La Cina donerà 1,5 miliardi di yuan (232,5 milioni di dollari) per un nuovo fondo destinato alla conservazione della biodiversità nei paesi in via di sviluppo. Lo ha annunciato ieri il presidente Xi Jinping durante la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP15), ospitata dalla città di Kunming, il capoluogo dello Yunnan. Il leader cinese ha inoltre promesso maggiori sforzi nello sviluppo delle energie rinnovabili: ” Accelereremo la pianificazione di progetti fotovoltaici ed eolici su larga scala. In una prima fase questi progetti avranno una capacità installata combinata di 100 milioni di kilowatt”. L’obiettivo è sempre quello di affrancare il Paese dal carbone per rispettare gli impegni presi a Parigi. A tal fine Xi ha annunciato che il governo cinese perseguirà il modello “1+N”, che implica oltre all’agenda politica centrale per raggiungere il picco delle emissioni nel 2030 e la neutralità carbonia nel 2060, una serie di piani d’azione per le aree e le industrie chiave. La Cina ha poi ufficialmente proclamato l’istituzione del primo lotto di parchi nazionali cinesi, tra cui uno sull’altopiano tibetano, un altro per i panda giganti nella provincia sudoccidentale del Sichuan e un terzo per le tigri siberiane e i leopardi dell’Amur nella Cina nordoccidentale. Nella giornata di lunedì il vicepremier Han Zheng aveva anticipato un aggiornamento della Convenzione sulla strategia e il piano d’azione per la diversità biologica approvata nel 2010. L’evento di questa settimana – di cui una seconda sessione si terrà in primavera – è complementare al più atteso COP26 di Glasgow, a cui ormai è improbabile che Xi prenderà parte. Grazie anche al disimpegno trumpiano, la Cina sta cercando di sfruttare il dossier climatico per acquisire una posizione di forza ai tavoli internazionali. Non a caso Xi ha ribadito la necessità di promuovere un “multilateralismo vero” in contrapposizione al modello restrittivo di governance internazionale promosso da Washington.
[fonte Reuters SCMP, SCMP]Li Keqiang fa un passo indietro sul carbone, Pechino liberalizza i prezzi dell’energia elettrica
La questione ambientale è particolarmente sentita in Cina dove da giorni all’emergenza energetica, dovuta alla sostenuta ripresa economica, si è aggiunta una nuova ondata di alluvioni nello Shanxi, una delle province centrali per l’estrazione del carbone. Proprio ieri, mentre si teneva la Conferenza sulla biodiversità, il premier Li Keqiang ha bacchettato i governi locali per aver introdotto troppo drasticamente gli obiettivi di riduzione del carbone, compromettendo la distribuzione dell’energia elettrica con ricadute non solo per il comparto industriale ma anche per la vita dei comuni cittadini. Li ha quindi esortato le amministrazioni provinciali a rivedere il loro mix energetico, aumentando l’utilizzo di petrolio, shale gas e la produzione di metano. Alle parole del premier è seguito l’annuncio della liberalizzazione del sistema che regola i prezzi dell’energia prodotta dal carbone, sino a oggi mantenuti artificialmente bassi dallo stato. Secondo la riforma, gli utenti industriali e commerciali acquisteranno elettricità ai prezzi di mercato permettendo alle aziende elettriche di guadagnare di più con la speranza che questo le induca a stabilizzare la produzione anche a fronte di un aumento del costo del carbone. [fonte SCMP]
Le quattro proposte cinesi al G20 sull’Afghanistan
La strada della pace e della stabilità in Afghanistan è ancora lunga. A dirlo è stato ieri il ministero degli Esteri cinese Wang Yi partecipando da remoto al G20 italiano in qualità di inviato speciale di Xi Jinping. Wang ha presentato quattro proposte per risolvere la crisi: anteporre la questione umanitaria; accompagnare l’Afghanistan verso uno sviluppo inclusivo; mantenere tolleranza zero nei confronti del terrorismo e cercare di introurre sforzi congiunti a livello internazionale. Fermo restando però che chi ha provocato il danno (leggi: gli Stati uniti) “deve assumersi la responsabilità di aiutare a evitare una crisi umanitaria e dei rifugiati.” Il NIKKEI riassume così il vertice da una prospettiva asiatica: “La Cina e la Russia, fautrici della revoca delle sanzioni internazionali contro l’Afghanistan, hanno ignorato il summit. Il Pakistan, influente vicino dell’Afghanistan che ospita almeno 3 milioni di rifugiati afghani, non è stato invitato. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato virtualmente e Torek Farhadi, ex consigliere economico del governo afghano, ha rilevato che “più della metà degli 1,2 miliardi di dollari promessi dal G20 per l’Afghanistan sono in realtà per contenere una crisi di rifugiati nei paesi vicini.” L’Occidente sembra avere un peso sempre meno rilevante negli equilibri asiatici. Pechino ha manifestato chiaramente di voler risolvere la questione afghana a livello regionale interloquendo con Russia ed ex repubbliche sovietiche. Sempre ieri Wang Yi ha partecipato al sesto meeting ministeriale della Conference on Interaction and Confidence-Building Measures in Asia, per gli amici CICA, per i nemici la “NATO asiatica”. Qui il capo della diplomazia cinese si è scagliato contro l’Aukus e le alleanze indopacifiche di Washington. Tempismo impeccabile considerato che proprio ieri sono cominciate le esercitazione del Quad nel golfo del Bengala. [fonte GT SCMP]
Harvard sceglie Taiwan per il suo programma di cinese
L’università di Harvard ha deciso di trasferire i propri corsi estivi di mandarino da Pechino a Taipei. Lo ha riferito ieri l’ateneo, annunciando che dal prossimo anno sarà l’università nazionale di Taiwan (Ntu), anziché la Beijing Language and Culture University, a tenere il rituale programma di otto settimane che consente a 60 studenti di Harvard di studiare la lingua e la cultura cinese. La partnership con l’università di Pechino durava dal 2005. Secondo la direttrice del programma, Jennifer Liu, difficoltà logistiche a causa del Covid hanno reso impossibile portare avanti la collaborazione ma non è escluso che abbia influito il raffreddamento dei rapporti con gli Stati uniti. Nel 2019 erano già state vietate le celebrazioni del 4 luglio, giorno dell’indipendenza americana in occasione del quale veniva organizzata una piccola festa con tanto di pizza e inno nazionale degli Stati Uniti. [fonte SCMP]
Pechino introduce nelle scuole l’educazione alla salute mentale
La città di Pechino ha introdotto l’educazione alla salute mentale nelle scuole elementari e medie. Secondo un recente rapporto dell’Istituto di Psicologia dell’Accademia cinese delle scienze, il 24,6% degli adolescenti cinese è affetto da una qualche forma di depressione. Questo vuol dire che circa 7,41 milioni di bambini di età compresa tra 4 e 16 anni soffrono di problemi mentali o comportamentali. Un dato che trova conferma nel numero elevatissimo di suicidi in tenera età. Quasi 100.000 di minori si tolgono la vita ogni anno, stando ai media cinesi. “Nella metà dei casi i sintomi [della depressione] si manifestano all’età di 14 anni, ma solo raramente la malattia viene rilevata e trattata”, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, che afferma che il suicidio è la quarta principale causa di morte tra gli adolescenti di 15 e 19 anni in tutto il mondo. [fonte Sixth Tone]
Monta la polemica per le donne scaldaletto nella Cina rurale
Nonostante l’ultimo censimento dimostri una riduzione del gap numerico tra donne e uomini cinesi, nella provincia dello Hunan la questione continua ad essere molto sentita tra la popolazione rurale. Tanto che in una contea locale “la questione degli uomini rurali anziani non sposati sta gradualmente cessando di essere un problema individuale, diventando un problema sociale”. Per questo le autorità si impegnano a “incoraggiare le giovani donne a rimanere nelle loro città natale”, hanno riportato i media locali titolando “Portare calore nei letti degli uomini rurali anziani è un’impresa necessaria”. Il linguaggio utilizzato non ha mancato di sollevare un polverone. Molte le critiche per il paragone velato tra le donne a uno scaldaletto. Secondo uno studio pubblicato dalla Lega della gioventù comunista cinese, quasi il 44% delle donne cinesi non ha intenzione di sposarsi o dichiara di non essere “sicura” se si sposerà mai. Più del doppio degli uomini. Tra le ragioni più comunemente citate ricorre la convinzione che lo stato di maternità sia socialmente penalizzante. [fonte Sixth Tone]
Corea del Nord: missili e arti marziali per avvertire gli Usa
Lunedì, la Corea del Nord ha organizzato una rassegna militare per il 76esimo anniversario del Partito dei Lavoratori. Con un giorno di ritardo. Allo sfoggio di muscoli hanno preso parte un nuovo carro armato e nuovi missili a combustibile solido, oltre a missili ipersonici o da lancio sottomarino. L’evento, tenuto fuori dalla sala espositiva in cui si è tenuta una mostra bellica, ha incluso spettacoli di arti marziali e prove di forza a torso nudo. Uno striscione davanti al museo riassumeva così il senso della mini-parata: “siamo una potenza nucleare”. Lunedì, il vero giorno dell’anniversario, Kim era intervenuto con un discorso contro l’ipocrisia americana. Letteralmente o quasi: “Gli Stati Uniti hanno spesso segnalato che non sono ostili, ma i fatti non confermano che non lo siano davvero”. [fonte NYT, AFP]
A cura di Alessandra Colarizi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.