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In Cina e Asia – Wang Yi atteso in India

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Wang Yi atteso in India
  • Pechino spinge sull’idrogeno e insegue l’autonomia energetica
  • Ucraina: la Cina unico paese a sostenere all’Onu proposta russa per gli aiuti
  • Recuperata scatola nera dell’aereo precipitato in Cina
  • L’azienda di droni DJI nega di essere coinvolta nella guerra in Ucraina

Riflettori puntati sull’India. Dopo un’inattesa visita in Afghanistan (dove la Cina sta riattivando i vecchi progetti minerari), nella serata di oggi il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, si recherà a New Delhi per il primo incontro con i funzionari indiani da quando ci sono stati gli scontri sanguinosi tra gli eserciti dei due paesi sul confine conteso sull’Himalaya. Si tratta della prima visita di un funzionario cinese nel subcontinente indiano dal 2019. Come confermano fonti ufficiali a The Hindu, Wang dovrebbe incontrare il consigliere per la Sicurezza Nazionale indiano, Ajit Doval, e il suo omologo Subrahmanyam Jaishankar. Al centro dell’incontro, oltre alle dispute bilaterali nelle zone di confine che hanno segnato un confronto sfociato nel sangue nell’estate del 2020, Wang discuterà della guerra in Ucraina. Sia la Cina che l’India si sono astenute dal voto su una risoluzione delle Nazioni Unite di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. New Delhi è l’unico tra i paesi membri del Quad a non aver preso una posizione dura contro Mosca.

In ballo, probabilmente, ci sono importanti affari economici. Non solo armamenti (l’India infatti importa dalla Russia circa l’80% di equipaggiamento militare) ma anche altri beni. New Delhi dovrebbe approvare a breve un accordo commerciale rupia-rublo con Mosca per non lasciare che l’import e l’export subiscano una battuta d’arresto dopo le sanzioni occidentali imposte alla Russia. Lo ha raccontato alla Cnbc A Sakthivel, presidente della Federazione delle organizzazioni di esportazione indiane (FIEO), secondo cui il governo indiano sta lavorando a una proposta per consentire a cinque banche indiane nazionalizzate di essere impegnate nel commercio con Mosca.

Sakthivel ha aggiunto che le sanzioni internazionali alla Russia offrono agli esportatori indiani l’opportunità di espandersi nel mercato russo. In caso come potrebbe reagire Washington? Probabilmente la Casa Bianca potrebbe chiudere un occhio davanti a un rapporto commerciale tra New Delhi e Mosca, con lo scopo di segnare una distanza tra Cina e Russia. Un’analisi del SCMP.

Pechino spinge sull’idrogeno e insegue l’autonomia energetica

La Cina si trova in una “fase critica” per garantire la sicurezza energetica nazionale, dal momento che rischi vecchi e nuovi si “intrecciano”. E’ quanto si legge nel quattordicesimo piano quinquennale per il 2021-25 pubblicato lo scorso martedì, che enfatizza come la cooperazione energetica di Pechino con Mosca sia destinata a rafforzarsi, nonostante il progetto preveda l’indipendenza e la diversificazione delle importazioni. Rispetto al passato, la nuova direttiva individua un nuovo mix energetico con orizzonte il 2025. La Cina prevede di incrementare il ricorso a fonti rinnovabili, stabilizzare la produzione di greggio e ampliare la produzione di gas naturale, garantendo una cooperazione energetica con altri paesi – inclusi gli Stati Uniti – mentre corre verso i propri obiettivi di picco di emissioni e neutralità carbonica.

Secondo piano di sviluppo energetico 2021-2025 formulato dall’Amministrazione nazionale per l’energia e dalla Commissione nazionale di sviluppo e riforma, entro il 2025 la Cina punta a stabilizzare la produzione annua di petrolio greggio a 200 milioni di tonnellate – equivalenti a 4 milioni di barili al giorno – e ad aumentare la produzione annuale di gas naturale a più di 230 miliardi di metri cubi. In parallelo, la Cina intende promuovere lo sviluppo “attivo, sicuro e ordinato” del nucleare e delle fonti rinnovabili, puntando sullo sviluppo dell’energia a idrogeno: la produzione annuale di idrogeno da energia rinnovabile dovrebbe arrivare tra 100mila e 200mila tonnellate.

