I titoli di oggi:
- Rivolta Wagner: la Cina “sostiene la stabilità nazionale della Russia”
- Gli Stati Uniti accusano quattro aziende cinesi di traffico dei precursori del fentanyl nel paese
- Il viceministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu responsabile delle relazioni con gli Usa
- Picco di viaggi in Cina. Ma secondo gli analisti servono sussidi alle famiglie
- Disoccupazione giovanile in Cina: donne con lauree umanistiche tra le più colpite
- La Cina non esporta più grafite in Svezia
- Nel 73° anniversario della guerra di Corea, il Nord minaccia la distruzione degli Usa
- Vietnam, Corea del Sud e Usa: focus sui minerali critici e la cooperazione militare
La rivolta armata del gruppo di mercenari Wagner in Russia (iniziata venerdì notte e poi rientrata nella serata italiana di sabato) è stata seguita con molta attenzione anche in Cina. I media di Stato cinesi hanno raccontato il susseguirsi degli eventi dando spazio soprattutto alle parole del presidente russo Vladimir Putin, ma nessun funzionario della Repubblica popolare ha rilasciato commenti ufficiali fino al termine della crisi. Domenica il viceministro degli esteri di Mosca, Andrei Rudenko, si è recato a Pechino per incontrare il suo omologo cinese Ma Zhaoxu e il ministro degli Esteri Qin Gang. Come riportato da Reuters, non è chiaro se la visita di Rudenko sia stata organizzata in risposta alla ribellione, così da ottenere sostegno dal più forte alleato del Cremlino a livello internazionale. La lettura cinese dell’incontro non fa riferimento agli eventi del weekend, ma parla genericamente di uno scambio di opinioni “sulla crisi ucraina e su altre questioni internazionali e regionali di interesse comune”. Allo stesso tempo, però, domenica un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha infine dichiarato che “la Cina sostiene la Russia nel mantenimento della stabilità nazionale”, rispondendo così a una precisa domanda riguardo la rivolta del gruppo Wagner.
Nonostante le rinnovate dichiarazioni di amicizia (“Le relazioni tra Cina e Russia sono nel periodo migliore della loro storia”, ha detto Rudenko), secondo diversi analisti quanto successo nel weekend non può far piacere a Pechino. Su Bloomberg l’esperto Hal Brands ha sottolineato come la Repubblica popolare abbia bisogno di una Russia “relativamente forte” per sfidare gli Stati Uniti, e che la sconfitta in Ucraina o, peggio, una potenziale guerra civile potrebbe innescare anche una serie di disordini in altri paesi ex sovietici al confine cinese, come Kirghizistan e Tagikistan. Secondo un ricercatore cinese, che ha parlato anonimamente al South China Morning Post, la Cina teme inoltre che quanto accaduto in Russia possa ripetersi in futuro anche in patria: “Il fallimento di una grande operazione militare, come quella per Taiwan, potrebbe far nascere gruppi militanti non ufficiali”. “Il Partito comunista cinese ha nel suo DNA la paura del caos e dell’instabilità”, gli ha fatto eco l’analista Sari Ahro Havren sul The Moscow Times. Il contenimento della rivolta ha fatto rientrare le preoccupazioni cinesi, ma “probabilmente Xi Jinping vede quanto accaduto come un grave segno di incompetenza”, ha detto Havren. Dopo la rivolta si è inoltre consolidato “lo status della Russia come partner minoritario sempre più dipendente dalla Repubblica popolare”, secondo l’esperta Livia Paggi.
Gli Stati Uniti accusano quattro aziende cinesi di traffico dei precursori del fentanyl nel paese
Il Dipartimento di Stato americano ha presentato accuse formali contro quattro società cinesi dell’industria chimica, e otto persone, per il traffico illegale dei precursori del fentanyl, un oppioide che ha generato una grave crisi di dipendenza in centinaia di migliaia di cittadini statunitensi. Come riportato dal Guardian, è la prima volta che Washington incrimina delle aziende cinesi per la diffusione negli Stati Uniti delle sostanze utilizzate per la produzione di fentanyl. Nei casi precedenti il Dipartimento di Stato americano aveva accusato alcune società con sede in Cina di vendere i precursori chimici dell’antidolorifico in Messico, il paese dal quale entra illegalmente in America gran parte del fentanyl. Il procuratore generale statunitense Merrick Garland ha parlato di “cospirazione”, affermando che una delle aziende cinesi incriminate avrebbe venduto negli Stati Uniti “più di 200 chili di precursori chimici” della sostanza. Una quantità che sarebbe abbastanza per “uccidere 25 milioni di americani”, ha concluso. La società a cui ha fatto riferimento Garland è la Hubei Amarvel Biotech, i cui dirigenti sono stati arrestati nelle Hawaii dagli agenti federali della DEA, l’agenzia federale antidroga statunitense, lo scorso 8 giugno. Le accuse sono state interpretate come l’ennesima prova dell’inaffidabilità americana, considerato che seguono di pochi giorni l’annuncio della ripresa dei colloqui con Washington per mettere un freno al contrabbando dell’oppioide.
