I titoli di oggi:
- Telefonata tra Biden e Xi nel segno del “rispetto reciproco”
- MeToo in Cina: l’associazione tenniste lancia appello per Peng Shuai
- Personale anti-Covid uccide il cane di una donna in quarantena
- La Chinatown di New York rimane senza birra Tsingtao
- Filippine, Duterte si candida al Senato
- L’India riceve missili russi ma spera in una deroga alle sanzioni Usa
Telefonata tra Biden e Xi nel segno del “rispetto reciproco”
Si è tenuto questa mattina (fuso orario di Pechino) il tanto atteso incontro virtuale tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping. Secondo quanto dichiarato dai funzionari cinesi e statunitensi, i toni sarebbero stati piuttosto conciliatori, orientati a ottenere la collaborazione della controparte per gestire la competizione “in modo responsabile”. “Dobbiamo stabilire alcune linee nette dettate dal buon senso. Abbiamo una responsabilità nei confronti del mondo e della nostra gente” ha detto Biden, riferendosi alle grandi sfide globali e alle tensioni con la Repubblica Popolare. Xi ha definito il presidente Usa un “vecchio amico” e ha affermato che i due paesi dovrebbero impegnarsi a lavorare insieme. Non ha mancato di accennare, sottolineano i media cinesi, che la Cina “non ha invaso un centimetro di terra in altri paesi” e che Pechino “non ha intenzione di vendere il proprio modello di sviluppo al resto del mondo”.
In tutto la chiamata è durata circa quattro ore, toccando punti dolenti (Xinjiang, Hong Kong, Taiwan, competizione commerciale) ma anche aprendo alla collaborazione su obbiettivi comuni (clima, sicurezza sanitaria e libertà di navigazione nel Pacifico). La televisione cinese ha riferito che Xi Jinping ha messo l’accento sul rispetto reciproco tra le due potenze, una critica implicita all’approccio adottato dalla Casa Bianca nei confronti della Rpc negli ultimi anni. Un funzionario Usa ha dichiarato che i due presidenti hanno affrontato il tema della crisi climatica, e che Biden avrebbe chiarito che agire in tal senso “non è un favore per gli Stati Uniti, ma piuttosto una necessità per la Cina di agire nel proprio interesse.” Negli ultimi giorni non sono mancati momenti di distensione e avvicinamento, come il rimpatrio dell’ex presidente di Bank of China Xu Guojin dagli Stati Uniti dopo vent’anni di latitanza. [Fonti: SCMP, NYT, Xinhua, White House]
Me too in Cina: la WTA lancia appello in supporto di Peng Shuai
L’associazione delle tenniste professioniste (Women’s tennis association, Wta) ha lanciato un appello per un’“indagine approfondita e completa” sulle accuse di aggressione sessuale riportate dalla tennista cinese Peng Shuai. Lo scorso ottobre la 35enne aveva accusato l’ex membro del comitato permanente del Politburo Zhang Gaoli di violenza psicologica e rapporti non consenzienti tramite un post su Weibo. Il post era stato prontamente rimosso dall’apparato censorio del social media cinese. Da allora non si hanno notizie della ex numero uno al mondo per nel tennis doppio, che è scomparsa dalla scena pubblica.
Il direttore dell’associazione delle tenniste professioniste, Steve Simon, ha rilasciato un comunicato nel quale chiede un’indagine “completa, giusta, trasparente e senza censura” del caso Peng, riportando che accuse di questo tipo vanno “trattate con la massima serietà” in quanto “in ogni tipo di società, il tipo di comportamento che Peng ritiene sia avvenuto deve essere investigato, non condonato o ignorato”. La dichiarazione della Wta non ha fatto nomi e parla in termini vaghi di un “ex leader cinese”. Si mobilitano anche i social, con la diffusione dell’hashtag #WhereIsPengShuai che chiede giustizia per la tennista. Tra i nomi celebri del tennis a supporto della causa, la campionessa Martina Navratilova, che ha ricondiviso il tweet della Wta, e l’ex numero uno Chris Evert, che ha definito le accuse di Peng “allarmanti”. Nel suo commento, il tennista americano ha dichiarato: “Conosco Peng da quando ha 14 anni. Dovremmo essere tutti preoccupati. È una cosa seria; dove si trova? È al sicuro?”. [Fonte: SCMP]
L’India riceve missili russi ma spera in una deroga alle sanzioni Usa
La Russia ha iniziato a fornire equipaggiamenti missilistici all’India, rafforzando così le sue capacità di difesa aerea lungo i contesi confini con Cina e Pakistan. Qualche settimana in anticipo rispetto all’incontro annuale tra il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro indiano Narendra Modi, è stata inaugurata la consegna di sistemi missilistici S-400 Triumf come previsto dall’accordo da 5,43 miliardi di dollari siglato nel 2018. “L’India sta eguagliando le capacità della Cina per quanto riguarda l’S-400, ed è in vantaggio contro le minacce aeree del Pakistan, che non ha questo sistema missilistico”, ha riportato un esperto a Nikkei Asia Review.
