I titoli di oggi:
- Telefonata Xi-Biden, Washington: “Preoccupa la cooperazione con la Russia”
- Cina, round di visite dal Sud-Est asiatico per rafforzare i rapporti bilaterali nella regione
- “Sanzioni alla Cina danno per i G7”: il rapporto del think tank americano
- Myanmar, la Cina tiene due giorni di esercitazioni militari lungo il confine
- Corruzione, indagato l’ex ministro della Giustizia cinese
Telefonata Xi-Biden, Washington: “Preoccupa la cooperazione con la Russia”
Colloquio a sorpresa nel pomeriggio di martedì 2 aprile tra il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo statunitense Joe Biden. Si tratta del primo confronto tra i due leader dopo il faccia a faccia a San Francisco lo scorso novembre. La Casa Bianca conferma che la chiamata sarebbe stata effettuata su iniziativa di Washington ed entrambe le parti hanno definito la conversazione come “franca e costruttiva”. Tra i temi affrontati, i rapporti bilaterali tra i due Paesi, il proseguire del disgelo tra le due potenze e le loro responsabilità rispetto alla comunità internazionale.
Media e funzionari cinesi si sono mostrati cautamente soddisfatti nel vedere applicata quella che chiamano la “visione di San Francisco” in relazione all’approccio di distensione adottato negli ultimi cinque mesi. Ma Xi ha ribadito che nonostante le relazioni si siano stabilizzate, sono anche “aumentati i fattori negativi nei rapporti” con gli Usa. Il riferimento coinvolge anche Taiwan, considerata dal presidente cinese la “prima linea rossa insormontabile nelle relazioni sino-americane”. Washington invece ha posto l’accento sulla vicinanza tra Mosca e Pechino, sollevando preoccupazioni per il “sostegno cinese alla base industriale russa della difesa”. Biden ha poi fatto riferimento alle tensioni sul mar Cinese meridionale, auspicando “il rispetto delle regole internazionali e della libertà di navigazione”.
La telefonata non era stata annunciata e i due comunicati presentano differenze e smussature in più punti, ma il dialogo tra Biden e Xi arriva in un momento particolarmente sensibile. Sia per quanto riguarda il palcoscenico globale, tra nuove escalation nel conflitto in Medio Oriente e la guerra tra Russia e Ucraina che non accenna a fermarsi. Sia per la fitta agenda diplomatica di entrambi i Paesi. In Cina in questi giorni è in visita l’ex presidente di Taiwan, Ma Ying-jeou, che potrebbe incontrare lo stesso Xi la prossima settimana. Gli Stati Uniti invece si preparano ad accogliere i leader di Giappone e Filippine per quello che sarà il primo trilaterale tra i vertici dei Paesi.
Cina, round di visite dal Sud-Est asiatico per rafforzare i rapporti bilaterali nella regione
Prima è arrivato il futuro presidente dell’Indonesia, Prabowo Subianto. Ora a Pechino è il turno dei rappresentanti di altri paesi rappresentativi del gruppo ASEAN. Da martedì 2 aprile a venerdì 5 aprile sono numerosi gli ospiti che il ministro degli Esteri Wang Yi incontrerà nell’ottica di rafforzare le relazioni bilaterali nel Sud-Est asiatico. A Pechino si stanno tenendo incontri di alto livello con i ministri degli Esteri Bendito Dos Santos Freitas per Timor Est, Saleumxay Kommasith per il Laos e Bui Thanh Son per il Vietnam.
L’intensa attività diplomatica della Cina arriva in un momento dove la Repubblica popolare sta lavorando per rafforzare la sua posizione nella regione, un’area dove anche la diplomazia statunitense sta investendo sempre più energie. Nel frattempo, la Cina ha superato per la prima volta gli Usa nel sondaggio annuale dello ISEAS-Yusof Ishak Institute “State of Southeast Asia”, nel quale si chiede ai cittadini – dovendo scegliere – quale superpotenza sarebbe meglio appoggiare. In testa emergono i voti di Malaysia, Indonesia e Laos.
“Sanzioni alla Cina danno per i G7”: il rapporto del think tank americano
Se i Paesi del G7 dovessero introdurre sanzioni economiche contro la Cina in risposta a un’escalation sullo Stretto di Taiwan, sarebbero i primi a subirne le conseguenze negative. È questo lo scenario presentato nell’ultimo rapporto del think tank statunitense Atlantic Council in collaborazione con Rodhium Group. In un documento intitolato “Rappresaglia e resistenza”, il centro di ricerca identifica la ritorsione economica come principale arma a disposizione di Pechino nel caso fosse oggetto di sanzioni simili a quelle imposte dall’Occidente alla Russia. Nello specifico, lo studio riporta che la Cina imporrebbe contro-sanzioni riducendo l’accesso globale ai cosiddetti “materiali critici”, vale a dire terre rare, componenti per l’industria green e farmaceutica. I primi a essere scettici sui risultati del rapporto sono gli esperti del settore taiwanesi, che come dimostrato dagli scambi commerciali intra-Stretto reputano inverosimile un’interruzione delle catene di approvvigionamento.
Myanmar, la Cina tiene due giorni di esercitazioni militari lungo il confine
Tra martedì 2 e mercoledì 3 aprile l’Esercito popolare di liberazione (PLA) ha condotto esercitazioni militari nel sud della regione dello Yunnan, al confine con il Myanmar. L’area, a rischio da quando si sono intensificati gli scontri tra esercito birmano e forze ribelli, è fonte di preoccupazione per Pechino, che a novembre 2023 aveva attuato altre attività di questo genere per segnalare la presenza delle forze armate della PLA a difesa del territorio cinese.
“Le truppe nel teatro [militare] sono sempre pronte a rispondere a varie emergenze e a salvaguardare risolutamente la sovranità nazionale, la stabilità dei confini e la sicurezza della vita e delle proprietà delle persone”, ha detto alla stampa il portavoce Tian Junli. Prima di novembre le esercitazioni di “salvaguardia dei confini” erano avvenute nel marzo 2017, settimane dopo che almeno 30 persone erano morte in un attacco dell’Esercito dell’Alleanza Nazionale Democratica del Myanmar a Laukkai, la capitale della regione di Kokang.
Corruzione, indagato l’ex ministro della Giustizia cinese
L’ex ministro della Giustizia cinese Tang Yijun è indagato per corruzione. Lo ha annunciato il sito della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare, l’organo che si occupa di vigilare sui reati di corruzione e la disciplina dei funzionari della Repubblica popolare. Le accuse contro Tang arrivano un anno dopo la sua rimozione dalla guida del ministero della Giustizia, e delegato successivamente al ruolo di consulente politico nella provincia del Jiangxi. La parabola discenedente del politico è iniziata a ottobre 2022, quando non è stato confermato il suo nome all’interno del Comitato centrale del Partito comunista cinese (fattore anomalo per i membri ancora lontani dalla pensione). Prima di Tang altri ministri della Giustizia sono finiti sotto lo scrutinio della Commissione, tra cui Fu Zhenghua, condannato all’ergastolo e accusato di essere parte di una fazione antagonista guidata dall’ex vice ministro della Sicurezza Sun Lijun.
A cura di Lucrezia Goldin e Sabrina Moles