I titoli di oggi:
- Summit Asean, Tokyo si scontra con Pechino su Fukushima
- Seul torna alla linea dura con Pyongyang
- Cina, esportazioni in calo per il quarto mese consecutivo
- Apple minaccia la sicurezza nazionale: via gli iPhone ai dipendenti pubblici
- Database accademico mutato per gestione illegale di dati
- Quadruplicati i prestiti cinesi alla Russia
- Cina, la Grande muraglia danneggiata per far passare una strada
- Il caffè corretto al Moutai incontra il gusto dei più giovani
Summit Asean, Tokyo si scontra con Pechino su Fukushima
Volgendo quasi al termine, giovedì 7 settembre il summit dell’Associazione dei paesi del Sud-Est asiatico (Asean) si è aperto con incontri dedicati a commercio e sicurezza. Tra i commenti che esprimono preoccupazione, quello del segretario delle Nazioni unite António Guterres, che ha parlato di una “grande frattura” normativa e geopolitica che starebbe mettendo a rischio i sistemi economici e finanziari globali.
Il giorno precedente si erano tenuti gli incontri tra il gruppo dei dieci e i rappresentanti di Cina e Giappone, rispettivamente il premier Li Qiang e l’omologo Fumio Kishida. Gli incontri bilaterali hanno portato a nuove promesse di investimento e cooperazione su più fronti: il Giappone verrà elevato presto al ruolo di partner strategico Asean, mentre Pechino ha “messo in guardia” i governi contro la “guerra fredda” in atto nei suoi confronti. Li ha poi invitato i paesi della regione a collaborare nel quadro della Regional comprehensive economic partnership (Rcep) per sostenere il processo di integrazione economica dell’Asean.
A margine dei meeting allargati i due leader si sono confrontati sulla questione del rilascio delle acque della centrale di Fukushima, decisione a cui la Cina ha risposto imponendo un blocco alle importazioni di prodotti ittici giapponesi. Il Giappone aveva poi risposto ufficialmente alle denunce di Pechino presso l’Organizzazione mondiale del commercio minacciando di aprire un contenzioso. Il dialogo di mercoledì ha portato i due a ribadire le proprie posizioni, con la Cina che ha invitato Tokyo ad agire “responsabilmente” e a confrontarsi maggiormente con i vicini in caso di scelte di tale entità. Grande assente invece il presidente statunitense Joe Biden (al suo posto partecipa la vicepresidente Kamala Harris), che nel finesettimana – dopo il G20 di Nuova Delhi – sarà in Vietnam per una visita ufficiale.
Per quanto concerne la crisi birmana, il gruppo ha deciso di istituire una “troika” per occuparsi della questione, rimasta in stallo dal golpe del febbraio 2021. Il tavolo di lavoro sarà costituito dal paese che detiene la presidenza di turno Asean (Indonesia), più il paese che ha retto la presidenza l’anno precedente (Cambogia) e quello che la deterrà nel successivo (Laos). Scelta criticata da alcuni analisti, che – dato lo stallo interno al gruppo – suggeriscono di trasmettere la questione al Consiglio di sicurezza Onu.
Seul, linea più dura verso Pyongyang: il ministero dell’Unificazione serve gli obiettivi di Yoon
Meno cooperazione culturale, più strategie d’intelligence: in Corea del Sud il governo riorganizza il ministero dell’Unificazione, in accordo con la linea meno conciliante adottata negli ultimi anni nei confronti della Corea del Nord. Come riporta Nikkei Asia, per Yoon Suk Yeol “è giunto il momento di cambiare”. “Il Ministero dell’Unificazione non è il Ministero che sostiene la Corea del Nord”, ha detto il presidente. Kim Yung-ho, nuovo ministro dell’Unificazione dalla scorsa estate, si è allineato alle nuove disposizioni. Kim ha affermato che l’assistenza umanitaria fornita alla Corea del Nord fino ad oggi non ha contribuito a realizzare l’obiettivo del governo di procedere verso un’unificazione basata su un ordine democratico liberale, e che pertanto bisogna lavorare affinché gli aiuti umanitari forniti da Seul vengano impiegati in tal senso.
A riprova della rinnovata intransigenza dimostrata dal governo sudcoreano nei confronti di Pyongyang, mercoledì è stato nominato assistente speciale del ministro Kim il disertore nordcoreano Ko Young-hwan. Ko aveva lavorato come diplomatico per la Corea del Nord, prima di disertare nel 1991. Tale nomina, osserva Radio Free Asia, potrebbe indispettire Pyongyang, che ha sempre mal digerito l’idea che chi riesce a fuggire oltreconfine possa svolgere ruoli politici di rilievo in Corea del Sud.
Cina, esportazioni in calo per il quarto mese consecutivo
Export e import in continuo calo: è questo il quadro dipinto dall’agenzia delle Dogane cinese. Per il quarto mese consecutivo le esportazioni hanno registrato una contrazione che si è attestata, nel mese di agosto, a 284,9 miliardi di dollari – l’8,8% in meno rispetto ai dati dell’anno precedente. A pesare sulla performance cinese sarebbero i recenti sconvolgimenti lungo la supply chain, l’inflazione globale che ha ridotto i consumi, a cui si aggiungono le misure adottate da Usa e alleati nei confronti dei settori strategici per la Repubblica popolare. L’export verso gli Stati Uniti, segnala infatti l’ente, sono in calo per il tredicesimo mese consecutivo.
