I titoli di oggi:
- Usa, TikTok a rischio ban, Biden rivendica successi contro la Cina
- Hong Kong: consegnata la bozza della legge sulla sicurezza nazionale
- Xi chiede all’esercito di coordinare difesa marittima e sviluppo economico, e riforme alla difesa tecnologica
- Le aziende statali cinesi dovranno smettere di utilizzare tecnologie informatiche occidentali entro il 2027
- India, mobilitazione di truppe senza precedenti nell’area di confine con la Cina
- Cina, aumenta il sostegno alle start-up di intelligenza artificiale
Il 7 marzo la commissione per l’Energia e il Commercio della Camera degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità una legge che concede alla società cinese ByteDance un lasso di tempo non superiore a sei mesi per cedere la sua partecipazione in TikTok, pena il ban dell’app. Dopo che negli ultimi anni alcuni legislatori statunitensi hanno accusato la piattaforma di rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale, la società ha tentato di scongiurare il blocco dell’applicazione nel paese, dove conta 170 milioni di utenti. Nemmeno un anno fa il Ceo di TikTok, il singaporiano Shou Zi Chew, è apparso per la prima volta di fronte al Congresso Usa rispondendo a domande insistenti sulla natura dei suoi rapporti con il Partito comunista cinese. Ma ora i legislatori hanno dichiarato che la Camera degli Stati Uniti potrebbe prendere in esame il disegno di legge nelle prossime settimane. Secondo quanto riferito da Punchbowl Nres, la Casa Bianca avrebbe fornito ai legislatori “assistenza tecnica durante la stesura del disegno”. “Questa proposta di legge è un vero e proprio divieto di TikTok, per quanto gli autori cerchino di mascherarlo”, ha dichiarato la società su X, evidenziando anche la capacità dell’app di creare posti di lavoro.
A far discutere è anche l’impiego della piattaforma da parte di Joe Biden, che se ne è servito per la sua campagna elettorale. Pensare che è proprio sul suo approccio duro nei confronti della Cina che il presidente americano sta puntando per ottenere un secondo mandato. “Per anni ho sentito dire che la Cina sta crescendo mentre il nostro paese rimane indietro, ma è il contrario: siamo noi a crescere, e la nostra economia è la migliore del mondo”, ha detto Biden nel suo discorso sullo stato dell’Unione, aggiungendo che la sua amministrazione si sta battendo contro le pratiche economiche “ingiuste” di Pechino. “Abbiamo garantito la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan, rafforzato le nostre alleanze nella regione indopacifica e fatto in modo che le tecnologie strategiche statunitensi non possano essere utilizzate dalla Cina: Donald Trump non ha fatto nulla di tutto ciò, nonostante le sue parole”, ha affermato.
Hong Kong: consegnata la bozza della legge sulla sicurezza nazionale
La Corte d’appello di Hong Kong ha abbassato la soglia delle condanne per sedizione, stabilendo che non è necessario dimostrare l’intenzione di incitare alla violenza ai fini del reato. Lo ha deciso una sentenza emessa giovedì 7 marzo sul caso di Tam Tak-chi, dj radiofonico e attivista per la democrazia che nel 2022 è stato condannato a 40 mesi di carcere per oltre 10 capi di accusa, incluso quello di “aver pronunciato parole sediziose”. Pechino ha resuscitato il reato per reprimere il dissenso all’indomani dei movimenti di protesta del 2019: Tam è stata la prima persona di Hong Kong ad essere processata per sedizione dalla fine del dominio britannico nel 1997. La sentenza della Corte potrebbe avere ripercussioni sui ancora processi in corso a carico delle testate giornalistiche Stand News e Apple Daily. Inoltre, servirà come punto di riferimento giudiziario alle autorità di Hong Kong per redigere la propria legge di sicurezza nazionale ai sensi dell’Articolo 23 della Basic Law, con l’obiettivo di ampliare il concetto di “intenzione sediziosa”. Venerdì 8 marzo il governo dell’ex colonia britannica ha presentato la bozza della normativa al parlamento di Hong Kong, che secondo AP potrebbe approvarla nel giro di poche settimane. Stando al disegno di legge, la pena massima per il reato di sedizione sale da due a a sette anni di detenzione. Dieci se viene accertato il coinvolgimento di un paese straniero.
