I titoli di oggi:
- Xi celebra i 70 anni dei dei Cinque principi di coesistenza pacifica
- Due ex ministri della Difesa espulsi dal Partito comunista cinese
- Cina, il vicepremier Ding a capo della Commissione centrale per la Scienza e la Tecnologia
- I cinesi chiedono pene più dure per i minori che commettono reati gravi
- Myanmar, la giunta militare utilizza tecnologia cinese per sorvegliare internet
- Nel 2023 6,93 milioni di asiatici hanno lasciato il proprio paese
- Pyongyang ha condotto test per missili con testate multiple. Seul smentisce
La Cina non abbandonerà mai la strada dello sviluppo pacifico. Lo ha affermato Xi Jinping questa mattina durante la conferenza per il 70° anniversario dei Cinque principi di coesistenza pacifica, che guidano l’approccio del governo cinese in politica estera fin dagli anni ’50. Arringando la platea, composta tra gli altri da diversi ex leader asiatici, il presidente cinese ha annunciato che la Cina istituirà un centro di ricerca per il Sud Globale, fornirà 1.000 borse di studio nell’ambito del Programma di borse di eccellenza dei Cinque principi della coesistenza pacifica e 100.000 opportunità di formazione ai Paesi del Sud Globale nell’arco dei prossimi cinque anni, oltre ad avviare un programma per giovani leader. Il Sud del mondo ha acquisito una nuova importanza nell’agenda estera di Pechino per controbilanciare le tensioni con Stati Uniti ed Europa. Nel suo discorso Xi ha affermato che la Cina “ha giocato un ruolo costruttivo” in Ucraina e in Medio Oriente.
Due ex ministri della Difesa espulsi dal Partito comunista cinese
L’ex ministro della Difesa Li Shangfu e il suo predecessore Wei Fenghe sono stati espulsi dal Partito comunista con l’accusa di corruzione. La decisione è stata adottata il 27 giugno durante una riunione del Politburo che, sotto la guida del presidente Xi Jinping, ha deciso di trasferire le “sospette accuse di reati” a loro carico direttamente “alla procura militare”.
Wei era arrivato al ministero della Difesa nel 2018 ed era stato sostituito nel marzo dello scorso anno da Li. Poi il colpo di scena: lo scorso ottobre il governo di Pechino, dopo due mesi di ‘assenza’ di Li, aveva confermato la sua destituzione. Il quadro inedito tracciato dai media statali potrebbe essere quello di Li che avrebbe corrotto Wei in modo da strappare la promozione.
Secondo la CCTV, Li è stato posto sotto indagine interna della Commissione militare centrale avviata il 31 agosto del 2023, appena due giorni dopo l’ultimo intervento pubblico. Simili a quelle di Li le motivazioni dell’espulsione di Wei. Le indagini nei suoi confronti sono iniziate circa un mese dopo, il 21 settembre.
Cina, il vicepremier Ding a capo della Commissione centrale per la Scienza e la Tecnologia
Il vicepremier cinese Ding Xuexiang è stato nominato capo della Commissione centrale per la Scienza e la Tecnologia, l’organo del Pcc (istituito a marzo 2023) che supervisiona il percorso della Repubblica popolare verso l’autosufficienza tecnologica. Martedì la Xinhua ha detto che Ding, già responsabile dello sviluppo scientifico all’interno del Consiglio di Stato, ha partecipato a una conferenza di accademici e scienziati come vertice della commissione. Durante l’incontro il vicepremier ha sottolineato la necessità di istituire un “nuovo sistema” per mobilitare le risorse a livello nazionale e velocizzare i processi di innovazione. Ding, 61 anni, ha esperienza nel settore ed è il membro più giovane del Comitato permanente del politburo del Pcc: secondo alcuni analisti, questo significa che potrebbe restare responsabile dello sviluppo tecnologico anche dopo il congresso del 2027.
La nomina di Ding dimostrerebbe anche la maggiore propensione di Xi Jinping a delegare vari poteri ai suoi sottoposti. L’innovazione tecnologica, legata al concetto delle “nuove forze produttive di alta qualità”, sarà con tutta probabilità uno dei temi al centro del terzo plenum del Pcc. Come riportato dal South China Morning Post, ci si aspettano varie misure volte a centralizzare lo sviluppo delle nuove tecnologie, ma è possibile che verrà lasciato spazio anche al settore privato. Tra le altre cose, il Pcc dovrebbe decidere anche la sua politica sull’intelligenza artificiale.
I cinesi chiedono pene più dure per i minori che commettono reati gravi
Con l’aumento di omicidi commessi da minori negli ultimi anni in Cina, molti cittadini hanno chiesto al governo di adottare misure più dure in tempi più veloci. Sui social il dibattito è acceso: molti netizen chiedono pene più esemplari, come la condanna a morte. Altri, invece, considerano la negligenza e l’assenza dei genitori (soprattutto coloro che lavorano in città) una delle cause del fenomeno.
Il mese scorso la Corte Suprema del Popolo ha emesso nuove linee guida sulla prevenzione della criminalità minorile, anche ritenendo i genitori responsabili delle azioni dei loro figli. Ha inoltre annunciato di aver recentemente condannato quattro bambini tra i 12 e i 14 anni a pene detentive che vanno dai 10 ai 15 anni. Nel 2021 è stata abbassata a 12 anni l’età minima a cui un minore può essere condannato per reati gravi come l’omicidio. Per decenni, il governo cinese ha puntato più sulla rieducazione e sulla riabilitazione dei minorenni responsabili di un reato, anziché sulla detenzione.
Myanmar, la giunta militare utilizza tecnologia cinese per sorvegliare internet
Secondo un report del gruppo di attivisti Justice for Myanmar, che dice di aver avuto accesso a documenti e registri aziendali riservati, la giunta militare birmana starebbe impiegando tecnologia cinese per rafforzare il sistema di sorveglianza digitale all’interno del paese. Sono due le aziende cinesi che si ritengono coinvolte nella stretta di internet in Myanmar: la Geedge Networks e la statale China National Electronics Import and Export Corporation (CEIEC), che nello specifico avrebbe fornito all’esercito birmano un sistema di localizzazione. Gli apparati di sorveglianza digitale servono sia a spiare chiunque abbia accesso a internet, sia a censurare i contenuti ritenuti sensibili dalla giunta. A fine maggio il regime ha vietato inoltre l’utilizzo delle VPN, impedendo a migliaia di persone di accedere all’informazione libera e danneggiando l’economia del paese, mentre milioni di birmani si trovano al di sotto della soglia di povertà.
Intanto, rivela un nuovo rapporto dell’ONU, negli ultimi due anni la giunta militare birmana ha ricevuto supporto per l’acquisto di armamenti da 16 banche di 7 diversi paesi (spicca in particolare il ruolo della Thailandia). Nonostante questo, si è registrata una diminuzione del volume delle transazioni operate dal regime, sintomo delle difficoltà economiche dell’esercito, in parte aggravate dalle sanzioni.
Emigrazione record: nel 2023 6,93 milioni di asiatici hanno lasciato il proprio paese
Nel 2023 sono emigrati 6,93 milioni di cittadini asiatici. Si tratta di una cifra record, che supera i numeri del 2015 e del 2016 (6,1 milioni) e rappresenta un incremento significativo rispetto ai 4,6 milioni del 2022. Lo dicono i dati raccolti da Asian Development Bank, OCSE e OIL. Anche il numero delle rimesse è stato da record: 371,5 milioni di dollari, il 43% di tutte le rimesse a livello mondiale. Con 2,3 milioni (di cui due terzi donne) le Filippine sono state il paese asiatico ad aver mandato più cittadini all’estero, seguite da Bangladesh (1,3 milioni) e Pakistan (860 mila persone). Le mete preferite sono Medio Oriente, Hong Kong, Singapore e Malaysia. Diverso il discorso per gli indiani, che si sono spostati principalmente verso i paesi occidentali.
Pyongyang ha condotto test per missili con testate multiple, ma Seul nega
Il 26 giugno la Corea del Nord ha condotto con successo un importante test finalizzato allo sviluppo di missili dotati di testate multiple, stando a quanto riferito dall’agenzia di stampa statale Kcna. Il test mirava a garantire la capacità dei Mirv, ha aggiunto l’agenzia nordcoreana, riferendosi alla tecnologia dei veicoli di rientro con bersagli multipli indipendenti, cioè con la capacità di sparare diverse testate su un unico missile balistico. Scettica invece la Corea del Sud. Secondo Seul si tratta di informazioni ”ingannevoli” per mascherare un lancio fallito. Il 26 giugno, l’esercito sudcoreano aveva affermato che Pyongyang aveva effettuato un lancio di prova di quello che sembrava essere un missile ipersonico, ma che si era concluso con un’esplosione in volo.