Nel giorno della riapertura di Wuhan, la Cina ha registrato un nuovo picco di contagi: secondo la commissione sanitaria nazionale, nelle passate 24 ore i casi sono passati da 32 a 62, 59 dei quali importati. Sono invece addirittura quadruplicati i casi asintomatici, ben 137 rispetto ai 30 di lunedì. In tutto sono ancora 1095 le persone senza sintomi sotto osservazione. A Suifenhe, nello Heilongjiang, le autorità hanno introdotto misure analoghe a quelle dello Hubei per limitare i contagi al confine con la Russia. La situazione al nord non sembra, tuttavia, aver turbato il clima festoso che ha scandito la liberazione di Wuhan. Dopo 76 giorni di lockdown, il capoluogo dello Hubei ha riattivato i mezzi di trasporto in uscita: stando alle prenotazioni, 10mila persone si apprestano a lasciare la città in aereo, mentre sono oltre 50mila i biglietti del treno già venduti. Fin dalle prime ore di mercoledì, sui media statali sono circolate le immagini della rimozione dei posti di blocco lungo la strada, mentre in centro i grattacieli sono stati addobbati con giochi di luci. Ma la mancata riapertura delle scuole e i continui inviti a limitare le uscite da casa rivelano la preoccupazione delle autorità davanti a un dilemma comune: come tornare alla normalità senza rovinare il lavoro fatto finora. [fonte: Guardian, Reuters]
Attacco hacker alle missioni diplomatiche in Italia, alle agenzie cinesi e all’Oms
Oltre 200 server sono stati compromessi da un gigantesca campagna di spionaggio cibernetico ai danni delle agenzie cinesi, delle missioni diplomatiche in Italia, Regno Unito, Nord Corea e Tailandia e dei database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. A dare la notizia l’ultimo rapporto di Qihoo 360, internet provider leader della cyber-sicurezza in Cina, sottolineando come in questo momento di emergenza globale, con una crescita esponenziale degli scambi di dati e delle attività online, la maggior parte delle organizzazioni e delle istituzioni siano più esposte e vulnerabili che mai ad attacchi da remoto. Per lo studio, gli attacchi mirano ad accedere a maggiori dettagli sulla pandemia e provengono dal gruppo di hacker asiatici DarkHotel. La Qihoo monitora i DarkHotel da molti anni. Nel 2007 sono riusciti a tracciare le loro azioni in Asia Orientale, rivelando attacchi a impiegati governativi e dirigenti aziendali in Giappone, Usa, Cina e Nord Corea. [fonte: SCMP]
17+1: L’Europa dell’Est non è soddisfatta dei rapporti con la Cina
Gli stati dell’Europa centrale e orientale, i cosiddetti “17+1”, sono a dir poco insoddisfatti dell’evolversi delle proprie relazioni con Pechino. Stando al report “Empty shell no more” (mai più conchiglie vuote), redatto della China Observers in Central and Eastern Europe, nei primi 8 anni di intesa dei 17+1, il deficit commerciale tra le due bilance si è accresciuto notevolmente. Secondo i ricercatori, gli stati dell’Europa centrale e orientale hanno un saldo negativo di 75 miliardi nei rapporti di import-export con la Cina e dovrebbero domandare maggiori benefici al governo di Pechino, soprattutto vista la loro strategicità per piani di sviluppo internazionale come La Nuova Via della Seta. [fonte: SCMP]
Cybersicurezza: Taiwan vieta Zoom nei pubblici uffici, si useranno solo Google o Microsoft
Sulla scia dei divieti implementati dal Ministero della Difesa Australiano, da SpaceX e dalla Nasa, anche il governo di Taiwan ha deciso di vietare lo svolgimento di funzioni governative attraverso piattaforme conssiderate “non-sicure”. Celebri app come Zoom e molte altre saranno dunque completamente tagliate fuori dal mercato pubblico. Per Taipei i pubblici uffici si potranno avvalere solo di strumenti offerti da Google o da Microsoft. La mossa ha ovviamente un retrogusto geopolitico. Zoom è un app cinese, la quale nonostante si descriva come sicura e basata su meccanismi di crittografia end-to-end, è stata più volte accusata di aver accesso a dati e meeting privati e di tramsettere le chiavi di codifica al governo di Pechino. Fenomeni simili sono già accaduti negli ultimi anni: la Russia ha preso precauzioni sulla Apple, la Cina su Google, gli Usa su Huawei. I Big Data stanno sempre più ridefinendo la diplomazia e le relazioni internazionali. [fonte: Quartz]
Le grandi corporazioni cinesi guardano alle aziende europee stremate dalla pandemia
Dai dati bancari recenti si evince un picco di richieste, proposte e fondi provenienti da grandi società cinesi verso target europei. La gran parte dei richiedenti sono conglomerati pubblici, campioni nazionali del capitalismo di stato cinese, e le loro proposte preliminari giungono all’indomani della pubblicazione del MSCI Europe Index, il quale ha rilevato un calo del 23% relativo alle performance dei mercati europei nell’ultimo anno. Il peggior dato dalla crisi finanziaria globale del 2008. In questo momento le industrie aeree, gli albergatori o le grandi società sportive del Vecchio continente sono alla ricerca di fondi che possano evitare la bancarotta dovuta al blocco pandemico delle attività. Alcune di loro stanno già avviando delle strategie difensive, richiedendo sostegni bancari, al fine di scongiurare possibili acquisizioni. [fonte: Bloomberg]
China Files propone alle aziende italiane interessate alla Cina servizi di comunicazione quali: newsletter, aggiornamenti su specifici settori, oltre a progetti formativi e approfondimenti ad hoc. Contattaci a info@china-files.com
Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.