Cina, Hong Kong e Giappone nella nostra rassegna di oggi
Corea del Nord, Trump deluso dalla Cina
Il presidente Usa Donald Trump è frustrato dall’inazione della Cina sulla Corea del Nord e starebbe considerando sanzioni commerciali contro la Repubblica popolare. In particolare, l’amministrazione americana starebbe valutando un aumento dei dazi sulle importazioni di acciaio. I continui test missilistici e la morte dello studente Otto Warmbier — rilasciato da un carcere nordcoreano probabilmente già in stato di coma dopo 17 mesi di reclusione — la scorsa settimana, hanno ulteriormente complicato i rapporti tra Washington e Pyongyang.
Trump — riferisce Reuters — si sentirebbe «tradito» da Pechino a cui ha dato «una possibilità di fare la differenza» senza vedere risultati. L’argomento sarebbe stato oggetto di un incontro tra l’inviato del governo cinese Yang Jiechi e due consiglieri di Trump per la sicurezza, il generale McMaster e Jared Kushner, giovedì scorso. Intanto, in attesa delle nuove sanzioni, il Dipartimento di Stato Usa ha inserito la Cina nella lista dei paesi meno virtuose sul traffico di esseri umani.
Cina, il primo tribunale sul web
Ha aperto a Hangzhou, Cina orientale, il primo «tribunale online», una corte dedicata alle cause relative a, tra gli altri, shopping online, contratti sottoscritti sul web, violazioni del copyright. La particolarità della nuova istituzione è che tutte le parti del processo saranno gestite online, dalla citazione a giudizio ai processi via link video. Non è un caso che questa istituzione apra a Hangzhou dove l’industria del web è assai sviluppata — qui hanno sede colossi come Alibaba e NetEase — e dove nel 2016 sono state trattate oltre 10mila casi nei tribunali «convenzionali». I tribunali online riducono significativamente i costi e la lunghezza delle cause. Come rivela il Global Times, il tribunale online potrebbe presto intervenire direttamente in dispute che riguardano i siti di e-commerce più popolari come Taobao.
Hong Kong, verso l’anniversario del ritorno alla Cina
Alla vigilia dell’arrivo del presidente cinese Xi Jinping nell’ex colonia britannica, Hong Kong è al centro delle attenzioni dei media cinesi. Il quotidiano semi-ufficiale in lingua inglese Global Times scrive che la città può agire da «super-connettore» nel progetto della Belt and Road Initiative di Pechino — il grande progetto che vuole unire commercialmente Cina, Asia e Europa in una sorta di revival della Via della Seta — sfruttando la sua posizione consolidata di hub finanziario e legale della regione. Da principale centro offshore per lo scambio dello yuan, Hong Kong può spingere l’internazionalizzazione della valuta cinese tra i paesi interessati dalla nuova via della seta. Di più, Hong Kong possiede un sistema educativo e legale già internazionalizzato, nonché una vocazione all’innovazione tecnologica e know-how nella gestione portuale.
La Cina cerca quindi di tenersi stretta Hong Kong e integrare la città — da sempre riluttante a perdere la propria autonomia e in cerca di una via democratica negata però da Pechino — nei suoi progetti a largo spettro. Ma l’ex governatore britannico Chris Patten — che il 1 luglio 1997 aveva detto che Hong Kong sarebbe dovuta essere presto governata dagli hongkonghesi — dalle colonne del Guardian intanto invita il suo paese a smettere di piegarsi alla Cina. La Gran Bretagna post-Brexit deve tornare a una politica estera dei valori e non tralasciare la democrazia per gli affari.
Giappone, «le forze di autodifesa sostengano il candidato liberaldemocratico, gaffe della ministra della difesa
Un’altra gaffe di un ministro mette in difficoltà il governo giapponese. Questa volta tocca a Tomomi Inada, ministra della difesa, che nelle ultime ore ha invitato i militari delle forze di autodifesa a sostenere un candidato del suo partito — il liberaldemocratico — alle elezioni per l’assemblea metropolitana di Tokyo. Secondo la costituzione del 1947 il Giappone non può mantenere un esercito regolare ma, soprattutto, le forze militari devono essere politicamente neutrali. Il primo partito di opposizione, il partito democratico, ha subito chiesto le dimissioni della ministra. Il governo fa cerchio intorno a lei, ma dopo recenti scandali — legami del primo ministro Abe con istituti scolastici privati favoriti nell’acquisto di terreni o nella costruzioni di strutture — e l’approvazione di una legge contro la cospirazione che dà più libertà agli organi di polizia sulle intercettazioni ambientali, è in picchiata nei sondaggi.