Dopo il rimpasto ai vertici sanitari dello Hubei, il governo centrale guidato da Xi Jinping quest’oggi ha annunciato la rimozione del segretario del partito della provincia dello Hubei e di quello di Wuhan, la città capoluogo provinciale nonché epicentro dell’epidemia. Jiang Chaoliang viene così sostituito dall’ex sindaco di Shanghai Ying Yong, ritenuto un protégée di Xi, mentre Ma Guoqiang lascia il posto a Wang Zhonglin, segretario del partito di Jinan, nello Shandong. Come spesso avviene in Cina, il rinnovamento ai vertici della leadership locale serve a evitare che il malumore popolare – causato dalla cattiva gestione della crisi a livello provinciale – finisca per raggiungere anche l’establishment di Pechino. Un obiettivo riaffermato nel corso della recente visita del presidente per le strade della capitale. In quest’ottica va probabilmente letta anche la sostituzione del capo dell’Hong Kong & Macau Affairs Office Zhang Xiaoming, che passa il testimone a Xia Baolong, vicedirettore della Commissione consultiva del popolo, il principale organo con funzioni consultive della Rpc. Zhang rimane tuttavia vicedirettore dell’agenzia amministrativa, che risponde al Consiglio di Stato. Anche Xia vanta stetti legami con Xi Jinping risalenti ai tempi in cui ricoprì il ruolo di segretario del partito del Zhejiang. Dopo mesi di proteste anticinesi, nelle ultime settimane l’ex colonia britannica è stata scossa da nuove dimostrazioni in contestazione alle misure poco efficaci adottate dall’amministrazione Lam per arginare il virus in arrivo dalla mainland. L’avvicendamento segue di circa un mese il licenziamento di Wang Zhimin, ex direttore dell’ufficio di collegamento locale. [fonte: SCMP, Guardian]
Introdotto nuovo metodo di diagnosi ed è boom di contagi
Le autorità cinesi avrebbero gravemente sottostimato l’entità dell’epidemia. A sostenerlo è Neil Ferguson, professore dell’Imperial College London, secondo il quale sarebbero state diagnosticate solo le infezioni più gravi, ovvero appena il 10% dei casi. Operatori sanitari intervistati dal FT lamentano la procedura farraginosa che prevede l’utilizzo congiunto di TAC e test di acido nucleico, quest’ultimo da ripetersi minimo due volte e il più delle volte ugualmente inattendibile. A far discutere è soprattutto una recente revisione delle modalità di conteggio dei pazienti, che ha permesso ai medici di classificare i casi lievi come casi “confermati” o “sospetti” ma non permette lo stesso nei casi asintomatici. Questo parrebbe spiegare il notevole calo degoi ultimi giorni. Un’ulteriore modifica nel metodo di diagnosi sarebbe invece da attribuire all’incremento verticale di nuove infezioni riportato ques’oggi nello Hubei, pari a quasi 15mila nuovi malati rispetto ai 1638 del giorno prima. Nel nuovo computo risultano aggiunti anche i casi rilevati attraverso analisi cliniche (ovvero solo con la TAC) anziché soltanto quelli confermati con i test di acido nucleico. La revisione giunge in seguito all’intervento diretto di Chen Yixin, nuovo vicedirettore del team anticrisi spedito a Wuhan dal governo centrale. Chen, che è anche segretario della Commissione per gli affari politici e legali, ha criticato l’inaccuratezza delle stime. [fonte:scmp,FT]
Yale e Harvard indagate: hanno occultato fondi stranieri
Il dipartimento dell’Istruzione americano ha aperto un’indagine per appurare l’entità dei fondi stranieri ricevuti dalle università di Harvard e Yale. Secondo il WSJ, sebbene gli istituti siano obbligati a dichiarare sovvenzioni superiori ai 250.000 dollari annui, ai conti mancherebbero ben 6,5 miliardi elargiti da Cina, Russia e Arabia Saudita e altri paesi ostili, potenzialmente interessati a rubare segreti commerciali e a “diffondere propaganda” a proprio beneficio. Nel mirino delle autorità americane, ci sono anche i due giganti cinesi Huawei e ZTE, particolarmente attivi nel finanziari la ricerca statunitense. Dai documenti visionati dal quotidiano finanziario, Yale avrebbe mancato di dichiarare sovvenzioni straniere per almeno 375 milioni di dollari tra il 2014 e il 2017, mentre Harvard risulterebbe sprovvisto di misure “di controllo appropriate”. Cumulativamente, i due atenei hanno ricevuto quasi 1 miliardo di dollari nel periodo 2013 – 2019. Se le università si rifiuteranno di collaborare, il dossier potrebbe passare nelle mani del dipartimento di Giustizia con il rischio di conseguenti azioni civili o penali. [fonte: WSJ]