Il viceministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu responsabile delle relazioni con gli Usa
Il viceministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu (protagonista anche dell’incontro con l’omologo russo Andrei Rudenko di domenica) ha assunto un ruolo di primo piano nella supervisione delle relazioni tra Cina e Stati Uniti. Lo sostiene il South China Morning Post, che ha sottolineato come Ma fosse seduto accanto sia al ministro degli Esteri Qin Gang, che al direttore dell’Ufficio della commissione centrale degli Affari esteri del Partito comunista cinese Wang Yi, durante i recenti incontri dei due funzionari con il segretario di Stato americano Antony Blinken. Dopo la sua promozione a gennaio, Ma è salito al terzo posto nella gerarchia del ministero degli Esteri, ed è stato il funzionario di grado più alto a incontrare Daniel Krintenbrink (assistente del segretario di Stato americano per l’Asia orientale e il Pacifico) e Sarah Beran (direttrice del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca per la Cina e Taiwan) durante la loro visita in Cina di inizio giugno. Le sue funzioni sono in linea con il ruolo tradizionale del viceministro degli Esteri, che però ha assunto sempre più importanza con l’aumentare delle tensioni tra Pechino e Washington. Il predecessore di Ma, Xie Feng, è l’attuale ambasciatore cinese negli Stati Uniti. In passato Ma è stato ambasciatore per la Cina in Australia e alle Nazioni Unite, così da aver accumulato una notevole esperienza all’estero pur non avendo qualifiche specifiche sugli Usa.
Picco di viaggi in Cina. Ma secondo gli analisti servono sussidi alle famiglie
Tra giovedì e sabato della scorsa settimana (i tre giorni di vacanza per la Festa delle barche di drago) il numero totale dei viaggi in Cina ha superato i 140 milioni. Secondo i dati diffusi dal ministero della Cultura e del Turismo e condivisi dall’emittente nazionale CCTV, la cifra segnala un +89,1% rispetto all’anno precedente, ma con un calo del 22,8% se comparati ai livelli pre-Covid del 2019. Le entrate derivanti dal settore turistico sono aumentate del 44,5% rispetto al 2022, superando i 37 miliardi di yuan. Se i viaggi su strada sono diminuiti di circa il 33% rispetto al 2019, gli spostamenti in treno sono stati il 12,8% in più di quelli svolti nello stesso periodo di quattro anni fa. Numeri in complesso positivi, che segnano una continuità con il boom turistico registrato nei cinque giorni di festa del Primo maggio scorso. Ma non mancano le preoccupazioni per una ripresa economica che procede in maniera disomogenea. Un think tank affiliato alla Renmin University di Pechino ha proposto un piano per l’emissione di 1,5 trilioni di yuan (più di 200 miliardi di dollari) in sussidi diretti per le famiglie in difficoltà economiche. “Il modo più efficace”, secondo gli analisti, per sollevare i consumi in maniera stabile e “per migliorare la distribuzione del reddito”, e che, inoltre, comporterebbe benefici anche per lo sviluppo delle infrastrutture dello yuan digitale.
Disoccupazione giovanile in Cina: donne con lauree umanistiche tra le più colpite
Le donne in possesso di lauree umanistiche conseguite in università poco conosciute sono tra i gruppi che affrontano le maggiori difficoltà nella ricerca di un lavoro. A dirlo è Guo Sheng, amministratore delegato di Zhaopin, una delle maggiori piattaforme di reclutamento online del paese. In occasione della conferenza annuale sull’economia digitale della Luohan Academy, il think tank di Alibaba, Guo ha affermato che il mercato del lavoro in Cina offre un prospetto “più doloroso” per le donne che si sono formate al di fuori degli istituti inclusi nei progetti governativi “985” e “211” (un elenco che comprende nomi prestigiosi come la Tsinghua o la Beijing University). Tra le categorie più in difficoltà in uno scenario che vede il tasso di disoccupazione giovanile al 20,8%, anche lavoratori over 35 e giovani provenienti da classi sociali basse. Il problema, ha ammesso il Ceo di Zhaopin, è che “i datori di lavoro non pagano” e sono troppo “esigenti”. Come risolvere la discrepanza tra domanda e offerta del mercato occupazionale? Secondo un lungo articolo di Wang Mingyuan, ricercatore dell’Istituto per la riforma e lo sviluppo di Pechino (tradotto in inglese dalla newsletter Baiguan), il problema non si attenuerà né con la promozione delle professioni nel settore pubblico né con altre politiche governative come la “rivitalizzazione delle aree rurali”. Serve, invece, puntare “a migliorare l’economia privata, quella digitale e l’industria dei servizi”.
