- Vola la domanda di pannelli solari cinesi in Europa
- Wang Yi a Kissinger: la Cina non cederà “nemmeno un millimetro di terra”
- Ispettori americani a Hong Kong per scongiurare il delisting
- Hong Kong sospenderà la quarantena obbligatoria
- Hong Kong: armonicista che aveva commemorato Elisabetta II arrestato per sedizione
- Cittadini accusano il governo indiano di aver ceduto appezzamenti alla Cina
In Europa cresce la domanda di pannelli solari importati dalla Cina, mentre il conflitto russo-ucraino minaccia l’approvvigionamento energetico. La Cina è il più grande fornitore mondiale di dispositivi fotovoltaici. Secondo i dati raccolti da Infolink Consulting LLC, nei primi sette mesi del 2022, Pechino ha spedito in Europa moduli fotovoltaici (PV) con una capacità combinata di 51,5 gigawatt, il 25,9% in più rispetto all’intero anno scorso. L’offensiva russa in Ucraina ha comportato, tra le altre cose, un’incipiente crisi energetica. Dopo le sanzioni imposte da molti paesi europei, la Russia ha reagito tagliando l’offerta di gas naturale. Auspicabilmente, il timore di rimanere a secco spingerà i governi europei ad accelerare la transizione verso fonti di energia rinnovabili, aumentando la domanda di pannelli solari prodotti in Cina.
Dal canto suo, invece, Pechino è sempre più assetata di risorse energetiche tutt’altro che rinnovabili. Le pressioni della crisi economica scaturita dalla pandemia da Covid-19 hanno spinto il governo cinese a ricorrere massicciamente al carbone per risollevare l’economia. Ad agosto le importazioni dalla Russia e dall’Indonesia sono salite alle stelle, raggiungendo il livello più alto in almeno cinque anni. Le società elettriche si sarebbero rivolte all’estero, dopo che le anomale ondate di caldo registrate in estate hanno comportato un aumento esponenziale della domanda di energia per alimentare condizionatori e altri dispositivi di raffreddamento.
Wang Yi a Kissinger: la Cina non cederà “nemmeno un millimetro di terra”
“Come dice un vecchio proverbio cinese, è meglio perdere mille truppe che perdere un millimetro di terra”. Parola di Wang Yi. Il ministro degli Esteri cinesi, incontrando l’ex segretario di stato americano, Henry Kissinger, ha ribadito la determinazione di Pechino a portare avanti la riunificazione pacifica di Taiwan. Ma ha anche promesso tolleranza zero per le aspirazioni indipendentiste dell’isola, ricordando che la Cina nel 2005 ha adottato una legge anti-secessione. Secondo gli analisti, il riferimento alla normativa costituisce un duro ammonimento in risposta alle recenti affermazioni di Biden su un possibile intervento militare di Washington al fianco di Taipei.
Rivolgendosi alla comunità del business statunitense, Wang ha inoltre sottolineato come “il percorso di modernizzazione della Cina e il viaggio verso la prosperità comune per oltre 1,4 miliardi di persone offriranno maggiori opportunità di mercato e di sviluppo agli Stati Uniti e ad altri paesi del mondo”. Dall’inizio della trade war, semi-congelato il dialogo con Washington, aziende e governi locali sono diventati i principali interlocutori di Pechino.
Ispettori americani a Hong Kong per scongiurare il delisting
Washington ha inviato degli ispettori a Hong Kong per esaminare gli audit di circa 200 società cinesi, così da valutare se mantenere o meno la quotazione nelle borse statunitensi. Se il team – nell’ex colonia britannica da venerdì – non sarà soddisfatto, le società cinesi quotate sui mercati USA potrebbero essere costrette al delisting già dall’anno prossimo. I registri degli audit sono controllati generalmente da istituti come PwC e Deloitte, ma in Cina è vietata la consultazione da parte di paesi stranieri per ragioni di sicurezza nazionale. Washington sostiene però che per proteggere gli investitori sia necessario accedere alla documentazione. Così, il mese scorso ha stretto un accordo con Pechino per dare avvio all’ispezione delle sue società sul territorio nazionale.