Le importazioni soffrono invece la crisi della domanda interna, sebbene il dato di agosto (-7,3% su base annua) sia migliore – contro ogni previsione – rispetto al mese di luglio (-12,4%). I dati degli ultimi mesi continuano a preoccupare gli osservatori, poiché quanto si sta registrando avviene in un contesto teoricamente più favorevole agli affari rispetto all’anno precedente, quando erano ancora in atto le restrizioni anti-Covid.
Cina, Apple minaccia la sicurezza nazionale: via gli iPhone ai dipendenti pubblici
Pechino ha vietato ai dipendenti pubblici l’utilizzo degli iPhone. Come sottolinea South China Morning Post, la ragione è che, alla luce delle mai sopite tensioni con gli Stati Uniti, la sicurezza nazionale della Cina potrebbe risultare compromessa dal ricorso a tecnologie di telecomunicazione realizzate dal gigante statunitense Apple. L’ingiunzione riguarda gli impiegati nei ministeri con portafoglio che si occupano di investimenti, commercio e affari internazionali. Un divieto simile sarebbe in vigore da anni per alcuni enti governativi, ma l’ultima ordinanza lo avrebbe ampliato. Anche gli Stati Uniti hanno imposto regole simili sul territorio nazionale per scongiurare minacce alla sicurezza nazionale: nel novembre 2021, l’amministrazione Biden ha vietato l’utilizzo di apparecchi elettronici prodotti da Huawei e ZTE.
Database accademico mutato per gestione illegale di dati
China National Knowledge Infrastructure (CNKI), il più grande database per la ricerca accademica, dovrà pagare 50 milioni di yuan (6,9 milioni di dollari) per gestione illegale di dati. Lo ha stabilito ieri l’Amministrazione cinese per il cyberspazio (CAC) a un anno dall’inizio delle indagine.
È la prima volta che la CAC effettua una revisione di questo tipo da quando – dopo il caso Didi – nel febbraio 2022 è entrato in vigore un regolamento nazionale che prevede uno screening per tutte le società Internet intenzionate a quotarsi in borsa al di fuori della Cina continentale. Anche se in realtà Tsinghua Tongfang, la società madre di CNKI, non sembra avere in programma un listing all’estero. L’azienda era stata costretta lo scorso anno a pagare una sanzione amministrativa di 87,6 milioni di yuan dopo un’indagine antitrust durata sette mesi al termine della quale era risultata colpevole di avere abusato della sua posizione dominante sul mercato imponendo un aumenti irragionevoli dei prezzi per gli abbonamenti.
Quadruplicati i prestiti cinesi alla Russia
Aiutare Mosca a indebolire le sanzioni occidentali, ma anche e soprattutto promuovere l’internazionalizzazione dello yuan. E’ probabilmente con questo obiettivo che, secondo i dati della Kyiv School of Economics, nei 14 mesi dall’inizio della guerra al marzo scorso, la Cina ha quadruplicato i prestiti concessi alle banche russe. I quattro principali istituti di credito – Industrial and Commercial Bank of China, Bank of China, China Construction Bank e Agricultural Bank of China – hanno accresciuto la loro esposizione da 2,2 miliardi a 9,7 miliardi di dollari.
La Grande muraglia danneggiata per far passare una strada
Non sarà un processo facile quello che due cittadini cinesi dovranno affrontare per aver distrutto una porzione della Grande muraglia a Yangqianhe, 350 km nord dalla capitale Pechino. Secondo quanto comunicato dalle attività un uomo e una donna avrebbero allargato una falla lungo il muro in modo da creare una scorciatoia sufficiente a passare con dei mezzi a motore. I due non sono i primi a dover fare i conti con la Giustizia per aver danneggiato uno dei più importanti monumenti cinesi. Negli anni, nonostante le leggi introdotte per la tutela del patrimonio storico-culturale, i resti della Muraglia sono stati trafugati o utilizzati come recinti per il bestiame, magazzini e altro.
Il caffè corretto al Moutai incontra il gusto dei giovani cinesi
Tutti pazzi per il caffellatte al baijiu di Luckin e Kweichow Moutai, che sta spopolando tra i giovani consumatori cinesi. Lunedì il controverso marchio di caffè cinese Luckin – accusato di frode negli Stati Uniti tre anni fa – ha lanciato una campagna che mira a conquistare anche gli amanti del famoso liquore nazionale, mentre Kweichow Moutai, i cui prezzi medi sono solitamente poco abbordabili, è alla ricerca di espedienti per rendersi appetibile anche a fasce di consumatori più basse. Il lancio del nuovo latte macchiato si è rivelato un vero e proprio fenomeno su Weibo.
A cura di Sabrina Moles e Agnese Ranaldi