La spinta arriva dalle conseguenze economiche innescate dal conflitto russo in Ucraina e dalla carenza di fonti energetiche registrata l’anno scorso. La leadership cinese ha mostrato una crescente attenzione all’autosufficienza delle materie prime chiave, dall’energia alla soia, come confermato lo scorso dicembre dal presidente Xi Jinping quando ha affermato che è necessario stabilire un limite alla dipendenza dalle importazioni. Lin Boqiang, membro del Consiglio della National Energy Administration, ha detto al SCMP di aspettarsi quindi una maggiore cooperazione energetica con la Russia a causa delle crescenti tensioni tra Mosca e Occidente. “Ma questo non significa rinunciare al Medio Oriente e ad altri paesi, perché Pechino non può affidare la sicurezza energetica nazionale a un solo paese”. Tuttavia, l’esperto riconosce le opportunità e i vantaggi che possono nascere dalla cooperazione energetica tra Mosca e Pechino. E non è l’unico. Come vi abbiamo raccontato, Xu Qin, capo del Partito dello Heilongjiang, la cintura di ruggine cinese, ha affermato che la rotta orientale del gasdotto Cina-Russia deve essere messa in sicurezza, mentre contestualmente occorre accelerare la costruzione di nuove diramazioni. Lo scopo è quello di “contribuire ulteriormente a garantire la sicurezza energetica nazionale e servire il coordinamento strategico Cina-Russia”.

Ucraina: la Cina unico paese a sostenere all’Onu proposta russa per gli aiuti

Dall’inizio della guerra in Ucraina la Cina nasconde la propria ambiguità dietro la maschera del neutralismo. Anche ieri Pechino ha allineato la propria posizione a quella di Mosca appoggiando al Consiglio di Sicurezza dell’Onu la proposta russa per l’invio di aiuti e supporto ai civili. La risoluzione, che non faceva menzione delle responsabilità della Russia  nella crisi, ha ottenuto solo l’appoggio della Cina. Tutti gli altri 13 membri si sono astenuti.

Recuperata scatola nera dell’aereo precipitato in Cina

Le squadre di soccorso cinesi hanno recuperato ieri la scatola nera dell’aereo passeggeri della China Eastern Airlines, precipitato lunedì nella regione del Guangxi, nella Cina meridionale. Come reso noto da Mao Yanfeng, capo del centro di indagine sugli incidenti aerei della Civil Aviation Administration of China, la scatola nera è gravemente danneggiata, ma conterrebbe il registratore vocale della cabina di pilotaggio dell’aereo. Data la sua importanza, il registratore verrà inviato a Pechino per la decodifica, anche se il tempo dell’analisi dipenderà dall’entità del danno. Le registrazioni raccolte dal sistema potrebbero offrire indizi sul motivo per cui il Boeing 737-800 abbia perso quota. Il servizio di soccorso e antincendio regionale ha individuato anche resti umani di alcune delle 132 persone a bordo che hanno perso la vita.

L’azienda di droni DJI nega di essere coinvolta nella guerra in Ucraina

L’azienda cinese produttrice di droni, la DJI, nega il coinvolgimento dei suoi prodotti nel conflitto in Ucraina, ma i dubbi sulle sue affermazioni sono molti. La scorsa settimana il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov, su Twitter, ha chiesto alla DJI di smettere di fare affari con Mosca perché i suoi droni potrebbero essere utilizzati dall’esercito russo. L’azienda cinese, che vende i suoi prodotti sia a Mosca, sia a Kiev, sostiene però che i suoi droni sono “progettati per uso civile e non per scopi militari”, smarcandosi così da una questione che ha definito “politica”. Inoltre, in risposta a Fedorov, la DJI ha dichiarato di non essere in grado di ottenere i dati di volo dei prodotti acquistati dai suoi clienti né di identificare le posizioni dei droni. Questa, sottolinea Caixin, è una tesi difesa anche davanti agli Stati Uniti, quando sono sorti problemi di sicurezza.

La risposta è stata insufficiente per il vicepremier ucraino, che è convinto dell’utilizzo da parte dell’esercito russo di “una versione estesa” del sistema per il rilevamento dei droni AeroScope di DJI. Rilasciato nel 2017, il sistema AeroScope è progettato per identificare e tracciare i movimenti dei droni DJI entro un raggio di 50 km. In risposta alla preoccupazione relativa all’AeroScope, DJI ha affermato di “non aver modificato in alcun modo la funzionalità del nostro sistema AeroScope in Ucraina”.

Sebbene i droni della DJI siano prodotti per usi civili per realizzare riprese cinematografiche ed effettuare mappatura geografica, sono considerati di alta qualità e a buon mercato e sono quindi entrati negli strumenti delle forze armate di diversi paesi. La scorsa settimana, Forbes ha riferito che l’esercito degli Stati Uniti ha utilizzato l’appaltatore Aerial Armor per un ordine AeroScope da 50 mila dollari effettuato nel 2020 e un altro nel 2021, quando ha effettuato un ordine da 120 mila dollari per acquistare il sistema tramite un appaltatore con sede in Texas.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi