In Cina e Asia – Raro dissenso nel “parlamento cinese”

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Di solito l’Assemblea nazionale del popolo viene definita “parlamento cinese” con tanto di virgolette. Un noioso rituale in cui la dirigenza cinese ratifica leggi e disposizioni decise a tavolino nei mesi precedenti. Quest’anno tuttavia il Scmp ha rilevato un numero insolitamente alto di espressioni di dissenso da parte dei partecipanti. Ad aver suscitato le critiche sono stati nello specifico i commenti poco obiettivi di Li Keqiang sugli “importanti progressi” inanellati dalla Belt and Road, le ripetute menzioni della guerra commerciale con Washington nel rapporto sul lavoro e – last but not least – il controverso progetto “made in china 2025”. Quest’ultimo, sebbene non citato dal premier cinese per la prima volta in due anni – continua a rimanere tra le righe delle politiche industriali di Pechino. Ma secondo l’ex ministro delle Finanze Lou Jiwei è solo uno spreco di fondi alla faccia dei contribuenti. Invece che stabilire deadline improbabili lo sviluppo tecnologico cinese dovrebbe seguire dinamiche di mercato. Ormai da tempo circolano voci di un certo scontento nei palazzi del potere (specie in economia e politica estera) e il disaccordo evidenziato tra i funzionari potrebbe suggerire l’assenza di una coesione ai vertici sulla strada da percorrere.

Il calo demografico sotto la lente

Secondo la Xinhua quest’anno i membri dell’Anp hanno presentato quasi 500 proposte, di cui diverse concernenti i diritti riproduttivi, dall’abolizione delle sanzioni amministrative per chi ha figli fuori dal matrimonio, a una maggiore tutela per le neomamme sul posto di lavoro fino a un’estensione del congedo per paternità. Al centro delle preoccupazioni dei delegati c’è il calo delle nascite, precipitate del 12% nel 2018. Per Huang Xihua, è arrivato il momento di emendare la costituzione cinese e rimuovere ogni riferimento alla pianificazione famigliare, oggi ostacolo allo sviluppo demografico del paese.

Una legge sugli investimenti esteri per proteggere i segreti commerciali

Il parlamento cinese ha presentato una nuova bozza della discussa legge sugli investimenti esteri in attesa venga approvata venerdì prossimo. L’ultima versione risulta arricchita di disposizioni aggiuntive che impongono ai dipendenti governativi di mantenere segrete le informazioni commerciali riservate delle imprese straniere, che non possono essere diffuse o “consegnate illegalmente ad altri”. La legge, che entrerà in vigore il 1 ° gennaio 2020, promette inoltre condizioni di parità per gli investitori stranieri nel tentativo di rassicurare la comunità internazionale e in particolare gli Stati Uniti, con cui Pechino sta negoziando un delicato accordo commerciale. Stando all’ultima versione, parità di trattamento verrà estesa non solo ai fornitori di prodotti, ma anche di servizi, precisazione assente nella precedente bozza. In caso di violazione, le autorità provvederanno a introdurre sanzioni amministrative o addirittura penali.

La Cina da primo esportatore a primo importatore di terre rare

La Cina è diventata il primo importatore al mondo di terre rare, i preziosi minerali utilizzati nella produzione di alta tecnologia. La notizia è storica dal momento che negli ultimi anni il gigante asiatico si è imposto come primo produttore ed esportatore dei preziosi elementi. Secondo la società di consulenza Adamas Intelligence, l’ex Celeste Impero ha importato 41.400 tonnellate di ossidi di terre rare e di ossidi equivalenti nel 2018, segnando un aumento del 167% su base annua, in seguito al giro di vite sulle estrazioni illegali che ha ridotto la produzione interna. Le spedizioni sono state effettuate prevalentemente da Stati Uniti e Myanmar. Nel caso di almeno sette terre rare – tra cui il praseodimio, utilizzato nei magneti, e l’ittrio, utilizzato in ceramica – la Cina è stata importatore netto nel 2018 per la prima volta in oltre 30 anni.

La CIA dietro all’attacco all’ambasciata nordcoreana di Madrid

C’è la CIA dietro il recente attacco all’ambasciata nordcoreana di Madrid. E’ quanto emerso dalle indagini della polizia spagnola, avviate dopo l’incursione dello scorso 22 febbraio ad opera di 10 uomini col volto coperto. Otto persone sono state legate, picchiate e interrogate, fin quando una donna è riuscita a scappare da una finestra del secondo piano e a chiedere aiuto. Gli aggressori hanno portato via solo computer e telefoni, spingendo gli investigatori a escludere un’azione criminale e a ipotizzare l’intervento di una “cellula militare”. L’operazione potrebbe essere stata finalizzata a ottenere informazioni sull’ex ambasciatore nordcoreano in Spagna Kim Hyok Chol, ora tra i funzionari più accreditati agli occhi del regime di Kim Jong-un. Secondo El Pais, la violenza dell’incursione rischia di creare un caso diplomatico tra Spagna e Stati uniti

Low Taek Jho tra i benefattori di Trump

Un paio di giorni fa, avevamo parlato di Cindy Yang, la misteriosa imprenditrice frequentatrice della Casa Bianca, sospettata di aver elargito decine di migliaia di dollari al Trump Victory Committee, comitato di raccolta fondi dedicato alla rielezione di The Donald nel 2020. Ieri, il WSJ ha riportato l’inizio di un’investigazione del Dipartimento di Giustizia americano nei confronti di un altro controverso cittadino asiatico: Low Taek Jho, il businessman malese ricercato nell’ambito del caso sul fondo 1Malaysia Development Berhad (1MDB) e già incriminato negli States per riciclaggio di denaro. Low – che si ritiene sia fuggito in Cina – avrebbe donato 100.000 dollari al Trump Victory Committee attraverso la società di Larry Davis, imprenditore americano di base alle Hawaii. L’indagine copre anche le presunte pressioni esercitate dall’imprenditore affinché il governo americano accetti la richiesta di estradizione delle autorità cinesi contro Guo Wengui, uomo d’affari cinese convertito alla dissidenza politica. Si tratterebbe di una sorta di ricompensa per l’informale asilo concessogli oltre la Muraglia.

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