato quinquennale prevista per l’inizio di maggio 2022. [fonte UN]
A cura di Alessandra Colarizi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.