Il coronavirus frena la corsa al 5G
Mentre i costi economici dell’epidemia non sono ancora chiari, quel che finora pare certo è che le misure restrittive di questi giorni ritarderanno lo sviluppo della rete cinese di quinta generazione. A riferirlo è la filiale pechinese di China Mobile secondo la quale l’ installazione delle stazioni base è stata rinviata a causa del virus. Motivo?” La maggior parte dei proprietari di immobili non ci consente di entrare e operare all’interno”, ha riferito l’azienda – una dei tre operatori nazionali coinvolti nel piano di sviluppo -, aggiungendo che i piani di costruzione del 5G saranno “sicuramente influenzati” dall’epidemia “. La situazione dovrebbe diventare più chiara a marzo, quando, annunciando i risultati per l’intero anno, China Mobile fornirà aggiornamenti più precisi sullo stato dei lavori. Secondo il ministro dell’Industria e della tecnologia dell’informazione, alla fine dello scorso anno in tutto il paese erano state installate 130.000 stazioni base, di cui circa 11.000 a Pechino. Altre 400.000 dovrebbero essere completate entro la fine del 2020. Virus permettendo. [fonte: SCMP]
Lavorare e studiare da remoto ai tempi del coronavirus
In tempi di virus, c’è chi ci perde e chi ci guadagna. Nell’ultima categoria rientrano senza dubbio tutte quelle piattaforme che permettono di lavorare e studiare da remoto ovviando agli inconvenienti della quarantena. E’ il caso di DingTalk del gruppo Alibaba, diventata l’app gratuita più scaricata dall’App Store Cina, seguita da Tencent Conference e WeChat Work al 5 ° posto. Cogliendo la palla al balzo, la scorsa settimana DingTalk si è affrettato a implementato una serie di nuove funzionalità, tra cui un sistema di test e valutazione online e la possibilità di tenere lezioni in live streaming coinvolgendo fino a 302 partecipanti. Al 10 febbraio, le iscrizioni ai corsi via Ding Talk contavano almeno 50 milioni di studenti delle scuole elementari e superiori. Secondo Ye Le, analista di China Securities, i punto di forza di DingTalk, Tencent Conference e WeChat Work sono l’affidabilità dei servizi offerti e la possibilità di accedervi gratuitamente. D’altronde, virus a parte, quello dell’istruzione online è un settore in rapida crescita in Cina. Si stima che nel 2018 il mercato abbia raggiunto un valore di 36 miliardi di dollari, una cifra che dovrebbe più che raddoppiare entro il 2022. [fonte: Bloomberg]
Coronavirus: la proprietà privata al servizio del governo
Le autorità di Guangzhou e Shenzhen si avvarranno del diritto di requisire proprietà immobiliari private nel caso in cui la gestione della crisi lo richieda. E’ quanto stabilito dalle misure approvate martedì dagli organi legislativi locali. A Guangzhou il governo potrà rilevare temporaneamente case, locali, veicoli e strutture pertinenti ai fini del controllo della malattia, oltre a indirizzare imprese e organizzazioni alla produzione e fornitura di risorse specifiche. Provvedimenti simili sono stati annunciati a Shenzhen. E’ la prima volta che il governo si arroga il diritto di requisire proprietà private da quando nel 2007 è entrata in vigore la legge sui diritti reali. Le nuove misure prevedono compensazioni secondo le leggi e richiedono la restituzione di quanto espropriato il prima possibile. [fonte: HKFP]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.