Il voto, che sabato ha chiamato i taiwanesi ad esprimersi parallelamente alle amministrative su una dozzina di questioni – dai matrimoni gay all’abolizione del nucleare – si è concluso con una disfatta del DPP e più in generale delle forze progressiste locali. Mentre da un punto di vista politico il ritorno del Guomindang nei comuni chiave potrebbe servire a riannodare il dialogo con Pechino (interrotto con la nomina di Tsai Ing-wen a presidente della Repubblica di Cina), l’esito dei molteplici referendum mette in evidenza il disappunto popolare nei confronti dell’operato del DPP nella gestione di problematiche più contingenti, come il mancato aumento dei salari e il degrado ambientale vissuto dal sud dell’isola. Non solo. Dalle urne è emersa una società molto più conservatrice e affezionata allo status quo di quanto non fosse parso all’indomani della rivoluzione dei girasoli. Lo dimostra la bocciatura dell’inclusione delle unioni gay nel codice civile nonché del tentativo di affermare l’indipendenza dalla mainland cambiando il nome con cui Taiwan partecipa agli eventi sportivi internazionali dal 1981. Lo scorso anno la Corte suprema aveva avviato il processo di legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso stesso, rendendo l’ex formosa il primo paese asiatico e confuciano a scardinare il tabù. “Oggi la democrazia ci ha dato una bella lezione” ha commentato a caldo Tsai, poco prima di lasciare la guida del DPP.
Dalla Cina i primi bambini geneticamente modificati
La Cina potrebbe aver creato i primi bambini geneticamente modificati al mondo. Un ricercatore cinese di Shenzhen ha affermato di aver alterato gli embrioni di sette coppie durante trattamenti di fertilità, con una gravidanza terminata nel concepimento di due gemelle il cui DNA è stato modificato attraverso la tecnologia di editing genomico CRISPR-cas9. Secondo quanto annunciato quest’oggi a Hong Kong, l’obiettivo dell’esperimento non è quello di curare o prevenire malattie ereditarie, quanto piuttosto quello di sviluppare una capacità di resistenza alle possibili future infezioni come l’HIV. L’annuncio ha già suscitato polemiche di natura etica e non tra gli addetti ai lavori.
La Corea del Sud chiude il più grande complesso per la macellazione dei cani
Seul ha cominciato a smantellare il più grande complesso per la macellazione di cani del paese. Circa un milione di esemplari vengono consumati ogni anno in Corea del Sud, sebbene siano sempre di più le persone a disapprovare l’abitudine. Il complesso di Taepyeong-dong nella città di Seongnam, a sud della capitale sudcoreana, ospitava almeno sei macelli per cani in grado di contenere diverse centinaia di animali alla volta, tanto da rappresentare una delle principali fonti di carne per i ristoranti specializzati di tutto il paese. Al momento dell’inizio delle operazioni gli attivisti hanno rinvenuto sul posto attrezzature per l’elettrocuzione e una pila di cani morti accatastati sul pavimento. Al termine dello smantellamento il complesso verrà riconvertito in un parco pubblico. Secondo un sondaggio dello scorso anno, il 70% dei sudcoreani non mangia carne di cane, ma solo il 40% è favorevole a un divieto del consumo.
In prigione per evadere dal mondo
Entrare in prigione per evadere dalla società. Può sembrare un controsenso ma è esattamente quanto sta avvenendo in Corea del Sud, dove “Prison Inside Me” offre soggiorni dietro le sbarre a chi vuole sfuggire dalle pressioni di una società altamente competitiva. Dal 2013, la struttura ha già ospitato oltre 2000 carcerati volontari, perlopiù persone in cerca di una via di fuga dallo stress lavorativo. Le regole interne sono rigide: i detenuti non posso parlare tra loro, né utilizzare cellulari o orologi. Vestono un’uniforme blu, dormo a terra su una stuoia da yoga e gli unici confort a cui hanno diritto sono un set da tè, una penna e un taccuino. Il tutto per 90 dollari al giorno.