Nella notte di lunedì, due soldati e un ufficiale indiano sono stati uccisi dall’esercito cinese dopo un “violento faccia a faccia” nella regione del Kashmir. Ieri, il governo indiano ha dichiarato che in realtà ci sarebbero altri 17 feriti gravi mentre le vittime cinesi parrebbero ancora incerte. Pechino accusa Nuova Delhi di aver provocato e varcato il confine due volte ma entrambi gli schieramenti affermano di non aver sparato un colpo negli ultimi decenni e di non averlo fatto neanche questa volta. Secondo le prime indiscrezioni i soldati sarebbero stati “picchiati a morte” dopo “un violento confronto fisico”, ma ancora non c’è una conferma ufficiale.
Le tensioni lungo il confine sino-indiano non si sono mai dissipate e vanno avanti dal 1962, anno in cui si arrivò allo scontro armato con un’umiliante sconfitta per le truppe di Nehru, successore di Gandhi. Ancora oggi non c’è un confine netto tra i due paesi e da oltre mezzo secolo le truppe dei rispettivi eserciti sorvegliano una striscia di terra militarizzata e minata. Tuttavia, non si arrivava a simili incidenti sul confine da circa 45 anni, quando fu sepolta l’ultima vittima. Decenni di diplomazia non hanno placato le tensioni tra le due potenze nucleari, le quali -secondo un recente report della Sipri- hanno accresciuto notevolmente il proprio arsenale negli ultimi anni, guidando la corsa globale agli armamenti atomici.
Nelle ultime settimane l’India è tornata ad accusare la Cina di aver varcato il confine annettendo un area di 38 mila kmq nella valle del Galwan, a maggio ci son state tensioni tra gli eserciti nel Sikkim, nel Nordest indiano, mentre nel 2017 si arrivò ad un breve scontro dopo che i cinesi portarono avanti la costruzione di una strada in una zona contesa. Nonostante ciò, la notizia ha sorpreso diversi analisti, in quanto di recente i media indiani hanno riportato una notizia relativa all’arretramento delle truppe lungo il confine allo scopo di ridurre le tensione durante la pandemia.
Secondo il portavoce dell’Esercito Popolare di Liberazione (Epl), la Cina ha sempre mantenuto la sovranità nella valle, le accuse sono inconsistenti, Nuova Delhi ha “gravemente violato gli accordi” e “dovrebbe porre dei limiti alle proprie truppe”. Secondo le fonti citate dal Times of India, le vittime dell’Epl potrebbero essere 43 tra morti e feriti. I cinesi erano in maggioranza e avrebbero anche preso in ostaggio alcuni soldati indiani per poi rilasciarli dopo una confronto ai vertici. [fonte SCMP, BBC, Bloomberg]
Forum Cina-Africa: cresce la cooperazione per contrastare la pandemia
Gli Stati africani si aspettano maggiore sostegno da Pechino nella lotta al Covid-19. Lunedì, in vista del Forum sulla cooperazione sino-africana di oggi, il ministro degli esteri cinese ha dichiarato che il presidente Xi incontrerà i leader dell’Unione Africana in videoconferenza. Il meeting è stato richiesto in sinergia dal governo cinese, dall’Unione Africana, dal Sud Africa e dal Senegal. Per il South China Morning Post, Xi Jinping andrà a rinnovare le promesse elargite lo scorso mese durante la World Health Assembly (Wha), tra cui: l’implementazione di un meccanismo che connetta 30 ospedali cinesi e africani insieme alla fondazione del nuovo Africa Centres for Disease Control and Prevention, organismo volto a prevenire e contrastare la diffusione di epidemie nel continente. Negli ultimi mesi, il governo cinese ha coordinato risorse e provviste per il supporto di 50 paesi africani, incluse 5 equipe mediche inviate appositamente sul campo e 46 squadre specialistiche già presenti nel territorio.[fonte SCMP]
Cina: è boom della letteratura online, ma anche della censura
“Salutari, positivi e corretti”, queste le parole chiave del governo cinese per stringere i controlli sulla letteratura online e fare in modo che le pubblicazioni riflettano maggiormente i valori del partito e gli standard di qualità predisposti. Secondo l’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, negli ultimi anni l’industria della letteratura sul web ha registrato una forte crescita con 455 milioni di utenti -circa la metà della popolazione che abita l’internet cinese- e 17,6 milioni di autori. La Cina vanta l’apparato di censura più grande e avanzato della storia umana, contando oltre 2 milioni di “poliziotti del web” e un sistema di riconoscimento automatico delle parole chiave o degli argomenti sensibili da bloccare. Al termine del mandato di Hu Jintao nel 2012 il paese sembrava andare verso una direzione di liberalizzazione graduale della Grande Muraglia digitale, promuovendo misure meno restrittive nel campo dell’editoria. Con l’avvento di Xi Jinping la situazione è cambiata. Dal 2013 abbiamo assistito ad un progressivo aumento della propaganda contro i valori occidentali, al quale hanno fatto seguito: un maggiore controllo sui quotidiani internazionali e dei social network; l’introduzione degli esami di marxismo per i giornalisti; la rivisitazione dei libri di testo occidentali nelle università e molti altri provvedimenti. La nuova direttiva appare dunque coerente con il percorso intrapreso dal governo di Xi e andrà ad implementare misure come la censura dei commenti e l’obbligo di “identità reale” per gli autori “allo scopo di accrescere la qualità dei lavori”. [fonte SCMP]
Fiera di Canton: a rischio il più grande expo commerciale cinese
E’ la più grande e antica fiera dal paese, con 126 edizioni sulle spalle e un futuro incerto. Il coronavirus rischia infatti di far naufragare l’edizione 2020 del principale expo commerciale del paese, il quale ha sospeso ogni incontro fisico ma si è dotato di una piattaforma di livestreaming h24 che permette ai 25 mila espositori da tutto il mondo di presentare le proprie realtà o di incontrarsi. L’evento è attualmente in svolgimento, dal 15 al 24 giugno, ma considerando i numeri delle edizioni precedenti le previsioni non sono delle più ottimistiche. La fiera autunnale svoltasi lo scorso ottobre a Guangzhou ha fatturato circa 25 miliardi di euro, con 186 mila compratori da 214 paesi.[fonte Reuters]
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Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.