I titoli di oggi:
- Maxi indagine del NYT sui Troll made in China
- MeToo in Cina: una bozza di legge contro le molestie sul lavoro
- Nuova legge sui dati, dagli smartphone cinesi “sparito” il 40% delle app
- Star del livestream cinese multata per evasione fiscale
- Elezioni a Hong Kong: prime critiche internazionali e nuove sanzioni Usa
- Il cambiamento climatico in Asia è un fenomeno serio
Lunedì 20 dicembre il New York Times ha pubblicato un’indagine su come le autorità cinesi avrebbero sfruttato i media digitali per orientare l’opinione pubblica in Cina e all’estero. La ricerca mostra una domanda concreta nei confronti delle tecnologie legate ad account falsi e bot come strumenti di manipolazione del discorso sulla rete. I documenti riguardano le trattative tra funzionari e aziende private, come nel caso del dipartimento di Polizia locale di Shanghai: qui l’appalto riguarda i servizi per la censura e la diffusione di post ad hoc coerenti con la narrazione desiderata.
L’inchiesta suggerisce che sia in corso un’evoluzione qualitativa, dove alle aziende viene chiesto di creare profili falsi capaci di interagire e coinvolgere gli utenti. Facebook ha eliminato più di 500 profili legati a identità false che sostengono informazioni ben precise e utili alla narrazione propagandistica di Pechino, come nel caso della notizia – falsa – che affermava che gli Usa stessero interferendo sulle indagini dell’origine della pandemia. Come segnala il Times, al momento si possono identificare queste reti di bot legate al governo cinese per la mancanza di coinvolgimento con altri account e dai pochi follower – fattore che ancora impedisce di portare avanti una campagna efficace di contro-informazione.
MeToo in Cina: una bozza di legge contro le molestie sul lavoro
Il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Npc), il principale ente legislativo cinese, starebbe lavorando per irrobustire la normativa a tutela delle donne contro discriminazione di genere e aggressioni sul posto di lavoro. Lo riporta l’emittente televisiva statale Cctv, che ha parlato della discussione tra i membri del Npc per l’introduzione di un emendamento aggiuntivo alla legge per i diritti delle donne, la Women’s Rights and Interests Protection Law. L’emendamento includerebbe delle linee guida e una chiara definizione di cosa costituisce “comportamento inappropriato” sul posto di lavoro. In base alla nuova legge, per esempio, si impedirebbe al datore di lavoro di acquisire informazioni sullo stato familiare delle lavoratrici in fase di candidatura o di richiedere loro test di gravidanza. La bozza contiene inoltre una prima definizione esplicita del concetto di “molestia sessuale”, che rende illeciti commenti a sfondo sessuale e comportamenti fisici inappropriati se non consensuali, oltre a rendere illegali allusioni a promozioni o favori sul posto di lavoro in cambio di relazioni intime o sessuali. Secondo quanto riporta Reuters, la bozza per l’emendamento sarebbe ancora nelle fasi preliminari di discussione.
La proposta di legge segue il crescente numero di denunce per molestie sul lavoro oggetto di cronaca in questi mesi in Cina, ma lascia scettici sostenitori e partecipanti del movimento femminista MeToo nella Rpc, che nell’ultimo anno ha subito diverse sconfitte. Tra i casi di punta delle scorse settimane, lo scagionamento per mancanza di prove del teleconduttore Zhu Jun, accusato di molestie da una stagista, e l’epilogo della dipendente di Alibaba che dopo aver denunciato un superiore per violenza sessuale è stata licenziata. Solo nell’ultimo anno poi, decine di account femministi presenti sui social network locali sono stati chiusi, e anche l’ultima insolita frontiera delle chat femministe online, il social media di condivisione di libri e film Douban, a inizio dicembre ha implementato restrizioni a diversi gruppi femministi.
Nuova legge sui dati, dagli smartphone cinesi “sparito” il 40% delle app
Gli effetti della stagione riformatrice di Pechino nel settore dei big data iniziano a farsi sentire. Il numero totale di app disponibili sugli store cinesi è in netto calo, passando da 4,52 milioni (2018) alle attuali 2,78 milioni. Lo segnala il South China Morning Post, che ha analizzato i documenti del Ministero dell’Industria e dell’Information Technology (Miit) della Repubblica Popolare. “Sono finiti i giorni della crescita indiscriminata su questo mercato”, ha commentato Leon Sun Qiyuan, analista della società di ricerca sugli investimenti EqualOcean. Il fattore è, quindi, duplice: da un lato l’assestamento e la maturazione del contesto economico in cui vengono sviluppate le app, dall’altro un ecosistema normativo più sofisticato. Tendenza inversa negli app store oltre il Great Firewall: quelli di Google e Apple, dopo una fase di rallentamento, sono in costante espansione.