Secondo gli esperti, il compromesso bilaterale è la riprova che nessuna delle parti vuole rischiare un decoupling finanziario tra le due maggiori economie del mondo. I potenziali obiettivi includono Alibaba, JD.com e Yum China, KFC e l’operatore cinese di Pizza Hut. I sopralluoghi nella Cina continentale non saranno possibili a causa delle strette misure anti-contagio della “politica zero-Covid”, per questo i documenti verranno trasferiti nella regione ad amministrazione speciale, che ha recentemente allentato le normative di contenimento del virus.
Hong Kong sospenderà la quarantena obbligatoria
A Hong Kong l’auto-sorveglianza domiciliare sostituirà la quarantena obbligatoria in hotel. Gli sforzi della regione ad amministrazione speciale per risollevare l’economia hanno ottenuto anche l’approvazione dei funzionari di Pechino. Il Chief Executive di Hong Kong, John Lee, ha dichiarato martedì che la regione intende allentare le restrizioni imposte dalla crisi sanitaria da Covid-19 perché il numero di contagi è sceso a circa 6.000 al giorno. Il governo della terraferma “non vede problemi” nelle nuove disposizioni, secondo quanto affermato dal vicedirettore dell’Ufficio cinese per gli affari di Hong Kong e Macao Huang Liuquan.
Dalla data del suo insediamento il 1° luglio, Lee ha adottato una serie di misure finalizzate a riaprire progressivamente l’economia locale, in contrasto con la politica “zero Covid” perseguita dalle autorità della Cina continentale. Ora il governo locale ha intenzione di recuperare la centralità finanziaria di Hong Kong, che può tornare ad attrarre visitatori e investitori in cerca di affari.
Hong Kong: armonicista che aveva commemorato Elisabetta II arrestato per sedizione
Un musicista hongkonghese è stato arrestato per sedizione dopo aver suonato in occasione della commemorazione per la morte della regina Elisabetta II. Hong Kong è stata una colonia britannica per oltre 150 anni, finché non è passata sotto la giurisdizione cinese nel 1997. Lunedì sera davanti al consolato britannico si sono riunite un centinaio di persone mentre nel Regno Unito si celebravano i funerali di stato della regina. A un tratto, un musicista ha iniziato a suonare con la sua armonica l’inno nazionale britannico e “Glory to Hong Kong”, una canzone molto popolare durante gli anni controversi delle proteste pro-democrazia svoltesi tre anni fa. Il fatto è stato riportato dai giornali locali e l’armonicista arrestato dalla polizia per “atti sediziosi”.
Cittadini accusano il governo indiano di aver ceduto appezzamenti alla Cina
Il governo indiano è stato accusato dai suoi cittadini di aver ceduto appezzamenti di terra alla Cina. A inizio settembre India e Cina hanno stipulato un accordo sul reciproco disimpegno militare per ritirare le truppe indiane e cinesi che pattugliavano il confine himalayano conteso, dal giugno del 2020. Il patto prevede che venga ristabilita la cosiddetta “linea di controllo effettivo” al punto che risale al periodo precedente alla “situazione di stallo”. I residenti che abitano in prossimità del confine, e che hanno vissuto da vicino le tensioni armate degli ultimi anni, affermano che le nuove zone cuscinetto sono state stabilite in aree che si trovavano in precedenza sotto il controllo indiano. Il recente accordo, raggiunto durante il 16° round di colloqui bilaterali tra i principali comandanti militari indiani e cinesi, è stato fortemente contestato perché i residenti dell’area sono preoccupati che la perdita di terre a favore della Cina possa compromettere i loro mezzi di sussistenza.
A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi
Laureata in Relazioni internazionali e poi in China&Global studies, si interessa di ambiente, giustizia sociale e femminismi con un focus su Cina e Sud-est asiatico. Su China Files cura la rubrica “Banbiantian” sulla giustizia di genere in Asia orientale. A volte è anche su La Stampa, il manifesto, Associazione Italia-Asean.