In Cina e Asia – Xi a Macao per il 20° anniversario dell’handover

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Macao è tutto quello che non è Hong Kong: leale, socialmente armoniosa e pienamente realizzata da un punto di vista economico. Insomma, un esempio vincente di quel modello “un paese due sistemi” contestato nell’ex colonia britannica nel corso di sei mesi di proteste. E’ questo il messaggio trasmesso da Xi Jinping questa mattina a margine dei festeggiamenti per il 20esimo anniversario dal ritorno dell’ex colonia portoghese alla mainland. L’evento, che ha coinciso con l’insediamento ufficiale del nuovo chief executive  Ho Iat-seng, ha fornito l’occasione per rimarcare la stretta correlazione che intercorre tra fedeltà politica e prosperità. Il presidente cinese ha ricordato come “i connazionali di Macao hanno una tradizione di patriottismo; hanno preso in considerazione questioni basate sull’interesse della nazione e di Macao. Le autorità sono state formate principalmente da patrioti … L’educazione patriottica è stata ampiamente promossa dal sistema scolastico e il senso di identità nazionale è stato profondamente radicato nel cuore dei giovani.” Non solo. Xi ha inoltre avvertito che Pechino “non permetterà mai ad alcuna forza esterna di interferire negli affari di Hong Kong e Macao”. Che il Porto Profumato fosse il vero destinatario del messaggio lo si capisce dall’elogio degli sforzi messi in campo da Macao per assicurare nuovi alloggi e dotare la regione amministrativa speciale di una legge sulla sicurezza nazionale. Due questioni rimaste insolute a Hong Kong nonostante le pressioni del governo centrale. Mentre scriviamo, nulla di ufficiale è ancora emerso sull’introduzione di nuove politiche economiche, che stando a fonti Reuters dovrebbero rendere Macao un centro finanziario di fama internazionale. [fonte: SCMP, NYT]

L’Ue valuta una legge sul Xinjiang

I diritti umani potrebbero presto tornare al centro delle relazioni tra Unione Europea e Cina. A suggerirlo è stato il nuovo rappresentate per gli affari esteri Josep Borrell, secondo il quale il gruppo dei 28 starebbe lavorando a una legge analoga al Magnitsky Act con cui punire i funzionari cinesi responsabili delle detenzioni extragiudiziali nel Xinjiang. La questione, sollevata durante un recente incontro con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ha assunto maggiore visibilità in concomitanza con l’assegnazione del  Sakharov Prize for Freedom of Thought all’attivista uiguro Illam Tothi, agli arresti con l’accusa di separatismo. Il premio è stato consegnato dal parlamento europeo alla figlia Jewher Ilham che ne ha fatto le veci. [fonte: SCMP]

La Siria guarda alla Cina

Davanti alle crescenti minacce americane, la Siria guarda alla Cina. A rivelarlo è  Bashar al-Assad che in un’intervista rilasciata all’emittente hongkonghese  Phoenix Television ha riferito di essere in “trattative serie” con la Cina per portare la belt and road fino a Damasco. Sarebbero già sei i progetti siriani in attesa di essere approvati. Le parole di Assad precedono di pochi giorni il voto del Congresso americano sul Caesar Act, bozza di legge che preannuncia nuove sanzioni contro la leadership siriana e chiunque faccia affari nel paese. Lo sgambetto di Washington parrebbe tuttavia aver rafforzato le relazioni di Damasco con il gigante asiatico. Addirittura, il governo siriano avrebbe già cominciato a discutere “con un numero di aziende cinesi su come trovare modi per eludere le sanzioni e avere accesso al mercato” interno. Pechino guarda con interesse al paese non solo in riferimento alla nuova via della seta. La stabilità del governo siriano ha risvolti importanti anche per la questione dello Xinjiang. Secondo diverse fonti, sarebbero diverse migliaia i miliziani uiguri di stanza in Siria pronti a scatenare la jihad in Cina. [fonte: SCMP]

Come i vlogger politici bucano la censura

Si sa, il Great Firewall, il muro cibernetico che blocca le notizie sensibili, non è mai stato del tutto inespugnabile. Piuttosto, si era soliti pensare fosse il disinteresse dei netizen cinesi a rendere poco appetibili le notizie di politica. Alcuni sviluppi recenti sembrerebbero smentire quel sentire comune. Sono infatti sempre di più i vlogger di origine cinese a fornire informazioni scomode dal loro “esilio” all’estero, riuscendo a bucare la censura. E’ il caso di  Wen Zhao, curatore di un video blog in mandarino dedicato all’attualità cinese, spesso critico nei confronti del partito comunista. Mentre parte del suo pubblico risiede oltreconfine, sono molti i cinesi a fruire i contenuti dalla Cina (circa un quinto del totale), tanto che il suo canale su Youtube spesso attrae 100 volte le visualizzazioni ottenute dalla tv statale CCTV. Secondo l’Economist, la controversa rimozione dei due mandati presidenziali e la guerra commerciale con Washington hanno ravvivato l’interesse per la politica facendo emergere la necessità di fonti d’informazione non edulcorate. Tra gli ultimi argomenti discussi da Wen svettano le proteste della città di Wenlou contro la costruzione di un forno crematorio ritenuto inquinante. [fonte: Economist]

Carne di maiale in cambio di depositi bancari

Da quando la peste suina ha dimezzato gli allevamenti cinesi, la carne di maiale è diventata quasi un bene di lusso. E’ così che le piccole banche rurali hanno deciso di attirare nuovi clienti offrendo loro in cambio il prezioso alimento. Il sistema sta funzionando piuttosto bene a Duqiao, nella provincia del Zhejiang, dove la Linhai Rural Commercial Bank ha regalato 500 g di carne a chiunque fosse disposto a depositare una somma pari o superiore a 10.000 yuan con vincolo a tre mesi. Secondo la banca, sono stati distribuiti oltre 1000 ricompense. Casi analoghi sono stati registrati nello Hebei e nel Guizhou, dove gli istituti di credito locali hanno maggiore difficoltà ad accumulare capitali rispetto ai competitor più grandi. Nonostante le misure messe in atto dal governo per aumentare le forniture a livello nazionale, i prezzi del maiale sono aumentati del 26% rispetto a ottobre, rendendo la prelibatezza amata dai cinesi un lusso non per tutti. [fonte: SCMP]

La scalata mondiale delle app cinesi

La chiacchierata app di microvideo Tik Tok ha scavalcato Instagram raggiungendo il quarto posto nella top 10 stilata da App Annie, la piattaforma che da anni monitora le applicazioni più scaricate su App Store e Google Play. Il debutto dell’omologo internazionale di Douyin non è l’unica novità in salsa cinese. La lista vede infatti un’altra new entry Made in China: la piattaforma di creazione e condivisione video Likee, balzata alla settima posizione davanti a Snapchat, Netflix, e Spotify. Nonostante i vari scandalucci, la grande famiglia Facebook si conferma ai vertici del podio con Messenger al primo posto seguito proprio da FB e Whatsapp.  [fonte: Caixin]

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