I titoli di oggi:
- Xi e Li: aperture in economia, ma la sicurezza nazionale non si discute
- Le nomine del Consiglio di Stato: Li Qiang premier, Li Shangfu ministro della Difesa
- Ex dipendente attacca il piano di sicurezza di TikTok
- Accordo Iran-Arabia Saudita: la Cina rivendica il proprio successo diplomatico
- Malesia: l’ex premier Muhyiddin Yassin arrestato per corruzione
- Il presidente della Micronesia accusa la Cina di corruzione, minacce e spionaggio
“Raggiungere l’obiettivo del 5% di crescita non sarà facile, e servirà raddoppiare gli sforzi”. A dirlo è stato stato stamattina il nuovo premier Li Qiang che ha rassicurato il mondo sull’intenzione della Cina di continuare le riforme e l’apertura, a prescindere dalle difficoltà del contesto internazionale. Partecipando alla prima conferenza stampa dall’assunzione dell’incarico, Li ha poi condannato la postura americana. “Alcuni hanno strombazzato l’idea del disaccoppiamento dalla Cina . . . ma mi chiedo quante persone possano davvero trarre vantaggio da questo clamore”, ha affermato Li, “l’accerchiamento e la repressione non sono nell’interesse di nessuno”.
Meno conciliante Xi Jinping, che inaugurando il suo terzo mandato stamattina ha invitato la Cina ad accelerare le capacità di autosufficienza tecnologica e nello sviluppo guidato dall’innovazione, e ha promesso di “promuovere incessantemente il processo di riunificazione” con Taiwan. Ci ” opponiamo risolutamente all’interferenza esterna e alle attività separatiste degli indipendentisti”, ha chiarito il leader aggiungendo che ha questo scopo le forze armate devono diventare una “Grande muraglia d’acciaio” “capace di salvaguardare con efficacia la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo”. Riferendosi alle tensioni con gli Stati Uniti e altre democrazie, ha poi aggiunto che “la Cina dovrebbe lavorare per raggiungere una maggiore autosufficienza e forza nella scienza e nella tecnologia, promuovendo la trasformazione industriale”.
Un’attenzione particolare è stata attribuita a Hong Kong e Macao. Entrambi i leader hanno rimarcato l’importanza delle regioni amministrative speciali per l’economia cinese. Secondo il nuovo premier, il governo centrale dà grande importanza ai “vantaggi e caratteristiche” delle due città e le difficoltà incontrate sono solo “temporanee”, ha aggiunto senza fornire dettagli.
Le nomine del Consiglio di Stato: Li Qiang premier, Li Shangfu ministro della Difesa
Dopo la conferma del terzo mandato a Xi Jinping come presidente della Repubblica popolare, nel weekend sono arrivate le nuove nomine del Consiglio di Stato, il governo cinese. La più importante, per quanto ampiamente prevista, è stata quella di Li Qiang come premier. Il nuovo numero due di Xi avrà il compito di rilanciare l’economia del paese in un momento non facile, caratterizzato dalla crisi demografica e immobiliare, oltre che dallo scontro tecnologico con gli Stati Uniti e dalla sfiducia post Covid. Per farlo ha dichiarato in conferenza stampa lunedì che la Cina ha intenzione di “proseguire con la politica di apertura” e lo “sviluppo di alta qualità”, sottolineando che il paese non ha mai smesso di tutelare le imprese private. Durante i dieci anni al potere di Xi Jinping, però, l’autorità del premier è progressivamente diminuita. Secondo alcuni esperti contattati dal South China Morning Post, gli stretti rapporti con Xi potrebbero dare a Li Qiang più libertà del suo predecessore (Li Keqiang) nel portare avanti il suo programma economico, ma l’ultima parola spetterà sempre al presidente. Per l’analista Wu Qiang, la nomina di un fedelissimo di Xi Jinping a premier dimostra la debolezza del Consiglio di Stato. Dopo più di 40 anni molte delle tradizionali funzioni del governo sono tornate sotto il controllo diretto del partito e del suo leader, Xi Jinping.
I ministri sono stati quasi tutti confermati. Un cambiamento c’è stato alla Difesa, con la nomina a ministro di Li Shangfu: ingegnere aerospaziale, generale dell’Esercito popolare di liberazione (PLA) e membro della Commissione militare centrale. È sanzionato dagli Stati Uniti dal 2018. Secondo il Diplomat, la sua ascesa segnala che nella modernizzazione del PLA la Cina continuerà a dare priorità all’industria aerospaziale. Importanti le conferme di Wang Xiaohong e Chen Yixin rispettivamente a ministro della Pubblica Sicurezza e ministro della Sicurezza dello Stato. I due ministri, legati anche personalmente a Xi, svolgeranno un ruolo chiave nel rafforzare il controllo del partito sull’apparato di sicurezza. I vice-premier saranno invece Ding Xuexiang, He Lifeng, Zhang Guoqing e Liu Guozhong.
Intanto, Yi Gang rimane a sorpresa il governatore della People’s Bank of China (PBOC), la banca centrale cinese. Come riportato dal Wall Street Journal, Yi dovrebbe mantenere la carica per alcuni mesi – come simbolo di continuità e stabilità – durante il periodo di riforma del settore finanziario. È prevista infatti la formazione di un nuovo organismo di regolamentazione finanziaria (l’Amministrazione statale per la supervisione e l’amministrazione finanziaria) e la rinascita della Commissione centrale per il lavoro finanziario. Yi riveste il ruolo dal 2018 ed è considerato a favore della liberalizzazione finanziaria, ma negli ultimi anni la PBOC ha perso buona parte della sua già limitata indipendenza. Il principale candidato a succedergli in futuro come governatore della banca centrale è Zhu Hexin.
Ex dipendente attacca il piano di sicurezza di TikTok
Un ex dirigente di TikTok ha detto al Washington Post che la strategia della società per la protezione dei dati personali degli utenti statunitensi presenta “una serie di debolezze significative”. Ciò significa che i dipendenti di ByteDance, il colosso cinese proprietario dell’app, potrebbero avere accesso ai dati personali degli oltre 100 milioni di utenti che risiedono negli Usa. Di fronte agli investigatori del Congresso l’ex risk manager ha chiamato in causa il Project Texas, il piano di ristrutturazione dal valore di 1,5 miliardi di dollari che TikTok ha annunciato lo scorso anno per dissipare le preoccupazioni del governo Usa su come l’app raccoglie e utilizza i dati. Secondo l’uomo non c’è modo che le misure prevista impediscano l’accesso ai dati degli utenti. I portavoce di TikTok hanno risposto hanno che il suo licenziamento è avvenuto mesi prima della finalizzazione del piano, e l’ex dipendente non può quindi essere a conoscenza di tutti i dettagli. Ma Washington si mostra sempre più preoccupata, e il divieto dell’app su scala nazionale non sembra una possibilità remota. Intanto, a fine febbraio, la Casa Bianca ha invitato i dipendenti delle agenzie federali a cancellare TikTok dai propri dispositivi, dopo che la Commissione europea aveva chiesto al personale di fare altrettanto.