La Cina non esporta più grafite in Svezia
Dall’inizio del 2020 la Repubblica popolare cinese ha ridotto fino a sopprimere completamente le esportazioni cinesi in Svezia di due tipi di grafite, un minerale fondamentale per la produzione di celle agli ioni di litio. La Cina fornisce oltre il 60% della grafite naturale mondiale e quasi tutta quella artificiale e negli ultimi tre anni le aziende del paese hanno aumentato gli investimenti nell’industria delle batterie in Europa, soprattutto in Polonia e Ungheria. Ma il prosciugamento delle esportazioni in Svezia “sta creando ripercussioni negative” per “un settore chiave per la transizione verde dell’Ue”, come si legge in una dichiarazione della Commissione europea. Ma la motivazione, più che di natura politica, sembra essere di carattere commerciale. Come riporta l’Economist, lo scorso anno la cinese Catl ha investito una cifra record di 8 miliardi di dollari in un solo sito produttivo in Ungheria. Nel settore nascente la concorrenza è spietata, e sembra che la Cina stia tentando di ostacolare l’emergere di produttori di batterie europei (tra i maggiori Northvolt, azienda proprio della Svezia) come fornitori chiave.
Nel 73° anniversario della guerra di Corea, il Nord minaccia la distruzione degli Usa
Il Nord ha festeggiato il 73° anniversario della Guerra di Corea con manifestazioni di massa contro gli Stati Uniti. Circa 120mila lavoratori e studenti hanno preso parte all’evento che si è svolto ieri a Pyongyang, inneggiando a una “guerra di vendetta” per la distruzione degli Stati Uniti. Foto pubblicate dall’agenzia di stampa statale Korean Central News Agency mostrano uno stadio gremito di cittadini nordcoreani che esibiscono cartelli con su scritto lo slogan “gli Stati Uniti continentali sono il nostro poligono di tiro” e “gli imperialisti Usa sono i distruttori della pace”. Secondo Kcna, il Paese dispone già “dell’arma più potente in assoluto per punire gli imperialisti Usa”. In una nota il ministero degli Esteri nordcoreano ha accusato Washington di “compiere tentativi disperati per innescare una guerra nucleare” tramite l’invio di sistemi d’arma strategici nella regione. Chiaro riferimento al recente upgrade delle relazioni “nuclear-based” tra gli States e la Corea del Sud.
Vietnam, Corea del Sud e Usa: focus sui minerali critici e la cooperazione militare
In occasione della recente visita di tre giorni compiuta da Yoon Suk Yeol in Vietnam, il presidente sudcoreano e il suo omologo vietnamita Vo Van Thuong hanno firmato un memorandum d’intesa per la creazione di joint venture per costruire catene di approvvigionamento di terre rare e minerali. Elementi essenziali per le aziende sudcoreane attive nei settori dei veicoli elettrici, dei semiconduttori, degli smartphone e di altri prodotti, che devono cercare all’estero le materie prime di cui il paese non dispone. L’accordo punta a incoraggiare le società sudcoreane a investire in Vietnam, ma la cooperazione tra i due paese cresce da anni. Lo dimostra il fatto che ad accompagnare Yoon sono stati circa duecento tra funzionari e dirigenti d’azienda, tra cui Chung Euisun di Hyundai Motor Group e Koo Kwang-mo, presidente di LG. Ma soprattutto il presidente della Samsung Electronics Lee Jae-yong: a dicembre il colosso tech ha lanciato un centro di ricerca e sviluppo per un valore di 220 milioni di dollari ad Hanoi, con l’intenzione di fare del Vietnam la propria base strategica globale.
Il Vietnam condivide legami sempre più stretti anche con gli Stati Uniti. Ieri mattina i giornalisti dell’AFP hanno avvistato la portaerei USS Ronald Reagan diretta alla città vietnamita costiera di Danang. Lo scalo avviene mentre Washington e Hanoi celebrano il decimo anniversario della loro “partnership globale” e segue l’arrivo di navi della marina indiana e quello della più grande nave da guerra giapponese nel paese rispettivamente il mese scorso e la scorsa settimana. Azioni che mostrano come “il Vietnam sta continuando a trovare un equilibrio contro la Cina, migliorando le sue relazioni di sicurezza con gli Stati Uniti e con altre potenze esterne”, ha detto a Straits Times il dottorando alla University of New South Wales Canberra Nguyen The Phuong.
A cura di Francesco Mattogno e Vittoria Mazzieri; ha collaborato Alessandra Colarizi