Un altro anno, un altro crollo delle nascite. Gli ultimi dati rilasciati dall’Istituto nazionale di statistica confermano quanto temuto: l’abolizione della politica del figlio unico non basta ad arrestare il rapido calo demografico. Nel 2019, il numero delle nascite è sceso a quota 14,65 milioni, pari a 10,48 nati ogni 1000 persone, 590.000 in meno rispetto all’anno precedente. Si tratta del livello più basso dall’avvento del regime comunista. Secondo gli esperti, le cause del basso tasso di natalità sono da attribuire a un mix di fattori, tra i quali l’alto costo delle abitazioni e dell’istruzione combinato a una cultura del lavoro totalizzante e a un calo del numero delle donne in età fertile. E mentre diminuiscono le nascite, la popolazione invecchia: nel 2019 il numero degli over 65 anni ha raggiunto il 12,6% del totale, rispetto all’11,9% dell’anno precedente. [fonte: Global Times, Bloomberg, ]
La crescita cinese scende al 6,1%
L’economia cinese rallenta ai minimi da 29 anni. La conferma arriva dai dati rilasciati dall’Istituto nazionale di statistica, secondo cui il 2019 ha visto il Pil cinese espandersi a un ritmo del 6,1%. Una performance sottotono se paragonata ai tassi a due cifre di dieci anni fa, ma in linea con l’obiettivo del 6-6,5% stabilito dalla leadership. E sopratutto, come specificato dalle autorità, perfettamente in grado di assicurare il raggiungimento di una “società moderatamente prospera”, come prefissato dalla precedente amministrazione. A incoraggiare è soprattutto la ripresa evidenziata dai fondamentali nel mese di dicembre. La firma del trade deal sino-americano lascia intravedere una stabilizzazione dell’economia cinese anche se gli esperti concordano nel prevedere per l’anno in corso un ulteriore calo sotto la soglia del 6%. [fonte: NYT, WSJ]
L’Ue indagherà sul trade deal
L’Ue indagherà sui termini dell’ “accordo di fase uno” firmato da Cina e Stati uniti. Lo ha annunciato Phil Hogan, commissario europeo per il commercio in visita a Washington, affermando che l’intesa presenta diverse debolezze e risponde principalmente alle esigenze elettorali di Trump. Ricordando come la firma lascia inalterate tariffe del 20% da ambo le parti, Hogan ha mostrato preoccupazione soprattutto per possibili problemi di conformità con quanto stabilito dalla WTO. Le autorità cinesi hanno assicurato che il deal non comprometterà i rapporti commerciali con il blocco dei 28. Ma a preoccupare è soprattutto l’impegno con cui Pechino procederà ad acquistare 200 miliardi di merci statunitensi in due anni [fonte: FT, Reuters]
Le aziende europee escluse dalla Belt and Road
Dopo un 2018 sottotono, la Belt and Road è entrata in una nuova fase espansiva. Ma a beneficiarne continua ad essere principalmente la Cina. Lo scorso anno gli investimenti cinesi nei paesi coperti dal progetto hanno toccato quota 128 miliardi di dollari, pari a un +41% su base annua. Secondo un report rilasciato ieri dalla Camera di commercio europea, tuttavia, la maggior parte dei contratti siglati riguarda aziende d’oltre Muraglia e coinvolge manodopera e capitali cinesi. Sebbene i progetti aiutino a creare lavoro nei mercati di sbocco, sono proprio i player mandarini a raccogliere i frutti maggiori a discapito dei concorrenti stranieri. Lo studio, che prende in esame 132 aziende, rivela che solo il 15% degli intervistati ha preso parte a progetti della BRI: tra questi, la fetta più consistente ha contribuito alla fornitura di tecnologia specifica o know-how di cui le società cinesi sono sprovviste. La scarsa trasparenza degli appalti continua a costituire la principale fonte di malumore, nonostante sia stato rilevato un generale miglioramento della qualità e della sostenibilità ambientali dei progetti commissionati. Secondo il report, tuttavia, il semi-monopolio ottenuto dalle aziende cinesi nella costruzione delle infrastrutture portuali e delle telecomunicazioni rende difficoltoso anche a posteriori un inserimento dei competitor occidentali. [fonte: NYT, France 24]+
Hong Kong: “un paese, due sistemi” sopravviverà al 2047
Il modello “un paese, due sistemi” sopravviverà anche dopo il 2047 purché la popolazione – sopratutto i più giovani – ne “facciano tesoro” “invece di danneggiare questo importante sistema a causa di incomprensioni. E’ quanto affermato ieri dalla leader locale Carrie Lam incontrando i membri del Consiglio Legislativo nella consueta seduta di inizio anno. Secondo l’articolo 5 della Basic Law, l’ex colonia britannica ha il diritto di mantenere il proprio sistema economico capitalistico per 50 anni dal ritorno alla Cina (1997). Cosa avverrà dopo nessuno lo sa. Trovare una risposta certa è diventata un’esigenza più impellente da quando il governo centrale ha cominciato a estendere il proprio controllo sulla regione amministrativa speciale. Specie da quando è stata proposta la controversa legge sull’estradizione all’origine delle agguerrite proteste. Lam ha affermato che la piena comprensione e attuazione del principio “un paese due sistemi” basterà ad assicurare la longevità della formula anche oltre la minacciosa data. Sarà davvero così? Intanto, la chief executive ha annunciato la creazione di una task force incaricata di indagare sulle cause sociali delle proteste in corso da giugno. [fonte: SCMP]
Tesla lancia design per il mercato cinese
Dal “made in China” al “designed in China”. A pochi giorni dalla vendita delle prime automobili prodotte nella Gigafactory di Shanghai, Tesla ha annunciato sul suo account WeChat l’imminente apertura nel paese di un centro dedicato alla creazione di modelli basati sui gusti estetici cinesi. L’obiettivo è quello di coniugare “la più bella arte cinese all’aspetto futuristico di Tesla”. Fino al 1 febbraio sarà possibile inviare proposte per i primi modelli pensati esclusivamente per il mercato locale. [fonte: Sixth Tone]
Morta la trattorista delle banconote da 1 yuan
Si è spenta martedì a 89 anni Liang Jun, la prima donna cinese a diventare trattorista. Simbolo dell’emancipazione socialista, la donna è morta dopo due anni di malattia presso un ospedale di Harbin. Ma la sua memoria e la sua immagine continueranno a vivere sulle vecchie banconote da 1 yuan che la ritraggono al volante. Nata nel 1939 in una famiglia di poveri contadini, nel ’48 – dopo essere stata venduta come sposa ad un proprietario terriero – Liang ha avuto l’opportunità di seguire un corso per imparare a guidare il trattore sponsorizzato dal partito comunista locale, unica donna su 70 partecipanti. Dopo essere balzata agli onori della cronaca come “lavoratrice modello”, nel 1962 l’immagine di Liang è stata stampata sulla banconota da 1 yuan. L’agenzia Xinhua la ricorda per aver ispirato “una nuova generazione di donne cinesi”. [fonte: SCMP]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.