Trump annuncerà nuove tariffe su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi
Donald Trump intende annunciare nuovi dazi su 200 miliardi di dollari di merci di importazione cinese, mettendo così a serio rischio il nuovo round di negoziati con Pechino fissati per fine mese. Secondo il Wall Street Journal, dietro questa scelta di Trump vi sarebbe la volontà di dare agli Stati Uniti un maggior potere contrattuale nei confronti della Cina, accusata di estorcere preziose tecnologie alle aziende americane. L’amministrazione Trump avrebbe tuttavia deciso di ridurre le tariffe al 10%, ben al di sotto del 25% ventilato lo scorso agosto. Questa scelta sarebbe motivata dalla volontà di contenere l’impatto sui consumatori americani in vista dello shopping natalizio e delle elezioni di metà mandato, in cui i repubblicani cercheranno di mantenere il controllo sul Congresso. Ma anche dalla necessità di lasciare una porta aperta a eventuali negoziati. I vertici di Pechino e Washington hanno al vaglio una nuova iniziativa diplomatica, guidata dal dipartimento del Tesoro americano. Intanto oltre la Muraglia la leadership comunista ha convocato in fretta e furia il meglio di Wall Street per perorare la propria causa. In passato l’istituzione di una linea diretta con il mondo del business ha sempre facilitato la distensione dei rapporti con la Casa Bianca.
Amazon colpita da un nuovo scandalo in Cina
Amazon sta investigando su recenti accuse secondo cui alcuni suoi dipendenti avrebbero accettato mazzette in cambio di dati confidenziali sulle vendite. Il fenomeno, che viola le regole di Amazon, sarebbe particolarmente accentuato in Cina, dove si registra un sempre più alto numero di venditori online. A ciò si somma il fatto che il salario dei dipendenti Amazon è relativamente basso, spingendo dunque questi ultimi ad accettare pagamenti tra gli 80 e i 2000 dollari per condividere dati di vendita, email dei clienti e per eliminare recensioni negative dal sito.
Amazon ha detto di avere “zero tolleranza” nei confronti di abusi al sistema e di aver intrapreso una “indagine al tappeto per eliminare ogni forma di corruzione in seno alla compagnia”. Amazon punirà inoltre tutti i venditori che hanno usufruito di queste pratiche illegali “chiudendo gli account sul sito, eliminando le recensioni e intraprendendo vie legali”.
Rimossa dall’asta Sotheby una testa di Buddha proveniente da sito UNESCO in Cina
Una testa di Buddha in calcare è stata rimossa da un’asta Sotheby a New York, a seguito di alcune prove secondo cui l’opera d’arte proverrebbe da un sito UNESCO in Cina. Prime indagini collocherebbero la scultura tra le 100,000 statue ritrovate all’interno delle Grotte buddiste di Longmen, una serie di santuari rupestri 12 km a sud dell’odierna Luoyang, nella provincia dello Henan in Cina. La reliquia d’epoca Tang era stata valutata tra i 2 e i 3 milioni di dollari. La notizia della rimozione della testa di Buddha dall’asta ha fatto scalpore in Cina, soprattutto a seguito della circolazione in rete di una foto scattata da due studiosi giapponesi nel 1920 che collocherebbe la reliquia nel sito di Longmen. Pechino da anni combatte per la restituzione di numerose opere d’arte e reperti saccheggiati da potenze straniere soprattutto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.
Comincia la lenta ripresa di Hong Kong dopo il passaggio del tifone Mangkhut
Hong Kong, colpita nel weekend dal tifone Mangkhut, si è risvegliata questa mattina senza registrare vittime ma con ingenti danni alle strutture, allagamenti ed incidenti. Il tifone, che ha causato nel suo passaggio almeno 54 vittime nelle Filippine e che è stato classificato di categoria T10, la più alta, ha inondato le strade della città, distrutto tetti e finestre e sradicato molti alberi. La tempesta, i cui venti hanno raggiunto i 195km/h, ha bloccato la città di Hong Kong per un giorno intero. Servizi di trasporti via terra e via mare interrotti, 900 voli cancellati, intere aree della città prive di corrente elettrica hanno fatto vivere una scena apocalittica ai cittadini della città cinese. Il tifone Mangkhut, declassato a categoria T8, dopo aver causato blackout e allagamenti a Shenzhen e Zhuhai, dovrebbe dirigersi ora verso la parte occidentale della provincia del Guangdong, dove sono già state evacuate 2.5 milioni di persone.