Star del livestream cinese multata per evasione fiscale
La regina del livestream cinese Huang Wei, in arte Viya, è stata multata per 210 milioni di dollari per evasione fiscale. Nella sua attività di streamer sulla piattaforma di e-commerce Taobao, Viya promuoveva la vendita online di prodotti tra cui merendine, cosmetici, automobili e perfino lanciarazzi, con un’audience che nel giugno 2020 ha raggiunto oltre i 37 milioni di spettatori-consumatori. La sanzione arriva nel mezzo della campagna di rettificazione dell’industria digitale da parte delle autorità cinesi, che negli scorsi mesi hanno introdotto maggiori controlli su venditori e piattaforme, stilando linee guida contro la pubblicità ingannevole e vietando le attività di livestreaming ai minori di 16 anni. Il settore delle vendite in livestreaming ha fatto la fortuna di moltissime influencer del web cinese, che come Viya sono in grado di mobilitare i loro follower nell’acquisto di prodotti di ogni genere, ma è regolamentato in Cina solo dal 2019, tramite l’e-commerce law. La star è accusata di avere evaso oltre 100 milioni di dollari di tasse tra il 2019 e il 2020 con dichiarazioni di reddito contraffatte e falsi in bilancio sul patrimonio della sua famiglia (stimato attorno ai 1.4 miliardi). Taobao ha sospeso il canale di streaming della 35enne. Non è stato confermato se in maniera permanente, come accaduto invece alle streamer Zhu Cenhui (meglio conosciuta come Cherie) e Lin Shanshan.
Elezioni a Hong Kong: prime critiche internazionali e nuove sanzioni Usa
“Grave preoccupazione”: è questo il sentimento che esprimono le dichiarazioni congiunte di G7 e Unione Europea, seguite da una condanna da parte del gruppo Five Eyes (alleanza per la condivisione dell’intelligence tra Usa, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Regno Unito) alla luce dei risultati delle elezioni legislative di domenica 19 dicembre. “Ribadiamo con forza il nostro invito alla Cina ad agire in conformità con la Dichiarazione congiunta sino-britannica e gli altri suoi obblighi legali e a rispettare i diritti e le libertà fondamentali di Hong Kong, come previsto dalla Basic Law (la mini-costituzione dell’ex colonia britannica, ndr.)”, si legge nella dichiarazione dei ministri degli Esteri Ue e l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri Josep Borrell.
Nella serata di lunedì 20 dicembre (fuso orario Usa) Washington ha aggiornato il rapporto contenuto nello Hong Kong Autonomy Act, che condanna Pechino per le restrizioni alle libertà individuali nell’ex colonia britannica. Tra i punti critici vengono segnalati la chiusura del tabloid Apple Daily, le modifiche al sistema elettorale e l’obbligo di giuramento dei “veri patrioti” imposto da Pechino nei mesi antecedenti le elezioni. Si allunga anche la lista di sanzioni, che comprende He Jing, Chen Dong , Lu Xinning , Tan Tieniu e Yin Zonghua , tutti vicedirettori dell’ufficio di collegamento con Pechino situato a Hong Kong.
Il cambiamento climatico in Asia è un fenomeno serio
Lunedì 20 dicembre Malaysia e Filippine hanno fatto i conti con il bilancio delle vittime e dei feriti dei tifoni che hanno colpito il Sudest asiatico negli ultimi giorni. Il bilancio (temporaneo) parla di eventi meteo estremi tra i più impattanti degli ultimi anni: Manila riporta 300 mila evacuati e 208 morti in quello che è stato definito come il tifone più potente dell’anno. Al costo umano del tifone Rai si è aggiunto anche quello strutturale, dato che le alluvioni hanno ostacolato le comunicazioni e ritardato l’accesso a cibo e acqua potabile. Il presidente uscente Rodrigo Duterte ha promesso 40 milioni di dollari in aiuti.
Ancora più grave è stata la situazione della Malaysia, dove si è abbattuto il peggiore cataclisma degli ultimi anni. Qui gli sfollati erano 30mila, pochi rispetto all’alluvione del 2014 (118 mila sfollati), ma altrettanto privati delle loro case e delle loro lavoro. Per questo motivo la desolazione porta con sé la rabbia dei cittadini nei confronti di Kuala Lumpur, dove la dirigenza sta affrontando una crisi di fiducia da oltre tre anni. “Quando arriveranno le elezioni, ricordatevi di questo giorno”, ha twittato Tashny Sukumaran, analista senior presso l’Istituto di studi strategici e internazionali della Malaysia. Al centro delle critiche c’è il meccanismo di prevenzione e risposta alle calamità naturali nazionale: il centro meteorologico nazionale ha comunicato l’emergenza con 36 ore di ritardo rispetto alle previsioni, e la politica ha reagito altrettanto in ritardo. La leadership guidata dall’attuale premier Ismail Sabri ha indetto alcune conferenze stampa ore dopo il culmine dell’evento (avvenuto sabato 18 dicembre), e respingendo lunedì una mozione dell’opposizione per discutere in modo più approfondito di quanto accaduto nel fine settimana.
Una nazione che invece sembra aver iniziato a comprendere i rischi di un sistema di pre-allarme inefficiente è la Cina, che ha approvato nella giornata di lunedì 20 dicembre una bozza di revisione della legge sulla risposta alle emergenze. Dopo l’impatto della pandemia e il drammatico bilancio delle alluvioni dell’estate 2021, il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo dovrà rivedere la legge del 2007 e dedicare più risorse all’approvvigionamento di materiale, i servizi di trasporto e la mobilitazione di personale competente.
A cura di Sabrina Moles e Lucrezia Goldin