In Cina e Asia – Usa a Cina: «Cambiate approccio con Pyongyang»

In by Gabriele Battaglia

John Kerry chiama Wang Yi e auspica un cambio di rapporti tra la Cina e la riottosa Corea del Nord. Le borse cinesi rimbalzano, grazie al «circuit breaker» di Pechino. Bloccato il progetto di riqualificazione di un ristorante a Mumbai di proprietà del boss ultraricercato Dawood Ibrahim. Dopo l’accordo tra Tokyo e Seul per gli abusi sessuali della Seconda Guerra Mondiale, alle le «comfort women» filippine vogliono essere risarcite. La nostra rassegna del mattino.Gli Usa chiedono a Pechino di cambiare approccio con Pyongyang

Senza troppi giri di parole Washington ha chiesto ai cinesi di cambiare il proprio approccio nei confronti del regime nordcoreano. Quello mantenuto finora non sembra aver funzionato. La richiesta è stata avanzata dal segretario di Stato americano John Kerry in un colloquio telefonico con il suo omologo cinese Wang Yi.

Per gli analisti il test nucleare de 6 gennaio e le pretese nordcoreane di aver sviluppato la bomba H sono il segno della perdita di influenza di Pechino sul riottoso partner. All’orizzonte ci sono nuove sanzioni per Pyongyang. Intanto i sudcoreani hanno riacceso gli altoparlanti di propaganda al confine, in una «offensiva musicale» al ritmo di K-pop.


Le borse cinesi salgono, in maniera controllata

Pechino ha messo un argine al crollo dei mercati azionari. Spento il «circuit breaker», il meccanismo di sospensione automatica dei listini cui sono state imputate le pesanti perdite di inizio anno, le borse della Cina continentale si sono riprese. Merito anche dell’intervento del cosiddetto team nazionale, ossia la squadra di soccorso dei fondi di Stato che acquistano quando il governo ordina di far salire le borse.

Shanghai è quindi riuscita a chiudere a +1,9 e Shenzhen ha guadagnato l’1 per cento. Almeno sei grandi società pubbliche avevano annunciato che non venderanno quote delle proprie partecipate per aiutare a sostenere il mercato. I listini cinesi sono però considerati ancora troppo sopravvalutati e scollegati dai fondamentali dell’economia. Motivo per cui c’è chi ritiene necessarie le correzioni, seppur pesanti.


Niente risarcimenti per il giornalista cinese incarcerato ingiustamente

Sebbene abbia trascorso un anno in carcere in attesa di processo e le accuse contro di lui siano poi cadute, Liu Hu non avrà diritto ad alcun risarcimento. L’ex giornalista del Modern Express di Canton era stato arrestato per diffamazione.

Il caso era nato per alcuni commenti online sul vicedirettore dell’amministrazione statale per l’industria e il commercio, accusato di negligenza. Adesso il reporter non avrà diritto a essere risarcito perché comunque il procuratore ritiene che lui sia colpevole. In più, Liu ha denunciato minacce da parte delle autorità. In diverse occasioni gli è stato ricordato che il caso potrebbe essere riaperto «con pesanti conseguenze».

Nessun nuovo futuro per il ristorante del boss di Mumbai

S Balakrishnan dovrà gettare la spugna. Il suo progetto di trasformare in un centro educativo per i più poveri un ristorante un tempo proprietà di Dawood Ibrahim, il boss più ricercato dell’India, si scontra con l’impossibilità di pagare l’intera proprietà.
Il giornalista ha già versato tre milioni di rupie, ma le donazioni non sono bastate e le autorità hanno al momento rimandando al mittente la richiesta di spostare i termini per il pagamento.

Il ristorante «Delhi Zaika» sarà quindi messo nuovamente all’asta. Sembra quindi sfumare il progetto di riqualificazione di un locale in mano al padrino di Mumbai, considerato la mente di una serie di attacchi dinamitardi nella città nel 1993, che fecero oltre 250 morti, e che oggi l’India ritiene si nasconda in Pakistan.

Le «comfort women» filippine vogliono essere risarcite

Le vittime filippine degli abusi sessuali compiuti dalle truppe imperiali giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale sperano di aver giustizia. A far crescere la speranza è l’accordo raggiunto da Tokyo e Seul che istituirà tra l’altro un fondo di sostegno per le «donne di conforto» sudcoreane.

Isabelita Vinuya, oggi 84enne, ha chiesto il sostegno del presidente Benigno Aquino affinché anche Manila riesca a trovare una soluzione e riesca a ricevere scuse ufficiali da Tokyo. Durante la guerra le vittime filippine degli abusi nipponici furono almeno 1.000. Oggi le sopravvissute sono circa 80.

[Foto credit: univision.com]