In Cina e Asia – Ucraina: la Cina invita alla “moderazione” e condanna le sanzioni

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Ucraina: la Cina invita alla “moderazione”
  • La Cina adotta nuova misure per tutelare donne e bambine in risposta al caso della donna incatenata
  • La Cina rivede il sistema pensionistico
  • Il Giappone risarcisce le donne costrette alla sterilizzazione forzata

 

A poche ore dall’annuncio dell’offensiva militare di Mosca, la Cina spera ancora in una risoluzione pacifica.  Senza menzionare la Russia per nome né condannare l’invio delle truppe, l’inviato cinese alle Nazioni Unite, Zhang Jun,
ha dichiarato che “la situazione in Ucraina è in un momento critico e la Cina è molto preoccupata… Tutte le parti interessate devono esercitare moderazione ed evitare un’ulteriore escalation delle tensioni. Crediamo che la porta per una soluzione pacifica della questione ucraina non sia completamente chiusa e non dovrebbe essere chiusa”. Sullo stesso spartito la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha invitato le parti a “evitare che la situazione sfugga di controllo”. L’arrampicata sugli specchi si fa sempre più difficoltosa. Fatta eccezione per i comunicati ufficiali, la crisi ucraina è assente dalle prime pagine dei giornali cinesi. Segno dell’evidente imbarazzo di Pechino nel trovare una posizione credibile dopo aver difeso più volte le rassicurazioni di Putin sulle intenzioni pacifiche e difensive della massiccia presenza militare russa al confine. Tra gli analisti cinesi c’è chi sottolinea come il capo del Cremlino sia riuscito a mettere la Cina all’angolo, facendo leva sull’insofferenza cinese per il pressing americano nell’Indo-Pacifico.

Senza molte alternative, Pechino ha attribuito tutte le colpe agli Stati uniti e alla NATO. Condannando le sanzioni internazionali, la Cina ha critica gli Stati Uniti perché avrebbero “infiammato” la crisi ucraina. Per la leadership cinese non ci sono dubbi: il sostegno Usa espresso all’espansione della Nato ha lasciato al presidente Vladimir Putin poche opzioni. Hua ha accusato gli Stati Uniti di alimentare le tensioni con la fornitura di armi difensive all’Ucraina. E infine ha aggiunto che contrariamente a Washington “che ha inviato armi e intensificato le tensioni, Pechino ha sempre invitato le parti a rispettarsi e ad attribuire importanza alle legittime e reciproche preoccupazioni in materia di sicurezza”. Toni più aggressivi sono stati usati sul Global Times da Shen Yi, professore presso la School of International Relations and Public Affairs della Fudan University. Il docente considera “i gesti aggressivi” degli Stati Uniti nei confronti della Russia come uno spettacolo politico per l’occidente. Ma sottolinea che le mosse occidentali non servono a risolvere effettivamente la crisi ucraina. Il professore della Fudan University, inoltre, non ha parole dolci nemmeno per l’India, che continua invece a mantenere una posizione ambigua. Shen scrive: “La posizione dell’India riflette la mentalità degli altri partecipanti ai piccoli gruppi guidati dagli Stati Uniti (leggi: Quad): si uniscono per ottenere guadagni, ma quando devono pagare prezzi enormi, si tirano indietro e si separano.

La Cina adotta nuova misure per tutelare donne e bambine in risposta al caso della donna incatenata

Cadono le prime teste per il caso di Xiao Huamei, la donna vittima di traffico a scopo matrimoniale, individuata nella contea di Feng, nel Jiangsu. Diciassette funzionari della provincia orientale cinese sono stati licenziati, puniti o sono sotto indagine perché ritenuti responsabili di aver rilasciato informazioni errate in merito alla vicenda della donna con disabilità mentale e madre di otto figli, tenuta in catene dal marito in una capanna fatiscente. Da quando il caso di Xiaohuamei è emerso il mese scorso, i governi delle contee di Xuzhou e Feng hanno rilasciato quattro dichiarazioni separate e contraddittorie che sembravano minimizzare la sua difficile situazione. I funzionari puniti fanno parte dei dipartimenti di salute e propaganda, polizia e federazione femminile locale: tra questi, spiccano i nomi di Lou Hai, capo del partito di Fengxian, che è stato rimosso dal suo incarico, e quello di Zheng Chunwei, capo del governo della contea, costretto a dimettersi. Sia Lou che Zheng hanno dichiarato la loro estraneità ai fatti.

La svolta giudiziaria della squadra investigativa del Comitato provinciale di Jiangsu del Partito Comunista Cinese e del governo provinciale del Jiangsu è arrivata dopo le indagini avviate lo scorso 17 febbraio dalle autorità della provincia cinese. Gli investigatori che lavorano al caso hanno anche annunciato una repressione degli abusi dei diritti delle donne e dei bambini, assicurando anche il rafforzamento delle misure per proteggere i diritti delle donne. E questo sarà garantito attraverso l’individuazione di dieci aree chiave in merito a malattie mentali, disabilità intellettiva e libertà personale limitata. Zhu Zhengfu, membro del Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, ha dichiarato al Global Times di aver presentato una proposta al governo centrale per reprimere il crimine della tratta e dell’acquisto di donne e bambini: la proposta arriverà anche alle imminenti ‘due sessioni’.

La Cina rivede il sistema pensionistico

La Cina si avvia gradualmente all’innalzamento dell’età pensionabile. Si pongono così le basi di un’evoluzione, dopo uno stallo di 70 anni, ritenuta necessaria a causa della crisi demografica. L’attuale età pensionabile obbligatoria in Cina è 60 anni per gli uomini e 55 per le donne impiegate, mentre scende a 50 per le operaie. Ora Pechino mette mani al fondo pensione per aiutare le regioni che registrano un numero maggiore di cittadini anziani. Dallo scorso 1° gennaio è stato avviato il “bilanciamento nazionale” per il fondo pensionistico dei dipendenti aziendali al fine di “compensare le carenze con eccedenze a livello nazionale”. Quello che il governo centrale vuole fare è collegare gradualmente i vari piani pensionistici provinciali a uno nazionale, in modo che i fondi delle aree più ricche possano essere utilizzati per sostenere le pensioni delle popolazioni nelle aree più povere. E’ questo il secondo passo di un fondo di adeguamento istituito nel 2018 per consentire al governo centrale di ridistribuire tra le diverse province parte del denaro del fondo pensionistico dei dipendenti aziendali. Secondo Qi Tao, un funzionario del Ministero delle risorse umane e della sicurezza sociale, oltre 600 miliardi di yuan (95 miliardi di dollari) provenienti dal fondo di adeguamento sono già stati ridistribuiti tra le province fino alla fine del 2021. Il sistema nazionale di bilanciamento “risolverà il problema strutturale del fondo pensione e fornirà maggiori garanzie per i pagamenti nelle regioni in difficoltà”.

Il Giappone risarcisce le donne costrette alla sterilizzazione forzata

Dopo sette procedimenti legali, un tribunale giapponese ha riconosciuto per la prima volta un risarcimento a un gruppo di donne costrette alla sterilizzazione forzata durante il periodo in cui era in vigore la “Legge di protezione eugenetica”, tra il 1948 e il 1996. La norma era stata introdotta per impedire che “bambini inferiori” nascessero da donne con disabilità e disturbi mentali. I legislatori avevano infatti riconosciuto nella legge un duplice obiettivo: prevenire la nascita di bambini con “caratteri inferiori” e proteggere la vita e la salute delle madri. La sentenza ha riconosciuto il risarcimento a una donna di circa 70 anni, sterilizzata nel 1965 perché le fu diagnosticata una “malattia mentale ereditaria”, nonostante le contestazioni della diagnosi da parte della famiglia, e una coppia di coniugi, rispettivamente di 80 e 70 anni, con problemi di udito. Le persone avevano richiesto l’equivalente di 423.000 euro, sostenendo di essere stati privati delle loro garanzie costituzionali e del diritto individuale ad avere figli. Il giudice dell’Alta Corte di Osaka ha annullato la sentenza di primo livello emessa nel 2020, e ha ordinato il governo al pagamento di 27,5 milioni di yen, pari a 211,000 euro definendo la procedura applicata “inumana e discriminante”, e accusando le autorità giuridiche di negligenza nell’averla attuata. Già in precedenza, nel 2019, l’esecutivo giapponese si era scusato per la pratica, elargendo un risarcimento alle famiglie e alle donne. La misura non era stata accolta con favore dagli avvocati delle vittime, che avevano affermato come l’offerta unica di 3,2 milioni di yen non riflettesse la sofferenza che le donne avevano vissuto. Ad oggi, il governo ha risarcito meno di mille vittime nell’ambito del programma. Inizialmente, negli anni ’50, solo le persone che si riteneva avessero un disturbo mentale ereditario venivano contemplate dalla legge, poi successive modifiche inclusero i disturbi non ereditari.

A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi