Lo aveva detto e lo ha fatto. Washington ha rimosso lo status economico speciale concesso all’ex colonia britannica nel 1992 con il United States–Hong Kong Policy Act. Con un nuovo ordine esecutivo, Trump ha annunciato che Hong Kong non manterrà più “nessun privilegio speciale, nessun trattamento economico speciale” e non potrà più beneficiare di “nessuna esportazione di tecnologie sensibili”. Questo vuol dire che la regione amministrativa speciale verrà trattata essenzialmentee come la Cina continentale e non solo da un punto di vista economico. Washington cancellerà anche il trattato di estradizione con l’ex colonia britannica, rendendo anche più difficile per i cittadini hongkonghesi ottenere visti per gli Stati Uniti così come i cittadini statunitensi non potranno più recarsi a Hong Kong senza visto. L’annuncio arriva contestualmente alla firma dell’Hong Kong Autonomy Act, legge fortemente voluta dal Congresso, che prevede sanzioni – come il congelamento delle proprietà registrate negli Stati Uniti – per chiunque sia legato alla repressione delle libertà nel Porto Profumato e introduce misure secondarie per le banche e gli istituti di credito coinvolti nella gestione di transazioni per conto degli individui sotto regime sanzionatorio. La Casa Bianca ha 90 giorni per completare la blacklist. Ma Trump ha anche chiarito che un ripensamento è ancora possibile se Pechino restituirà a Hong Kong l’autonomia compromessa dalla legge sulla sicurezza nazionale. Un’ipotesi piuttosto remota. Proprio questa mattina il ministero degli Esteri cinese ha annunciato che ripagherà l’affronto con la stessa moneta.Intanto, come effetto del clima di tensione innescato dalla legge antisedizione, il NYT ha annunciato che sposterà le operazioni della redazione digitale – circa un terzo dello staff – da Hong Kong a Seul. [fonte: Reuters, FT,]
5G: Il Regno Unito vieta le apparecchiature Huawei
La Gran Bretagna inverte la rotta e decide improvvisamente di vietare ogni nuovo equipaggiamento 5G prodotto dall’azienda cinese Huawei, da mesi all’interno della contesa sino-americana sugli sviluppi infrastrutturali e sul commercio globale. La decisione di ieri di Boris Johnson riguarda anche la tecnologia già acquistata, la quale dovrà essere smantellata entro il 2027. Il Concilio Nazionale sulla Sicurezza britannico ha concluso che “viste le nuove sanzioni americane su Huawei, l’azienda non può più essere considerata affidabile”. Per il segretario alla cultura Oliver Dowden questa manovra ritarderà di due anni il totale sviluppo 5G del Regno. La nuova direttiva è una vittoria per il governo americano di Trump, il quale da mesi cerca di convincere i propri alleati a fare a meno del colosso cinese, nonostante la gran parte della tecnologia 5G esistente sia brevettata da quest’ultimo e gli Usa stessi siano costretti a pagarne i diritti intellettuali al fine di garantire il proprio sviluppo infrastrutturale e tecnologico. [fonte: FT]
Cina: autista bus uccide 21 persone per vendicarsi del governo
Martedì scorso la casa di Zhang, autista di autobus nella provincia del Guizhou, è stata demolita dal governo cinese al fine di seguire i piani di ridimensionamento urbano. Lo stesso giorno Zhang ha deciso di schiantare il proprio bus in un bacino idrico, uccidendo 21 persone e ferendone altre 15. Per la polizia di Anshun, l’autista cinquantaduenne l’avrebbe fatto per lanciare un messaggio. Dal rapporto emerge come “a causa della sua situazione emotiva, della demolizione di un appartamento pubblico in affitto e al fine di provocare una reazione, abbia deciso di commettere un gesto estremo mettendo in pericolo la sicurezza pubblica”. Prima di commettere il gesto le autorità hanno recuperato una sua chiamata al servizio telefonico governativo in cui si lamentava aspramente di non aver ancora ricevuto un’abitazione sostitutiva prima che la sua fosse effettivamente demolita senza preavviso. L’avvenimento ha riacceso il dibattito sul modello di sviluppo urbano perseguito dalla Cina e sul dramma degli sfollati. [fonte: NYT]
Myanmar: il Covid e il disastro della miniera di giada
Sut Seng Du ha scavato tra le macerie, rinvenendo oltre 100 cadaveri bruciati vivi prima di ritrovare quello del fratello, uno delle 172 vittime del peggior disastro minerario della storia del Myanmar. Lui, La Htoi, aveva appena 23 anni ma era già un eroe locale perché da migliore studente del villaggio era riuscito ad accedere all’università. Quando però arrivò il Covid, la scuola chiuse e così Htoi, in preda alla disperazione, andò a lavorare nella maniera in cui perse la vita. Il Myanmar produce il 90% della giada mondiale, prevalentemente destinata ai vicini cinesi. Per la popolazione la catastrofe mostra due gravissimi avvenimenti: la disperazione generata dal Covid -che ha portato innumerevoli lavoratori a rischiare la propria vita in miniera- e l’irresponsabilità e l’avidità del governo e delle compagnie minerarie. Dal 2015 ad oggi sono morti dai 300 ai 500 minatori sul posto di lavoro, la gran parte dei quali negli ultimi mesi. [fonte Reuters]
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Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.