I titoli di oggi:
- SIPRI: La Cina traina l’aumento globale delle testate nucleari
- Cuba, Washington conferma: operazioni di spionaggio cinesi almeno dal 2019
- Cina- Arabia Saudita: accordi per 10 miliardi di dollari
- L’Honduras apre ambasciata in Cina
- Il Ceo di OpenAI invita a cooperare con la Cina
- Guerra in Ucraina: veicoli corazzati cinesi alla Cecenia
- Sequoia Capital si separa dalla sua branca cinese sull’onda delle tensioni Usa-Cina
- Cina: nuove linee guida per una futura direttiva contro il cyberbullismo
Il numero di armi nucleari operative detenute dalle principali potenze militari ha ripreso a crescere, invertendo il disimpegno avviato al termine della guerra fredda. Lo riporta lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), secondo il quale nel 2022 la Cina ha trainato l’aumento, espandendo il proprio arsenale da 350 a 410 testate. In crescita anche le scorte di India, Pakistan e Corea del Nord, mentre quelle della Russia sono aumentate in misura minore, da 4.477 a 4.489. Non sono state invece riportate variazioni nell’arsenale delle altre potenze nucleari, ovvero Regno Unito, Francia, India, Israele. Russia e Stati Uniti insieme detengono ancora quasi il 90% di tutte le armi nucleari e, secondo l’istituto, la Cina è bel lungi dall’effettuare un sorpasso.
Cuba, Washington conferma: operazioni di spionaggio cinesi almeno dal 2019
La Cina sta sfruttando Cuba come base per le operazioni di intelligence da diversi anni. E Washington lo sapeva ben prima delle recenti indiscrezioni del Wall Street Journal, definite dalla Casa Bianca “non del tutto conformi alle informazioni in nostro possesso”. Nel weekend l’amministrazione Biden ha spiegato che Pechino sta da tempo intensificando la sua presenza nella regione, e dal 2019 si hanno informazioni aggiornate circa la presenza di strutture dedicate alla raccolta di intelligence. “La Casa Bianca afferma che gli Stati Uniti hanno adottato misure diplomatiche e di altro tipo per ‘rallentare’ l’avanzamento del governo cinese a Cuba e nel resto del mondo”, si legge nell’aggiornamento pubblicato sul Journal, che cita come esempio lo stop alla costruzione di una struttura cinese a scopo militare nei pressi di Abu Dhabi.
Cina- Arabia Saudita: accordi per 10 miliardi di dollari
Ben 10 miliardi di dollari. A tanto ammontano gli accordi firmati nel corso della decima edizione della conferenza imprenditoriale Cina-Arabia Saudita, organizzata a Riad. Lo ha riferito il quotidiano saudita Saudi Gazette, secondo cui gli accordi riguardano il settore tecnologico, immobiliare, turistico, sanitario, delle energie rinnovabili, dell’agricoltura, dei minerali e delle catene di approvvigionamento. Oltre la metà – chiarisce AFP – sono però memorandum d’intesa o “accordi di cooperazione”. Spicca firma tra il gruppo saudita Ask e la China National Geological & Mining Corporation per “lo sviluppo, il finanziamento, la costruzione e la gestione di un progetto di estrazione di rame nell’Arabian Shield”. L’evento – che segue di pochi giorni la visita a Riad del segretario di Stato americano Antony Blinken – è stata l’occasione per ribadire l’interesse del Regno a mantenere buone relazioni tanto con la Cina quanto con gli Stati Uniti.
Il Ceo di OpenAI invita a collaborare con la Cina
“La Cina ha alcuni dei migliori talenti per l’intelligenza artificiale (IA) al mondo. Quindi spero davvero che i ricercatori cinesi possano offrire un grande contributo al settore”. Con questo invito alla collaborazione Sam Altman – Ceo di OpenAi, la casa madre di ChatGPT, ha parlato a una nutrita folla in occasione di un convegno tenutosi a Pechino nella giornata di sabato 10 giugno.
L’evento, che ha visto riuniti alcuni dei migliori imprenditori e ricercatori del mondo IA, è stato definito da alcuni come una delle migliori occasioni di incontro tra l’industria cinese e quella statunitense, che di recente hanno visto intensificarsi le tensioni economiche tra i due paesi (non ultime le sanzioni legate al commercio dei microchip). Altman ha affermato la regolamentazione dell’IA rischia di “rallentare l’industria americana in modo tale che la Cina o qualcun altro faccia progressi più rapidi”.
Honduras, apre l’ambasciata cinese dopo lo stop alle relazioni con Taiwan
L’annuncio dell’abbandono delle relazioni diplomatiche con Taipei era arrivato a marzo di quest’anno. Nella giornata di domenica 11 giugno l’Honduras ha ufficialmente convalidato il passaggio alla Cina aprendo la sua prima ambasciata sul territorio della Repubblica popolare cinese. Presente a Pechino anche la presidente Xiomara Castro, che pochi giorni prima ha inaugurato l’apertura dell’ambasciata cinese nella capitale Tegucigalpa. “Stabilire relazioni diplomatiche con la Cina ha dato il via a una nuova era delle relazioni dell’Honduras con il mondo, e ha aperto la porta alla costruzione di un paese prospero e grande”, ha commentato il ministro degli Esteri Eduardo Enrique Reina.
L’Honduras “si atterrà fermamente alla politica della Cina unica”, ha continuato. Storicamente il governo honduregno era uno dei pochi paesi a riconoscere ufficialmente Taiwan, mentre ora la lista dei partner diplomatici di Taipei si è ridotto a 13 paesi. Anche il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha partecipato alla cerimonia, affermando nel suo discorso che Cina e Honduras trasformeranno “le relazioni bilaterali in un nuovo modello di cooperazione amichevole tra paesi diversi per grandezza e ‘condizioni nazionali'”.
Guerra in Ucraina: veicoli corazzati cinesi tra i mezzi militari a disposizione della Cecenia
In un video pubblicato sul proprio account Telegram, il presidente ceceno Ramzan Kadyrov ha mostrato i mezzi militari a disposizione della repubblica autonoma della Federazione russa. Tra questi erano presenti anche otto veicoli corazzati modello Tiger prodotti dalla cinese Shaanxi Baoji Special Vehicles Manufactoring, un’azienda privata con sede nella Cina settentrionale. Il Tiger è un autoblindato progettato per il trasporto truppe e pensato per combattimenti di non grande intensità (come operazioni di polizia antisommossa), che può essere dotato di armi automatiche di diverso calibro. Come riportato dal Wall Street Journal, le unità cecene sono state ampiamente impiegate nella guerra in Ucraina e dunque i blindati cinesi potrebbero essere utilizzati in futuro sul campo di battaglia. Secondo diversi analisti contattati dal quotidiano, però, proprio per le loro caratteristiche “leggere” i Tiger hanno una capacità limitata di cambiare le sorti di un conflitto e la Cina (anche per il fatto che sono facilmente riconoscibili) guadagnerebbe poco dall’esportarli in Russia allo scopo di fornire un supporto diretto all’invasione. Pechino ha sempre smentito di aver armato Mosca, e anche in questo caso il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato di non essere a conoscenza della situazione.
Secondo i dati raccolti da SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), i veicoli corazzati sono al secondo posto nelle esportazioni militari cinesi del 2022 (392 milioni di dollari), dietro solo agli aerei da combattimento. Non ci sono tracce di un loro acquisto da parte della Russia, ma recentemente Mosca ha aumentato le importazioni dalla Cina di camion civili che potrebbero essere impiegati per scopi militari.
Sequoia Capital si separa dalla sua branca cinese sull’onda delle tensioni Usa-Cina
Sequoia Capital, gigante americano per gli investimenti in capitale di rischio, ha deciso di separarsi dalla sua branca cinese, Sequoia China. Come riportato dal South China Morning Post, Sequoia China era stata fondata nel 2005 da Neil Shen Nanpeng per creare un collegamento tra i finanziatori statunitensi e le start-up tecnologiche cinesi. Nel corso degli anni il gruppo ha investito per finanziare la crescita di società come AliBaba e Meituan, e il suo successo ha reso a lungo Shen una figura di riferimento negli accordi tra Stati Uniti e Repubblica popolare, tanto che l’imprenditore finanziario è stato l’unico rappresentante del settore a essere nominato come membro della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, il massimo organo consultivo politico del paese, dove ha servito dal 2018 al 2022. Con l’inasprimento delle relazioni tra Pechino e Washington, però, il settore tecnologico è diventato un terreno di scontro geopolitico tra i due paesi e gli investimenti americani in capitali di rischio nelle start-up cinesi si sono progressivamente ridotti. Il sistema “centralizzato era diventato più un peso che un vantaggio”, si legge nella lettera pubblicata da Sequoia China agli investitori cinesi. Sequoia Capital (che si è divisa in tre parti) rimarrà il nome solo della filiale americana ed europea: entro il 31 marzo 2024 l’ormai ex ramo cinese diventerà HongShan e quello per l’India e il Sud-Est asiatico prenderà il nome il nome di Peak XV Partners.
Cina: nuove linee guida per una futura direttiva contro il cyberbullismo
Venerdì, i tre principali organi legali della Cina (la Corte suprema del popolo, la Procura suprema del popolo e il ministero della Pubblica sicurezza) hanno presentato congiuntamente delle linee guida che serviranno da base per una futura direttiva contro il cyberbullismo. Come riportato dal South China Morning Post, nel documento – che resterà aperto alla consultazione pubblica fino al 25 giugno – non è specificato quando la direttiva entrerà in vigore, ma si parla di “sanzioni severe” per il bullismo online contro minori e disabili, per la diffusione di voci sulla vita sessuale delle persone, di deep fake, e in generale per il cyberbullismo organizzato. Se saranno causa di disagi mentali per le vittime, o in casi estremi di suicidio, le forze dell’ordine considereranno tali comportamenti come un “pericolo per l’ordine sociale”, accusa che secondo il diritto penale cinese può portare fino a tre anni di carcere e la privazione dei diritti politici. In Cina non esiste ancora una legge contro la violenza online, e recentemente alti dipartimenti governativi hanno richiesto una regolamentazione in tal senso, anche a seguito di alcuni casi che hanno generato indignazione a livello nazionale.
A cura di Sabrina Moles e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi