I titoli di oggi:
- Sicurezza informatica e libertà di parola al centro delle Olimpiadi di Pechino
- Il grande gioco sino- taiwanese nell’Europa centro-orientale
- Hong Kong: Rilasciato il localista Edward Leung
- Hong Kong abbatte 2.000 criceti per fermare il Covid
- Elezioni Hong Kong: produttore cinematografico è il primo candidato
- Cina: 10mila ricercati rimpatriati con metodi coercitivi
- L’Accordo Cina-Iran entra in fase di attuazione
- Il Covid colpisce la credibilità delle democrazie
Non si placano le polemiche sulla sicurezza informatica alle Olimpiadi invernali di Pechino. Negli scorsi giorni Australia, Belgio, Canada e Paesi Bassi avevano invitato gli atleti a utilizzare cellulari temporanei per prevenire l’accesso ai dati sensibili attraverso la rete wifi messa a disposizione dal governo cinese. L’ultimo avvertimento arriva da Citizen Lab, un istituto canadese interdisciplinare specializzato in sicurezza globale, stando al quale l’app My2022 che i partecipanti sono costretti a scaricare durante il loro soggiorno in Cina presenterebbe gravi falle di sicurezza. La piattaforma fornisce una linea di comunicazione diretta tra atleti e governo, permettendo a quest’ultimo di visualizzare i risultati dei test per la diagnosi del coronavirus, lo storico dei viaggi e altre informazioni utili al tracciamento. Tuttavia, secondo il gruppo, “My2022 ha un difetto semplice ma devastante. La crittografia che protegge i trasferimenti audio e file vocali degli utenti può essere banalmente elusa. Anche i moduli doganali sanitari che riportano i dettagli del passaporto, le informazioni personali, lo storico dei viaggi e (degli esami) sanitari sono vulnerabili. Le risposte del server possono anche essere falsificate, consentendo a un malintenzionato di (ingannare) gli utenti con false istruzioni”. Non è chiaro se l’anomalia sia voluta o accidentale. Gli autori del rapporto protendono per la seconda ipotesi considerato che l’app fornisce già di default ampio accesso alle informazioni. L’applicazione includerebbe inoltre una lista di termini contrassegnati per la censura, che riguardano tematiche sensibili come il Tibet e il massacro di piazza Tiananmen. La funzione è al momento inattiva ma può essere ripristinata con un click. Pechino nega tutto. Ma aggiunge che “qualsiasi comportamento o discorso contro lo spirito olimpico, in particolare contro le leggi e i regolamenti cinesi, saranno soggetti a determinate punizioni”. Il codice di condotta olimpico vieta agli atleti di formulare messaggi politici durante i Giochi ma, come sottolineano gli esperti, le leggi cinesi sono decisamente restrittivi quando si tratta di libertà di espressione.
Il comitato olimpico internazionale ha preso le difese della Cina:”L’utente ha il controllo su ciò a cui l’app ‘My2022’ può accedere sul proprio dispositivo. Può modificare le impostazioni già durante l’installazione dell’app o in qualsiasi momento successivo,” ha spiegato a Zdnet un portavoce.
Il grande gioco sino- taiwanese nell’Europa centro-orientale
Dopo la Lituania, la Slovenia. Come confermato ieri, il governo di Janez Jansa ha avviato negoziati per aprire un ufficio di rappresentanza taiwanese a Lubiana. Lunedì il premier sloveno ha sfruttato un’intervista l’emittente indiana Doordarshanm per criticare l’ostruzionismo con cui Pechino continua a impedire la partecipazione taiwanese nell’Organizzazione mondiale della sanità, aggiungendo di aver portato avanti scambi costanti con Taipei durante la pandemia. Jansa non ha rivelato se il nome della pseudo-ambasciata taiwanese conterrà la parola “Taiwan”, che ha definito “un paese”. Scelta costata alla Lituania pesanti ritorsioni commerciali da parte cinese. L’annuncio della Slovenia sembra confermare quanto anticipato alla fine dello scorso prima che una folta delegazione diplomatica tainwaese si recasse in tour nelle ex repubbliche sovietiche. Ossia che “cercheremo più attivamente il sostegno della comunità internazionale e non vediamo l’ora di rafforzare le relazioni tra Taiwan e i paesi democratici dell’Europa centrale e orientale”. Pechino ha preso nota e sta cercando di giocare di anticipo, come dimostra la telefonata di ieri tra il ministro degli Esteri cinesi Wang Yi e l’omologa estone. In sede Ue pare infatti mancare ancora un’intesa su come procedere. Secondo il Scmp, una lettera indirizzata da 41 eurodeputati ai vertici comunitari intima la necessità di intervenire a sostegno di Vilnius per evitare un effetto domino nel resto del Vecchio Continente. La questione tuttavia non pare sia stata sollevata da Olaf Scholz durante la sua ultima call con il premier cinese Li Keqiang. Il cancelliere tedesco piuttosto ha ribadito la fedeltà di Berlino al “principio una sola Cina” e ha auspicato una rapida attuazione dell’accordo bilaterale di investimento bloccato dal parlamento di Strasburgo in risposta alle sanzioni cinesi.
Intanto, dopo la defezione del Nicaragua, pare che Taiwan stia ricorrendo a vari espedienti per prevenire la perdita di altri alleati. La scorsa settimana Taipei e ha formalizzato la rimozione delle tariffe sull’import di 24 prodotti dall’Honduras, dove prima della vittoria elettorale la nuova presidente Xiomara Castro aveva minacciato di passare nell’orbita cinese. E probabilmente con le stesse finalità seduttive che il governo di Tsai Ing-wen pare abbia assoldato a proprie spese lo studio legale americano Covington & Burling, (vicino a Trump), per perorare la causa del Guatemala (accusato dall’amministrazione Biden di corruzione) alla Casa Bianca.
Hong Kong: Rilasciato il localista Edward Leung
Edward Leung, l’attivista localista ideatore dello slogan ormai bandito dall’ex colonia britannica “Liberate Hong Kong, la rivoluzione dei nostri tempi” è stato rilasciato stamani dopo aver scontato una condanna a quattro anni di carcere per disordini. Leung, finito dietro le sbarre per aver sostenuto i venditori ambulanti di Mong Kok nel 2016, viene considerato uno degli ispiratori delle proteste pro democrazia del 2019, sebbene non vi abbia mai preso parte. A evidenziare il clima teso provocato dalla legge sulla sicurezza nazionale, il ragazzo ha dichiarato che trascorrerà del tempo con la famiglia e non rilascerà interviste.
Hong Kong abbatte 2.000 criceti per fermare il Covid
Sempre rimanendo a Hong Kong, le autorità hanno disposto l’abbattimento di circa 2.000 criceti, dopo che alcuni roditori e due persone collegate a un negozio di animali a Causeway Bay sono risultati positivi al coronavirus. Secondo quanto annunciato dal dipartimento dell’Agricoltura chiunque abbia acquistato un roditore a partire dallo scorso 22 dicembre dovrà consegnarlo alle autorità che provvederanno a testarlo e successivamente sopprimerlo. Il direttore del dipartimento ha spiegato che la decisione è stata presa in ragione della tutela della “sanità pubblica” e ha sollecitato i cittadini a osservare una corretta igiene personale dopo il contatto con i propri animali e a non abbandonarli in strada. Ha inoltre indicato come sospette due importazioni di criceti dai Paesi Bassi risalenti al 22 dicembre e al 7 gennaio scorsi. Secondo l’Oms, mentre è comportato che gli animali possano contrarre il virus non ci sono sufficienti elementi per constatare la trasmissibilità all’uomo.
Elezioni Hong Kong: produttore cinematografico è il primo candidato
Il produttore cinematografico e maestro di kung fu Sin Kwok Lam è la prima persona ad annunciare la propria candidatura alle elezioni generali in programma per il 27 marzo. Non è chiaro se l’attuale chief executive Carrie Lam abbia intenzione di tentare un secondo mandato, nè se Sin ha l’appoggio di Pechino, requisito diventato necessario con la riforma del sistema elettorale che prevede una preselezione degli aspiranti leader da parte di una commissione patriottica. Gli esperti hanno sottolineato come normalmente in questo periodo dell’anno la campagna elettorale dovrebbe essere già entrata nel vivo. Il SCMP cerca di spiegare l’insolito ritardo.
Cina: 10mila ricercati rimpatriati con metodi coercitivi
Dal 2014 a oggi, oltre 10mila persone (circa 2000 solo nel 2021) sono state rimpatriate in Cina con metodi coercitivi. E’ quanto denuncia l’organizzazione Safeguard Defenders, che ha analizzato oltre 120 casi in una ventina di paesi. Secondo il gruppo, fondato dall’attivista svedese Peter Dahlin arrestato e costretto a una video confessione nel 2016, il rapimento è il metodo più estremo utilizzato dalle autorità cinesi per riportare in Cina i ricercati nell’ambito della campagna Sky Net. Seguono minacce e intimidazioni ai familiari, oltre al congelamento dei beni. Solo nell’1% dei casi il rimpatrio è avvenuto attraverso canali ufficiali, segno dell’irrilevanza degli accordi di estradizione siglati con i paesi target.
L’Accordo Cina-Iran entra in fase di attuazione
Pechino e Teheran hanno cominciato a implementare i termini del misterioso super-accordo siglato nel marzo 2021. Lo hanno annunciato le autorità cinesi commentando la recente visita del ministro degli Esteri iraniano a Wuxi. Mentre i dettagli continuano ad essere oscuri, esperti consultati dal GT confermano le indiscrezioni secondo cui l’intesa sarebbe per la gran parte incentrata sull’utilizzo delle rispettive monete. Tesi che rilancia la possibilità di un nuovo istituto bancario congiunto per aggirare il dollaro statunitense. Da anni Pechino e Teheran stanno provando a ridurre l’influenza del biglietto verde sulla finanza globale, soprattutto alla luce delle sanzioni imposte da Washington a seguito del suo ritiro unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano, l’8 maggio 2018. Per la Cina, è un’altra occasione per rilanciare l’ “internazionalizzare la valuta cinese”, lo yuan. Secondo dati ufficiali ,nel periodo gennaio-novembre 2021 l’uso transfrontaliero dello yuan tra i paesi memebri della Belt and Road Initiative (BRI) è aumentato del 25% su base annua a 5,1 mila miliardi di yuan. Nel complesso c’è chi però tende a sminuire la portata dell’accordo con il paese degli ayatollah. Sul Diplomat William Figueroa ricorda come, fatta eccezione per l’acquisto record di petrolio, ad oggi la Cina non abbia mostrato alcuna intenzione di cementare la partnership con investimenti massicci o nuove sinergie militari. Gli unici accordi annunciati negli ultimi mesi riguardano infatti la cooperazione culturale. Proseguono invece le usuali sinergie trilaterali con la Russia. I tre paesi hanno in programma nuove esercitazioni navali, secondo quanto anticipato ieri dall’agenzia RIA.
Il Covid colpisce la credibilità delle democrazie
Due anni di Covid-19 hanno indebolito la legittimità delle democrazie. E’ quanto emerge da uno studio di Edelman Trust Barometer, che da decenni monitora la fiducia dei cittadini nei confronti di governi, Ngo e mondo del business. L’ultimo studio si basa sulla risposta fornita da 36.000 intervistati in 28 paesi tra l’1 e il 24 novembre dello scorso anno. La crisi di credibilità ha colpito soprattutto le istituzioni di Germania (in calo di 7), Australia, Paesi Bassi (-6), Corea del Sud e Stati Uniti.Al contrario, la fiducia dell’opinione pubblica nelle istituzioni in Cina si è attestata all’83%, in aumento di 11 punti. Guadagnano terreno anche gli Emirati Arabi Uniti (76% ) e Thailandia (+5).Secondo il sondaggio, i miliardi di dollari spesi dalle nazioni più ricche del mondo per sostenere la ripresa economica durante la pandemia non sono riusciti a instillare un duraturo senso di fiducia.In Giappone, solo il 15% dei rispondenti ritiene di poter assistere a un miglioramento delle proprie condizioni economiche nel giro di cinque anni, rispetto a una media del 20-40% registrata nella maggior parte delle altre democrazie. In Cina invece quasi i due terzi degli intervistati si sono detti ottimisti nei confronti della propria sorte economica, mentre l’80% degli indiani crede in un miglioramento in cinque anni. Per Edelman, il livello più elevato di fiducia in Cina va attribuito a una maggiore prevedibilità (quindi stabilità) della politica cinese.
A cura di Alessandra Colarizi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.