Xi chiede all’esercito di coordinare difesa marittima e sviluppo economico, e riforme alla difesa tecnologica
Le forze armate “dovrebbero coordinare la preparazione ai conflitti militari marittimi e la protezione degli interessi marittimi con lo sviluppo dell’economia marittima”. Questo è quello che ha chiesto il presidente cinese Xi Jinping ai rappresentanti dell’esercito durante un incontro che si è tenuto giovedì, in occasione delle Due sessioni. I commenti del leader sono arrivati a pochi giorni di distanza dall’ultima disputa con le Filippine nel Mar cinese meridionale. Come riportato da Bloomberg, Xi ha anche detto agli esponenti delle forze armate di portare avanti la costruzione del sistema aerospaziale cinese, migliorare la difesa nell’ambito della cybersicurezza e attuare i principali progetti tecnologici. Su questo punto, il presidente ha parlato di riformare il sistema di difesa tecnologica tramite le “nuove forze di combattimento di qualità”.
India, mobilitazione di truppe senza precedenti nell’area di confine con la Cina
L’India ha spostato un’unità di 10 mila soldati, precedentemente assegnata al confine occidentale del paese, su un tratto di confine della lunghezza di 532 km che separa la regione autonoma del Tibet dagli stati settentrionali indiani di Uttarakhand e Himachal Pradesh. Citando fonti governative, Bloomberg ha anche riportato che il governo di Nuova Delhi ha mobilitato un altro contingente di 9 mila soldati, già designato per l’area, sotto la guida del nuovo comando. Si tratta di un’assegnazione di truppe senza precedenti, a dimostrare l’importanza strategica che l’area ha assunto agli occhi della leadership indiana. Nell’ultimo decennio il governo del primo ministro Narendra Modi ha incoraggiato il turismo nella zona, incastonata nell’Himalaya, che ospita alcuni dei santuari più sacri dell’induismo. Le relazioni tra India e Cina sono sprofondate all’indomani dello scontro del 2020, che aveva causato la morte di almeno 20 militari indiani in combattimenti ravvicinati nella valle di Galwan.
Le aziende statali cinesi dovranno smettere di utilizzare tecnologie informatiche occidentali entro il 2027
La Cina punta sempre di più all’autosufficienza tecnologica. Come anticipato lo scorso anno dal Japan News, a settembre del 2022 la Commissione per la supervisione e l’amministrazione degli asset di proprietà statale (SASAC) ha pubblicato il cosiddetto “Documento 79”. Si tratta di una direttiva finalizzata a sostituire completamente gli hardware e software stranieri impiegati nella gestione informatica delle aziende statali, rimpiazzandoli con alternative cinesi entro il 2027. Secondo la norma, che è stata diffusa mantenendo un alto livello di segretezza, le società devono fornire aggiornamenti trimestrali sui loro progressi. Secondo il Wall Street Journal, che il 7 marzo ha riportato gli ultimi sviluppi, molte aziende statali hanno già iniziato il passaggio ai marchi cinesi. Anche se si ritiene che siano ancora meno avanzati dei prodotti occidentali, gli hardware e i software made in China sono sempre più efficienti, e presentano altri vantaggi. Quasi tutti i software cinesi, per esempio, permettono l’interoperabilità con WeChat.
Cina, aumenta il sostegno alle start-up di intelligenza artificiale
Sempre più città cinesi stanno cercando di sostenere il settore dell’intelligenza artificiale (IA). Come riportato dal Financial Times, 17 amministrazioni cittadine (tra cui Shanghai) si sono impegnate a sovvenzionare le start-up dell’IA che si sono trovate ad affrontare un grande aumento dei costi dovuto alla scarsità di chip. A seguito delle restrizioni americane, infatti, le grandi aziende del tech – come Alibaba, Tencent e ByteDance – non condividono più con la stessa facilità le unità di elaborazione grafica (GPU) necessarie all’addestramento delle IA. Per evitare che questo si traduca in un freno all’innovazione nel settore, vari governi locali hanno messo a disposizione delle start-up dei buoni (il cui valore oscilla tra i 140 mila e i 280 mila dollari) per permettere loro di affittare data center e servizi in cloud necessari allo sviluppo dei sistemi di IA. Sempre allo scopo di favorire l’innovazione, Pechino sta anche creando dei servizi di questo tipo a livello statale, alternativi a quelli offerti dalle big tech.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi