A pochi giorni dal 70esimo compleanno della Rpc, Xi Jinping ha presieduto la cerimonia di apertura del nuovo aeroporto di Pechino. Collocato a sud della capitale, il Daxing International è stato costruito, su progetto dell’archistar Zaha Hadid, in cinque anni. L’intera struttura copre 45 chilometri quadrati ed è complessivamente lo scalo aeroportuale più grande del mondo con un traffico che, secondo stime ufficiali, dovrebbe passare dai 45 milioni di passeggeri del 2021 ai 100 milioni del 2040. Secondo l’Amministrazione dell’aviazione civile cinese, lo scalo servirà la SkyTeam alliance: China Southern Airlines occuperà il 40% delle aree aeroportuali, seguita da China Eastern con il 30%. La pista trasversale sarà in grado di supportare 60 decolli ogni ora. In tutto ci si attende che il progetto creerà 600mila nuovi posti di lavoro. Secondo il presidente cinese, Daxing costituisce “una potente fonte di sviluppo nazionale” [fonte: China Daily, SCMP]
Trump attacca la Cina alle Nazioni Unite
“Non solo la Cina ha rifiutato di adottare le riforme promesse [al momento dell’ingresso nella WTO], ma ha abbracciato un modello economico dipendente da enormi barriere di mercato, sussidi statali, manipolazione valutaria, trasferimento di tecnologia, e furto di proprietà intellettuale e segreti commerciali su vasta scala”. E’ quanto affermato ieri da Trump all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, augurando il raggiungimento di un accordo commerciale “favorevole per entrambe le parti”. Un accordo che dovrà essere “completo”, non “parziale”. Il presidente americano ha concluso tirando una linea diretta tra l’esito dei negoziati commerciali e la gestione delle proteste di Hong Kong: “Il mondo si aspetta completamente che il governo cinese onori il trattato vincolante stipulato con gli inglesi e registrato presso le Nazioni Unite, in cui la Cina si impegna a proteggere la libertà, il sistema legale e gli stili di vita democratici di Hong Kong”, ha ammonito Trump. Come sottolinea il Scmp, il discorso di quest’anno – il terzo da quanto Trump ha assunto la presidenza – spicca particolarmente per la durezza dei toni. Nella giornata di lunedì, l’inquilino della Casa Bianca si era astenuto dal citare esplicitamente la Cina in un discorso di condanna contro la persecuzione religiosa nel mondo. Una posizione ribaltata ventiquattro ore più tardi a margine del vertice, quando Washington si è fatto portavoce di oltre 30 paesi nel condannare “l’orribile campagna di persecuzione” lanciata contro gli uiguri nel Xinjiang. Rispondendo alle accuse, per bocca del ministro degli Esteri Wang Yi, Pechino ha affermato di non voler sfidare Washington in un “Game of Thrones su scala mondiale”, ma di esser pronto a difendere la propria sovranità. [fonte: SCMP, Reuters, Reuters]
Hong Kong: Londra apre indagine sulla copertura delle proteste
L’Ofcom, l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito, ha avviato un’indagine per accertare se la copertura delle proteste di Hong Kong fornita dalla statale China Global Television Network (CGTN) sia avvenuta nel rispetto delle “regole nazionali sull’imparzialità”. Gli accertamenti riguardano quattro servizi trasmesse in Gran Bretagna in tre date tra agosto e settembre. Diventano così otto i programmi della CGTN e della società madre China Central Television (CCTV) a finire nel mirino delle autorità britanniche, dopo le autocritiche di Gui Minhai e Peter Humphrey. L’inchiesta giunge mentre CGTN si appresta ad espandere la propria presenza in Europa con una sede londinese. [fonte: SCMP]
La Chiesa cinese si tinge di rosso a un anno dall’accordo tra Pechino e Vaticano
I preparativi per il 70esimo anniversario della Repubblica popolare coinvolgono anche la comunità religiosa cinese. Secondo il Global Times, con slancio patriottico “spontaneo” domenica scorsa 1 milione di cattolici ha partecipato alla cerimonia dell’alza bandiera organizzata da 4000 chiese in varie parti del paese. Attività simili hanno coinvolto i praticanti di varie fedi, ma per i cattolici l’evento ha avuto un da momento che proprio domenica è ricorso un anno dal raggiungimento del controverso accordo tra Pechino e Santa Sede sulle nomine vescovili. A tal proposito, Vatican Insider ha intervistato Joseph Wei, uno dei vescovi fedeli al Papa costretto ai lavori forzati e arrestato più volte. Estraniandosi dalle critiche dei colleghi, Wei ha affermato che, a suo parere, “lo scopo della chiesta sotterranea è stato raggiunto”. [fonte: GT, SCMP]
“Una zona di pace” tra le Coree
“Una zona di pace internazionale” tra le Coree al posto dell’attuale zona demilitarizzata che – a dispetto del nome – tutto è tranne che demilitarizzata E’ quanto proposto ieri dal presidente sudcoreano Moon Jae-in nel suo discorso al Palazzo di Vetro per tentare di riallacciare il dialogo con Pyongyang dopo mesi di tensioni. Secondo Moon, l’area dovrebbe ospitare agenzie Onu e diventare un sito Unesco per assicurare pace duratura nella penisola. L’iniziativa giunge mentre il leader – fino a un anno fa acclamato per il suo contributo fondamentale nei negoziati tra Stati uniti e Nord Corea – si trova a dover fronteggiare in patria un calo dei consensi che la rinnovata indocilità di Pyongyang rischia di aggravare. I colloqui tra Washington e Pyongyang dovrebbero riprendere nel giro di un paio di settimane. [fonte: Reuters]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.