Accordo Iran-Arabia Saudita: la Cina rivendica il proprio successo diplomatico
Venerdì Iran e Arabia Saudita hanno ristabilito le relazioni diplomatiche che avevano interrotto nel 2016. Lo hanno fatto a Pechino, al termine di 5 giorni di riunioni (dal 6 al 10 marzo) mediate dalla Cina, rappresentata dal capo della diplomazia Wang Yi. La Repubblica popolare ha fin da subito raccontato l’accordo come un proprio grande successo diplomatico. “Questa è una vittoria per la pace (…) in un momento di grande turbolenza”, ha dichiarato Wang Yi, “il mondo non si limita solo alla questione ucraina”. In un editoriale pubblicato sul Global Times si legge che Iran e Arabia Saudita hanno “espresso la loro gratitudine a Pechino per i suoi sforzi diplomatici. Ciò dimostra che la diplomazia pacifica della Cina nel sostenere la giustizia, facilitare la pace e promuovere i colloqui è stata ampiamente riconosciuta dal Medio Oriente e dalla comunità internazionale”. Particolare enfasi viene data anche al ruolo di Xi Jinping, che ha visitato l’Arabia Saudita a dicembre e ricevuto a Pechino il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, lo scorso febbraio. Il tabloid di Stato cinese afferma inoltre che si tratta di un successo della Global Security Iniziative (GSI), il progetto di sicurezza globale della Repubblica popolare. Nonostante una generale consapevolezza che questo accordo non sia in grado di risolvere da solo i conflitti “profondamente radicati” tra le parti, per diversi analisti di Pechino l’approccio cinese alla diplomazia è migliore di quello statunitense. C’è anche chi afferma che “la Cina potrebbe ora sostenere gli sforzi diplomatici per mediare tra Israele e Palestina”, come si legge in un insieme di opinioni raccolte da Discourse Power.
Malesia: l’ex premier Muhyiddin Yassin arrestato per corruzione
Muhyiddin Yassin, ex primo ministro malese dal marzo 2020 all’agosto 2021, è stato arrestato giovedì scorso dalla Commissione anticorruzione della Malesia con le accuse di corruzione e riciclaggio di denaro. Muhyiddin è il presidente di BERSATU, il partito leader della coalizione di opposizione (Perikatan Nasional) all’attuale governo di Anwar Ibrahim. Secondo la Commissione anticorruzione – che lo ha interrogato per nove ore prima di rilasciarlo su cauzione –, durante il suo mandato da primo ministro Muhyiddin avrebbe sottratto parte del denaro destinato a un programma di sostegno agli imprenditori, colpiti dalle restrizioni legate al Covid, indirizzandolo verso le casse del suo partito. Si parla di una cifra equivalente a 51 milioni di dollari. Come riportato da Nikkei Asia, l’ex premier si è dichiarato non colpevole e ha sostenuto che la sua incriminazione sia dovuta a “obiettivi politici”. Muhyiddin è stato il principale rivale di Anwar Ibrahim alle elezioni generali dello scorso novembre, e le accuse nei suoi confronti potrebbero indebolire la posizione del Perikatan Nasional in vista delle elezioni statali di questa estate.
Non si tratta del primo caso simile in Malesia. Nel 2015 si è scoperto che dal fondo sovrano malese 1MDB erano stati prelevati illegalmente diversi miliardi di dollari: 9 milioni erano finiti nel conto personale dell’ex primo ministro (2009-2018) Najib Abdul Razak, condannato per questo a dodici anni di reclusione nel 2020. Giovedì anche l’ex banchiere di Goldman Sachs, Roger Ng, è stato condannato a dieci anni per il suo ruolo chiave nello schema di appropriazione indebita che ha riguardato 1MDB.
Il presidente della Micronesia accusa la Cina di corruzione, minacce e spionaggio
A due mesi dalla scadenza del suo mandato, il presidente degli Stati Federali di Micronesia David Panuelo ha indirizzato una lettera al Congresso e ai governatori del suo paese. La maggior parte del discorso è stato caratterizzato da toni duri contro l’operato di Pechino. Panuelo ha detto di stare “assistendo a una guerra politica” in Micronesia, in cui la Cina fa largo uso di alleanze politiche, spionaggio, interferenze e minacce. Anche allo stesso presidente: la più alta carica del paese ha raccontato di essere stato seguito durante incontri internazionali di alto livello e di aver ricevuto “minacce dirette alla mia sicurezza personale” da parte di funzionari della Repubblica popolare. La Cina sta tentando di aumentare la sua influenza nel Pacifico meridionale, storicamente sotto l’influenza australiana e statunitense. E le pressioni sulla Micronesia, secondo Panuelo, servirebbero a Pechino per assicurarsi un alleato, o quantomeno rendere il paese neutrale, in caso di conflitto con Taiwan. Il presidente uscente ha anche avanzato una proposta concreta di passaggio di riconoscimento diplomatico da Pechino e Taipei.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi