I titoli della rassegna di oggi:
– Le banche cinesi prestano 373 miliardi di euro in un mese
– Pechino a Usa e Corea del Nord: «Sedetevi a un tavolo e parlatevi»
– Il Giappone farà un’eccezione alle sanzioni contro Pyongyang per la nazionale femminile di calcio?
– Corea del Sud: «Pyongyang usa gli stipendi del polo industriale di Kaesong per il suo programma nucleare», ma poi ritratta
– Professori, studenti e giornalisti malmenati in tribunale perché «anti nazionali»: sale la tensione a New DelhiLe banche cinesi prestano 373 miliardi di euro in un mese
Secondo i dati della Banca centrale cinese, nel mese di gennaio le banche cinesi hanno elargito prestiti per 2,71 trilioni di yuan, pari a 373 miliardi di euro. Un’iniezione di denaro da record, superando il massimo storico del marzo 2009, quando il sistema bancario cinese si era esposto per 1,89 trilioni di yuan.
La misura, incentivata dal governo centrale per sostenere enormi progetti infrastrutturali, è letta come una manovra di salvataggio estremo dell’economia nazionale, recentemente protagonista della peggior performance da 25 anni a questa parte. Gli analisti mettono però in guardia dal rischio dei «bad loans», prestiti elargiti dalle banche che non vengono ripagati dal mercato, significando in investimenti inefficienti. Un’evenienza che costringerebbe Pechino a ricapitalizzare nuovamente le banche nazionali, andando a pesare enormemente sul debito nazionale già ben oltre la soglia d’allarme.
Pechino a Usa e Corea del Nord: «Sedetevi a un tavolo e parlatevi»
Questo l’invito del portavoce del ministero deli esteri cinese Hong Lei, che in una conferenza stampa ieri ha invitato le due parti a risolvere col dialogo «i loro problemi». Sulla scia della tensione nella regione dovuta all’ennesimo test balistico di Pyongyang, alla minaccia di nuove sanzioni contro la dittatura nordcoreana la Cina oppone un approccio diplomatico che non preveda operazioni «punitive» a livello economico, un modus operandi che Pechino, in linea col Consiglio di Sicurezza dell’Onu, aveva in passato assecondato; ma che ora reputa «inutile».
Nonostante ciò, la Cina non nasconde la propria frustrazione di fronte alle intemperanze del vicino. Lo stesso Hong Lei ha chiarito che la Corea del Nord «dovrà pagare» per il suo atteggiamento.
Il Giappone farà un’eccezione alle sanzioni contro Pyongyang per la nazionale femminile di calcio?
Tra il 29 febbraio e il 9 marzo si terrà ad Osaka, in Giappone, il girone di qualificazione asiatico per partecipare alle Olimpiadi di Rio, evento al quale si attende la presenza della nazionale femminile nordcoreana. Nonostante Tokyo abbia esteso una nuova serie di sanzioni unilaterali contro Pyongyang in seguito all’ultimo test balistico del 7 febbraio – e tra le clausole ci sia il divieto di rilascio del visto alle rappresentaive sportive nordcoreane – il segretario di gabinetto giapponese Yoshihide Suga, pur rifiutandosi di commentare nel merito, ha ricordato come il Giappone in passato abbia ammesso «eccezioni alle sanzioni» per permettere alle squadre nordcoreane di competere in gare internazionali svolte su territorio giapponese.
Corea del Sud: «Pyongyang usa gli stipendi del polo industriale di Kaesong per il suo programma nucleare», ma poi ritratta
A seguito della decisione di chiudere gli stabilimenti del polo industriale intercoreano di Kaesong, la prima ministra Park Geun-hye aveva intimato al regime di Pyongyang di abbandonare il proprio programma nucleare, altrimenti sarebbe andato incontro al «collasso». Le aveva fatto eco il ministro sudcoreano per l’unificazione, Hong Yong-pyo, che aveva accusato la Corea del Nord di utilizzare gli stipendi del polo industriale intercoreano di Kaesong – dove aziende sudcoreane impiegano lavoratori nordcoreani – per sostenere il proprio programma nucleare.
Accusa ritrattata nella giornata di oggi, quando lo stesso ministro ha rivelato l’assenza di «prove chiare» a sostegno della sua tesi.
Professori, studenti e giornalisti malmenati in tribunale perché «anti nazionali»: sale la tensione a New Delhi
Nella giornata di lunedì il leader del sindacato degli studenti della Jawaharlal Nehru University (Jnu), Kanhaiya Kumar, dopo quattro giorni di detenzione è stato presentato davanti ai giudici della Patiala House, un tribunale di New Delhi, per rispondere delle accuse di sedizione mosse dalla polizia locale. Kumar era stato arrestato da agenti in borghese all’interno del campus universitario di Jnu, reo di aver partecipato a un’«assemblea illegale» dove si sarebbero cantati slogan anti-patriottici.
Una delegazione di professori e studenti che, nella mattinata di ieri, aveva raggiunto il tribunale per sostenere la causa di Kumar, è stata attaccata e malmenata da un gruppo di avvocati, senza che la polizia intervenisse per calmare la situazione. Secondo la stampa nazionale, nella giornata di domenica sarebbe circolato via Whatsapp un invito a «dare una lezione agli elementi anti-nazionali», chiamando a raccolta gli avvocati vicini al Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito della destra hindu al governo, e alla Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), l’organizzazione extraparlamentare ultrainduista.