- Usa: “Incursione del pallone cinese forse non intenzionale”
- Sotto indagine il presidente della Federcalcio cinese
- Governatore del Xinjiang annulla visita in Europa
- L’Australia rimuoverà le telecamere cinesi dagli uffici pubblici
- Pechino è la capitale cinese dell’IA
- Cina: solare ed eolico coprono quasi il fabbisogno energetico delle famiglie
- Myanmar: porto di armi ai “fedeli della nazione”
Secondo fonti anonime del Washington Post, il pallone abbattuto negli Usa sarebbe inizialmente volato verso il territorio di Guam, per poi invertire la rotta e dirigersi verso Nord. Un dettaglio che potrebbe avvalorare la tesi cinese dell’introduzione non intenzionale dell’aeromobile all’interno dello spazio aereo statunitense. Il pallone avrebbe sorvolato le isole Aleutine, in Alaska, per poi virare verso il Canada, e sarebbe stato spinto verso il territorio statunitense a causa dei forti venti. Intanto, il coordinatore per le comunicazioni strategiche al Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha dichiarato che per il momento non “non ci sono indicazioni che dimostrino attività di intelligence o raccolta di informazioni da parte degli [altri] tre oggetti” avvistati negli scorsi giorni tra gli Stati Uniti e il Canada. Né, secondo Kirby, è possibile ricondurre l’origine delle incursioni alla Cina.
Sotto indagine il presidente della Federcalcio cinese
Il presidente della Federazione calcistica cinese (CFA), Chen Xuyuan, è stato indagato per sospette gravi violazioni della disciplina e della legge. Lo ha dichiarato martedì l’autorità di regolamentazione sportiva cinese, senza fornire dettagli sulla natura delle infrazioni, anche se il linguaggio utilizzato lascia intendere si tratti di corruzione. A gennaio, due ex funzionari della CFA erano stati indagati per sospette “gravi violazioni della legge”, mentre a novembre la stessa sorte era toccata a Li Tie, l’ex allenatore della nazionale maschile. Già noto per la calciopoli del 2012, il settore calcistico cinese è tornato a surriscaldarsi negli ultimi anni dopo che Xi Jinping ha espresso il desiderio di vedere la Cina diventare una potenza del pallone entro il 2050.
L’Australia rimuoverà le telecamere cinesi dagli uffici pubblici
L’Australia intende rimuovere le telecamere di fabbricazione cinese installate sull’edificio del Dipartimento della Difesa di altre istituzioni pubbliche. Il ministro Richard Marles lo ha dichiarato martedì, sostenendo la necessità di “assicurarsi che le strutture siano completamente sicure”. Circa 913 telecamere di sicurezza sono distribuite in oltre 250 edifici governativi. Anche 40 sistemi a circuito chiuso saranno rimossi per precauzione, nonostante non siano collegati a internet. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno già optato per la rimozione di questi dispositivi di produzione cinese, per il timore che Pechino potesse raccogliere informazioni sensibili. La Cina ha reagito alle dichiarazioni del ministro della Difesa australiano affermando che si tratta di una misura che discrimina le aziende cinesi.
Pechino è la capitale cinese dell’IA
A Pechino si concentra il maggior numero di aziende e startup di intelligenza artificiale (AI) cinesi, secondo un white paper pubblicato lunedì. A dimostrazione della serietà con cui il governo persegue l’obiettivo realizzare servizi sofisticati in grado di competere con ChatGPT OpenAI. L’anno scorso la capitale ospitava 1.048 aziende di AI, ossia oltre un terzo del totale. Oggi mira a identificarsi come un vero e proprio hub, già in grado di attrarre circa il 60% di talenti ingegneristici e di design connessi al settore dell’alta tecnologia.
Cina: solare ed eolico coprono quasi il fabbisogno energetico delle famiglie
In Cina le turbine eoliche e i pannelli solari stanno generando una quantità di energia “quasi sufficiente” ad alimentare il fabbisogno familiare medio. La produzione è aumentata del 21% nel 2022, secondo quanto dichiarato dall’Amministrazione nazionale dell’Energia lunedì. Si tratta di un valore di circa 1.190 terawattora di elettricità, quasi al livello del consumo energetico residenziale che si attesta intorno a 1.340 terawattora, in aumento del 14% rispetto all’anno precedente per via della pandemia che ha costretto le persone a trascorrere più tempo in casa. Pechino resta però affezionata alla sua produzione di carbone. Come riporta Yicai Global, quattro regioni cinesi ricche di energia hanno registrato un aumento delle entrate fiscali per via all’incremento dei prezzi e della produzione di carbone, petrolio e altre risorse minerarie. Si tratta di dati relativi al 2022, quando il resto del territorio cinese era appesantito dalle ricadute della pandemia da Covid-19. Ad esempio, la provincia dello Shanxi, ricca di carbone e coke petrolifero ha registrato la crescita più rapida di tutte, con un aumento del 21,8% su base annua con un fatturato di circa 345,4 miliardi di CNY (50,6 miliardi di dollari). Seguono la Mongolia interna, la provincia dello Shaanxi e la regione autonoma dello Xinijang: rispettivamente hanno registrato un incremento del gettito fiscale del 20,2%, del 19,3 % e del 14,9% secondo il bilancio 2022.
Governatore del Xinjiang annulla visita in Europa
Il governatore della regione cinese dello Xinjiang, Erkin Tuniyaz, doveva visitare l’Europa nelle prossime settimane ma il suo viaggio è stato rinviato. Avrebbe dovuto fare tappa a Londra, Bruxelles, Parigi, anche se la notizia della partenza era stata accolta con proteste e manifestazioni da parte degli attivisti per i diritti umani. Alcuni manifestanti inglesi avevano chiesto che la polizia britannica detenesse Tuniyaz per “crimini contro l’umanità”. Il funzionario, infatti, è stato accusato di aver sostenuto una campagna di oppressione contro la minoranza uigura nel 2021. Per questo era stato sanzionato dal governo degli Stati Uniti, ma non da Londra o Bruxelles. Secondo SCMP, i governi europei aveva visto la visita “come un’opportunità per trasmettere direttamente le preoccupazioni di lunga data dell’UE sulla situazione dei diritti umani nello Xinjiang”.
Myanmar: porto di armi ai “fedeli della nazione”
Il governo militare birmano intende consentire alle persone “fedeli alla nazione”, compresi i dipendenti statali e il personale militare in pensione, di portare armi da fuoco con licenza. “Ma devono rispettare gli ordini delle autorità locali per partecipare alle azioni di sicurezza e di applicazione della legge”, secondo quanto riferito dai militari e dai media. L’annuncio ha alimentato i timori di un aumento della violenza in un Paese tormentato dagli scontri sin dal golpe di due anni fa.
A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi
Laureata in Relazioni internazionali e poi in China&Global studies, si interessa di ambiente, giustizia sociale e femminismi con un focus su Cina e Sud-est asiatico. Su China Files cura la rubrica “Banbiantian” sulla giustizia di genere in Asia orientale. A volte è anche su La Stampa, il manifesto, Associazione Italia-Asean.