Lunedì Xi Jinping ha parlato in occasione del Forum Economico Mondiale di Davos, tenutosi quest’anno in modalità online: come nel 2017 il presidente cinese ha invitato la comunità internazionale alla cooperazione per superare le “crisi multiple” da cui è afflitta. Superare le divisioni ideologiche e ridurre l’asimmetria tra paesi ricchi e poveri sono alcune delle strategie che Xi ha suggerito, oltre a chiedere maggiore coordinamento tra politiche macroeconomiche per risollevare l’economia mondiale. “Ogni paese è unico e ha il suo sistema sociale, nessuno è superiore agli altri” ha aggiunto, chiedendo di superare le divisioni per raggiungere una prospettiva comune attraverso il multilateralismo e il rispetto dell’ordine internazionale. Il discorso di Xi Jinping arriva in una fase difficile per la cooperazione internazionale, mentre tutti gli occhi sono puntati sulla Cina dall’esplosione del focolaio a Wuhan fino alle ultime accuse lanciate al tramonto dell’amministrazione Trump. [Fonte: CGTN]
L’Indo-Pacifico ancora al centro delle tensioni Cina-Usa
Gli Stati Uniti stanno sviluppando nuove tecniche di aggiramento delle difese cinesi e russe, un nuovo piano che guarda diritto all’Asia mentre il Medioriente sembra relegato in secondo piano. In particolare, l’esercito americano sta aggiornando la propria flotta aerea con un nuovo bombardiere, il B-21 “Raider”, accompagnato – curiosamente – da alcuni vecchi B-52, concepito all’alba della Guerra Fredda e studiato in caso di conflitto nucleare. La struttura del velivolo, ammodernata da componenti più avanzate, permette all’Air Force di penetrare velocemente lo spazio aereo e resistere alle pressioni, oltre che a caricare grosse quantità di bombe convenzionali o due nucleari. Le esercitazioni dell’aereonautica e della marina americane sono un altro segnale che anche con Biden l’America vede nella Cina e nella Russia le sue più pericolose rivali sullo scacchiere geopolitico mondiale per i prossimi decenni. Il nuovo ministro della Difesa degli USA Lloyd Austin ha già aperto un dialogo nei confronti degli “alleati” asiatici, invitando Giappone e India a collaborare con gli Stati Uniti per una strategia di ridimensionamento della Cina nella regione. Il nodo principale rimane il Mar Cinese Meridionale, per il quale l’America dice di “impegnarsi a combattere ogni unilateralismo che tenta di cambiare lo status quo in Asia orientale”. La ripresa del dialogo con la rete di alleati storici degli USA in Asia non è solo un tentativo di recuperare quel legame che durante gli anni di presidenza Trump si era affievolito. La ripresa di una politica estera per l’Asia più decisa serve a rispristinare il sistema di alleanze nella regione, dimostrando come anche per Biden l’Asia abbia assunto una nuova centralità per gli Stati Uniti e i propri interessi. Nel frattempo, la Cina si fa sempre più assertiva sullo stretto di Taiwan, dove non si arresta la serie di esercitazioni dell’Esercito Popolare di Liberazione. Taiwan ha risposto oggi inviando nel cielo alcune unità per una simulazione di guerra aerea. La continuità con cui queste esercitazioni si stanno svolgendo preoccupa gli osservatori, che vedono la strategia cinese sempre più simile a una preparazione vera e propria per lo scontro sul campo. E un altro segnale nei confronti delle ultime prese di posizione USA nei confronti di Taiwan. [Fonti: WSJ, SCMP, Reuters]
La Cina vicina al podio nella corsa per la leadership IA
Gli Stati Uniti dominano il mondo della ricerca e sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma la Cina sta recuperando velocemente e potrebbe presto superare Washington. È questo il risultato di uno studio dell’istituto di ricerca americano Information Technology and Innovation Foundation, appena pubblicato questo lunedì. Dopo l’annuncio dei supercomputer quantistici Pechino ha rapidamente salito la classifica dei maggiori innovatori nel campo dell’IA, mentre perde campo l’Unione Europea. Il rating viene stabilito su una scala di trenta metriche differenti che comparano attività di ricerca, sviluppo commerciale e investimenti in tecnologie hardware e software. Il report conclude affermando che gli USA sono ancora i leader mondiali nella produzione di chip per i sistemi di intelligenza artificiale, in una competizione dove si decide il futuro delle influenze economiche e politiche nei nuovi settori chiave della tecnologia avanzata. [Fonte: SCMP]
La maternità surrogata nel mirino dei netizen cinesi
Nelle ultime settimane l’opinione pubblica cinese è stata travolta dal dibattito sulla maternità surrogata. Pratica vietata in Cina, si è tornati a parlarne dopo che è stato reso pubblico lo scandalo intorno all’attrice cinese Zhang Shuang – accusata di aver “abbandonato” i due figli nati da madri surrogate dopo il divorzio. Ora è un film da poco approvato dalla China Film Administration a sollevare una questione che in Cina è molto controversa: a poche ore dall’annuncio, l’ashtag “Feichang Yunshi” ha generato oltre 220 milioni di visualizzazioni. Secondo l’annuncio del regista Chen Kaige – vincitore della Palma d’Oro a Cannes con “Addio mia concubina” – il film racconterà la storia di una madre che cerca di riscoprire il passato della figlia dopo la sua morte. Per i critici il film romanticizzerebbe la maternità surrogata, poiché la madre quando arriva nel paese scopre che la figlia aveva lasciato un suo ovulo congelato e cercherà con ogni mezzo di compiere quello che la figlia ha lasciato a metà. Alcuni addirittura accusano Cheng di approfittare dell’occasione mediatica per fare guadagni facili, invitando a boicottare il film. Secondo molti cinesi la maternità surrogata per quanto vietata non viene inquadrata chiaramente dalla legge e questo ha permesso a donne come Zhang di richiederla all’estero. In questo senso il film di Chen Kaige viene criticato ancora prima della sua uscita proprio perché non emergerebbe la critica a tale pratica, cosa di cui è stato accusato anche a dicembre 2020 sempre per aver presentato un cortometraggio dove avrebbe dipinto “troppo positivamente” l’esperienza di una madre surrogata. [Fonte: Global Times]
Germania, USA e Giappone chiedono aiuto a Taiwan per contenere la crisi dei chip
Nelle ultime settimane si è registrato un crollo nella produzione e fornitura di chip sui mercati globali. In particolare, è la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TMSC), il più grande produttore di chip al mondo, ad approfittare della situazione e sta considerando un nuovo round di rialzo dei prezzi. A mancare sono soprattutto chip per veicoli elettrici: di conseguenza, la produzione delle grandi case automobilistiche sta già subendo dei rallentamenti, mentre i prezzi continuano lentamente a lievitare. La mossa della TSMC ha spinto i funzionari governativi di Germania, USA e Giappone a rivolgersi a Taipei per risolvere la situazione di carenza di chip e contenere le richieste dell’azienda: una scelta insolita, che evidenzia l’urgenza di uscire dal circolo vizioso di scarsità e rincari. Solo nel 2020 e nonostante la crisi pandemica TMSC ha registrato un aumento record del fatturato del +50%. [Fonte: Nikkei]
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Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.