I titoli di oggi:
- Riprende la comunicazione militare tra Cina e Stati Uniti
- Nuova stretta sui videogame: crollano le azioni di Tencent
- Cina, nuovi controlli su esportazione di tecnologie strategiche
- Cina-Argentina, congelato accordo swap da 6,5 miliardi di dollari
- Gli Usa avvieranno indagine sui chip cinesi
- Aiea: la Corea del Nord ha attivato nuovo reattore nucleare
- Thailandia, il matrimonio egualitario è più vicino
- Aumentano i casi di Covid nel Sud-Est asiatico
Riprende il dialogo militare tra Cina e Stati Uniti. Giovedì il Pentagono ha reso noto che il generale Charles Q. Brown, capo dello stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, ha parlato in videoconferenza con la controparte Liu Zhenli, capo dello stato maggiore congiunto della Commissione militare centrale. Nella nota del Pentagono si legge che Brown ha sottolineato “l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione”, così da “ridurre la probabilità di malintesi”. Il comunicato riporta che i due generali hanno poi parlato di “questioni globali e regionali”. La Cina, da parte sua, ha lamentato l’ingerenza americana nel Mar cinese meridionale e nello Stretto di Taiwan. Pechino aveva sospeso il dialogo militare con Washington dopo la visita dell’allora speaker della camera americana Nancy Pelosi a Taiwan, nell’agosto 2022. La ripresa delle comunicazioni tra i rispettivi funzionari della Difesa arriva dopo l’incontro dello scorso novembre tra i due presidenti, Xi Jinping e Joe Biden: l’accordo per il ripristino delle relazioni militari era stato uno dei risultati più significativi del vertice di San Francisco. Secondo Reuters, inoltre, Liu è uno dei principali candidati per diventare il nuovo ministro della Difesa cinese. La posizione è vacante dalla rimozione di Li Shangfu dello scorso ottobre.
Cina-Argentina, congelato accordo swap da 6,5 miliardi di dollari
La Cina avrebbe sospeso un accordo di swap con l’Argentina che prevedeva uno scambio valutario del valore di 6,5 miliardi di dollari. L’intesa era stata raggiunta sotto l’amministrazione dell’ex presidente Alberto Fernández, lo scorso ottobre. Secondo alcuni media argentini, ripresi da South China Morning Post, il congelamento dell’accordo da parte cinese è una sfida per il neoeletto presidente Javier Milei, che in campagna elettorale aveva ribadito di voler interrompere i legami con la Cina perché “noi non negoziamo con i comunisti“. Stando alla stampa locale, il dietrofront di Pechino segue l’intesa con la Danimarca per l’acquisto di aerei militari “made in Usa”. Per alcuni osservatori, si tratta della prima occasione in cui Milei sarà chiamato ad affrontare le conseguenze concrete di quegli impegni. Il portavoce dell’ambasciata cinese Zhicheng Xie si è rifiutato di confermare la notizia. Così anche il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, che ha detto solo che la Cina resta fedele al principio di una cooperazione “basata su uguaglianza e mutuo beneficio”.
Nuova stretta sui videogaming: crollano le azioni di Tencent
Altra batosta per l’industria cinese dei videogame. Secondo nuove regole al vaglio delle autorità, gli sviluppatori di giochi online saranno tenuti a contenere la spesa dei giocatori. Le disposizioni annunciate oggi dall’Amministrazione nazionale della stampa e delle pubblicazioni (NPPA) prevedono che tutti i videogiochi impongano un limite alla somma che i giocatori possono ricarica giornalmente sui propri conti, con tanto di avviso tramite finestre pop-up in caso di “comportamenti di consumo irrazionali”. Misure simili erano state introdotte nel 2010 e sospese nel 2019. Ma due anni fa il settore del gaming è tornato sotto la lente di Pechino, sempre più deciso a educare i cittadini correggendo i comportamenti moralmente disdicevoli o – come in questo caso – che rischiano di avere un ampio impatto sociale. Secondo gli esperti, si tratta dei provvedimenti più severi mai proposti dal momento che interessano anche gli utenti adulti e non solo i bambini come in passato. Immediata la reazione dei mercati con il colosso del tech Tencent che ha perso 54 miliardi di dollari subito dopo l’annuncio.
Cina, nuovi controlli su strumenti per lavorare terre rare e altre tecnologie strategiche
La Cina ha introdotto nuovi controlli sui prodotti hi-tech e ha vietato l’esportazione di tecnologie per l’estrazione e la lavorazione di terre rare. Per motivi di sicurezza nazionale, Pechino ha dichiarato che adotterà le misure con l’intenzione di tutelare la produzione di questi metalli, usati per veicoli elettrici, turbine eoliche, elettronica. Le limitazioni, inoltre, si estendono ad altre tecnologie come radar laser, droni e prodotti biotecnologici. La mossa arriva sulla scia dei controlli imposti dagli Stati Uniti su alcuni prodotti come i chip, che secondo Washington la Cina potrebbe usare a scopi militari. Stando a quanto dichiarato da alcuni funzionari pubblici cinesi, gli ultimi controlli sulle esportazioni hanno lo scopo di “salvaguardare la sicurezza nazionale, l’interesse pubblico o la moralità pubblica”.
Gli Usa avvieranno indagine sui chip cinesi
Gli Stati Uniti avvieranno una revisione per valutare la dipendenza delle aziende americane dai semiconduttori di fabbricazione cinese. L’indagine – che comincerà a gennaio – si concentrerà sui chip meno avanzati, ma comunque fondamentali per lo sviluppo di alcuni settori, dalle telecomunicazioni all’automotive. Secondo un rapporto pubblicato ieri dal dipartimento del Commercio, negli ultimi dieci anni Pechino ha erogato all’industria dei chip sussidi per 150 miliardi di dollari dando un vantaggio sleale alle aziende cinesi. Lo studio sottolinea come produrre semiconduttori negli Stati Uniti abbia un costo “30-45% superiore al resto del mondo”.
Aiea: la Corea del Nord ha attivato nuovo reattore nucleare
Un nuovo reattore nucleare presso il complesso nordcoreano di Yongbyon è apparentemente entrato in funzione per la prima volta. Secondo una valutazione divulgata ieri dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e da esperti indipendenti, Pyongyang potrebbe essersi dotata di una fonte aggiuntiva per l’arricchimento del plutonio necessario alla produzione di armi nucleari. La Corea del Nord ha usato per anni il combustibile esausto di un reattore nucleare da cinque megawatt sito proprio a Yongbyon per produrre plutonio di grado militare da destinare al suo arsenale atomico. La sorveglianza satellitare del sito ha evidenziato uno scarico di acqua calda da parte di un secondo e più grande reattore ad acqua leggera, un segnale che quest’ultimo potrebbe essere diventato operativo per la prima volta in assoluto. La ripresa di attività presso il sito di Punggye-ri suggerisce inoltre la possibilità di un nuovo test nucleare a sei anni dalla chiusura. [via Nova Agenzia]
Thailandia, il matrimonio egualitario è più vicino
Giovedì la camera bassa del parlamento thailandese ha approvato a larga maggioranza quattro proposte di legge finalizzate a legalizzare il matrimonio anche per le coppie LGBTQ+. Come riportato dal Bangkok Post, i voti favorevoli sono stati 360, con 10 contrari e 1 astenuto. Una delle proposte di legge è stata scritta dall’attuale coalizione di governo, guidata dal Pheu Thai del premier Srettha Thavisin, mentre le altre tre sono state presentate da due partiti di opposizione (il Move Forward e il Partito Democratico) e da un insieme di associazioni per i diritti civili. Tutte e quattro le bozze propongono di emendare il codice civile e il codice commerciale thailandese per garantire gli stessi diritti, responsabilità e status familiare delle coppie sposate eterosessuali anche a quelle LGBTQ+. Ora starà a un comitato di 39 membri raggruppare le quattro proposte in una sola, da presentare alla camera il prossimo gennaio per una nuova votazione. In caso di approvazione, prima di diventare legge la proposta dovrà passare anche in senato e ricevere l’assenso reale (secondo il Nikkei potrebbero volerci da 4 a 6 mesi). La Thailandia si avvicina così a diventare il primo paese del Sud-Est asiatico a legalizzare il matrimonio egualitario, un diritto che nel continente finora hanno riconosciuto solo Nepal e Taiwan.
Aumentano i casi di Covid nel Sud-Est asiatico
Con le vacanze di fine anno e la circolazione di un maggior numero di turisti, nel Sud-Est asiatico sono aumentati anche i casi di Covid, che i diversi Stati della regione stanno cercando di tenere sotto controllo. Come riportato dal Nikkei Asia, la Malaysia ha riattivato un sistema di allerta rinforzato e più di 200 centri vaccinali, mentre Indonesia, Thailandia e Singapore hanno invitato la popolazione a vaccinarsi e indossare la mascherina. Se è vero che a dicembre si sono già registrate diverse migliaia di infezioni (più di 20 mila in Malaysia e oltre 50 mila a Singapore, per esempio), la maggior parte dei malati presenta comunque sintomi lievi. Gli esperti ritengono quindi che non ci sarà bisogno di ritornare alle restrizioni implementate nelle fasi più gravi della pandemia, come coprifuochi o lockdown.
A cura di Agnese Ranaldi, Francesco Mattogno e Alessandra Colarizi