Nuova Delhi ha acquistato equipaggiamenti militari russi per sette decenni, e spera di ottenere una deroga al “Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act” (CAATSA), che prevede sanzioni da parte degli Stati Uniti per chi acquista hardware militare dalla Russia. Washington e Nuova Delhi mantengono forti legami strategici, e questo fa ben sperare il governo indiano in un’eccezionale concessione da parte degli Stati Uniti. “Considerando che l’India è un importante partner di difesa degli Usa, è abbastanza possibile che Washington non imponga sanzioni CAATSA all’India” ha ribadito l’esperto di difesa N.C. Bipindra a Nikkei Asia. Poiché l’India è una nazione molto importante nella regione indopacifica, gli Stati Uniti potrebbero decidere di concedere una deroga a New Delhi perché, secondo Bipindra, “la Cina sta già minacciando la supremazia degli Stati Uniti” in quest’area. [Fonte: Nikkei Asia]
La China Town di New York rimasta senza birra Tsingtao
I ristoranti nella Chinatown di New York sono a corto di Tsingtao: la birra cinese più conosciuta del Nord America non si trova quasi più da nessuna parte. Dietro la carenza, la crisi alle catene di approvvigionamento a livello globale causata dalla pandemia. Poiché il porto di Los Angeles, da dove passa circa il 40% delle importazioni statunitensi, è rimasto bloccato, i costi di spedizione sono saliti alle stelle. Il presidente di Paulaner Usa, importatore esclusivo della Tsingtao negli States, ha detto che le spedizioni dalla Cina sono ferme da mesi. “Ho ordini arretrati per più di 100.000 casse perché non riesco ad avere spazio sulle navi”, ha detto al telefono a Nikkei Asia. “Le grandi compagnie hanno tutte contratti in corso con le compagnie di navigazione – ha dichiarato – la maggior parte degli importatori di birra di medie dimensioni non sono abbastanza grandi da avere contratti disponibili per noi”. Il trasporto marittimo ha raggiunto costi esorbitanti, e anche quelli ferroviario e via strada si sono dimostrati difficilmente praticabili. La preoccupazione principale riguarda il rischio che il prezzo crescente possa portare anche i consumatori più affezionati a cambiare prodotto. [Fonte: Nikkei Asia]
Personale anti-Covid uccide il cane di una donna in quarantena
Un membro del personale di prevenzione Covid-19 nello Jiangxi ha ucciso il cane domestico di una cittadina che si trovava in isolamento obbligatorio, scatenando la rabbia degli utenti sui social cinesi. Come da procedura per l’approccio Zero Covid intrapreso dalla Cina, a causa di un nuovo caso confermato di Covid-19 la comunità locale del Jiangxi si trova in quarantena in attesa che gli appartamenti vengano sanificati e disinfettati. Tra questi anche una donna proprietaria di un esemplare di Corgi. Durante la sua permanenza nel complesso adibito all’isolamento, un uomo dello staff avrebbe ucciso il Corgi con una spranga di ferro. A confermarlo sono le immagini provenienti da una telecamera di sorveglianza dello stabilimento dove l’animale si trovava in attesa di ricongiungersi con la padrona.
Frammenti del video sono stati condivisi su Weibo, dove gli utenti hanno condannato l’abuso del membro dello staff anti-Covid. Già a settembre le autorità della città di Harbin erano state criticate per aver praticato l’eutanasia a tre gatti domestici risultati positivi al Coronavirus, mentre secondo quanto riportano i media locali non esiste alcuna prova che il cane dello Jiangxi fosse infetto. Anche se esiste una guida nazionale sulla gestione degli animali domestici di persone risultate positive al Coronavirus, ogni amministrazione locale segue misure proprie. L’uomo è stato rimosso dal suo incarico e la proprietaria del cagnolino ha accettato le sue scuse ufficiali. [Fonte: Sixthtone]
Filippine, Duterte si candida al Senato
Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, si è candidato al Senato per le elezioni del 2022. Una candidatura last minute, che segna la prossima mossa politica del leader filippino allo scadere del suo mandato presidenziale. Secondo la Costituzione filippina, infatti, al presidente della Repubblica è concesso un unico mandato. La comunicazione arriva dopo mesi di ambiguità da parte del presidente in carica riguardo alle sue intenzioni post-mandato. Duterte aveva in precedenza annunciato il suo ritiro dalla scena politica, alimentando al contempo indiscrezioni su una sua possibile candidatura a vicepresidente. La scelta del Senato invece, comunicata alla Commissione per le elezioni a pochi minuti dalla scadenza dei termini di presentazione, spiana la strada per il successo alle presidenziali di sua figlia, Sara Duterte, che ha formalizzato lunedì 14 novembre la sua candidatura a vice.
Secondo diversi analisti, la decisione del presidente filippino di concorrere al Senato rappresenterebbe un tentativo di rafforzare l’influenza politica della famiglia Duterte, considerato che la figlia, sebbene sia già sindaca di Davao e favorita nei sondaggi si è candidata a suo dire “solo” per la vicepresidenza. Con Duterte impegnato al Senato, l’elettorato in favore del presidente in carica potrebbe dividersi tra Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr, figlio del defunto dittatore e attuale candidato favorito, e il senatore Christopher “Bong” Go. Nonostante la grande popolarità di Marcos Jr, che secondo gli ultimi sondaggi dell’agenzia Social Weather Stations gode del favore del 47% dei partecipanti e che ha chiesto a Sara Duterte di fargli da vice, il presidente in carica ha comunicato di non supportare la sua candidatura. Tra i candidati alle presidenziali figurano anche l’attuale vicepresidente Leni Robredo, la star della boxe Manny Pacquiao e il sindaco di Manila Isko Moreno. Fonti: [Nikkei, SCMP, Bloomberg]
A cura di Lucrezia Goldin e Agnese Ranaldi. Ha contribuito Sabrina Moles