Le notizie di oggi:
- Putin accolto da Xi a Pechino
- A Hong Kong bloccato su Youtube l’inno delle proteste
- Mar Cinese meridionale: la missione filippina bloccata dalla Marina cinese
- L’india firma accordo di gestione del porto iraniano Chabahar
- Proteste in Nuova Caledonia: 4 morti, dichiarato stato di emergenza
- Influencer taiwanesi accusati di “incitare odio infra-Stretto”
È cominciata giovedì mattina l’attesa visita di Vladimir Putin in Cina. Accolto in piazza Tiananmen con una cerimonia di benvenuto, il capo del Cremlino ha tenuto un primo colloquio di due ore con Xi Jinping. “La Cina è pronta a lavorare con la Russia per rimanere un buon vicino, un buon amico e un buon partner, e continuare a consolidare l’amicizia duratura tra i due popoli nonché a perseguire congiuntamente il rispettivo sviluppo e la rivitalizzazione nazionale“. Il presidente cinese ha rimarcato come “la stabilità e lo sviluppo delle relazioni Cina-Russia non solo servono gli interessi fondamentali di entrambi i paesi e dei loro popoli, ma contribuiscono anche alla pace, alla stabilità e alla prosperità regionale e globale“. Putin, arrivato nel paese con una delegazione che comprende dirigenti d’azienda e vari ministri, ha specificato l’intenzione di “stabilire una più stretta cooperazione nei settori dell’industria e dell’alta tecnologia, dell’energia nucleare spaziale e pacifica, dell’intelligenza artificiale, delle fonti energetiche rinnovabili e di altri settori innovativi”. Dopo la tappa di Pechino, il viaggio del capo del Cremlino proseguirà per Harbin, città del nord della Cina con una forte influenza culturale russa e che il governo cinese vuole trasformare in un polo tecnologico nazionale.
Mar Cinese meridionale: la missione filippina bloccata dalla Marina cinese
Il gruppo filippino Atin Ito è stato fermato dalle forze cinesi a 50 miglia nautiche di distanza dall’isola contesa di Huangyan Dao mentre trasportava cibo e carburante ad alcuni pescherecci filippini. Secondo AFP, gli organizzatori della spedizione hanno desistito dal raggiungere la secca dopo essere stati “costantemente inseguiti” da una nave cinese. Gli attivisti hanno comunque dichiarato “missione compiuta” dopo che la “squadra d’avanguardia” è riuscita a consegnare le provviste ad alcuni pescatori presenti nella zona il 15 maggio, a circa 46 km – 56 km dall’isola. Il team, che è tornato in porto la mattina del giorno seguente, è stato “in grado di distribuire aiuti nonostante fosse costantemente seguita da una nave della Marina cinese”, ha dichiarato un portavoce dell’Ong.
A Hong Kong bloccato su Youtube l’inno delle proteste
La canzone simbolo delle proteste di Hong Kong del 2019 non è più accessibile su Youtube nell’ex colonia britannica. La piattaforma di Google ha bloccato l’accesso ai contenuti che includevano diverse versioni di Glory to Hong Kong, brano diventato inno informale del movimento di protesta contro la legge di Sicurezza Nazionale voluta da Pechino, a seguito di un’ordinanza restrittiva della Corte di Hong Kong. La canzone era già scomparsa negli scorsi mesi da Spotify, Instagram e Facebook. Mentre Youtube considera il ricorso in appello, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha dichiarato che “fermare chiunque promuova pratiche che provocano la secessione e umiliano l’inno è una misura necessaria e legittima”.
L’India firma accordo di gestione del porto iraniano Chabahar
Nuova Delhi ha firmato un contratto per lo sviluppo e la gestione del porto di Chabahar in Iran per i prossimi dieci anni. Una mossa con la quale l’India spera di aprirsi al commercio con l’Asia centrale, arrivando a Paesi come l’Afghanistan via mare e senza quindi dover passare dal rivale Pakistan. L’accordo, siglato il 13 maggio, segna la prima iniziativa di investimento su un porto straniero da parte del Paese. L’India investirà 120 milioni di dollari in progetti infrastrutturali legati al porto ed estenderà una linea di credito a Teheran per un valore di 250 milioni di dollari. Rimane da considerare il potenziale contraccolpo delle sanzioni a cui l’Iran è sottoposto, che potrebbe risultare controproducente per l’accesso indiano alla zona portuale.
Proteste in Nuova Caledonia: 4 morti, dichiarato stato di emergenza
Il governo francese ha dichiarato lo stato di emergenza nell’arcipelago della Nuova Caledonia dopo gli scontri armati degli scorsi giorni tra polizia e manifestanti. Sono almeno 4 le vittime delle agitazioni, le peggiori dal 1980 nel territorio a guida francese del Pacifico. Si tratta dell’ennesima manifestazione di malcontento che vede le comunità indigene Kanak opporsi alla presenza francese nel territorio. Ad essere contestata è la proposta di legge del governo francese che cambierebbe la Costituzione del territorio per aggiornare la legge elettorale e dare possibilità di voto anche ai residenti francesi che hanno vissuto in Caledonia per 10 anni. Nella capitale, Noumea, nonostante il coprifuoco imposto dalle autorità locali, i manifestanti hanno dato fuoco ad auto ed edifici, distruggendo e rapinando diversi negozi.
Influencer taiwanesi accusati di “incitare odio infra-Stretto”
Il governo cinese ha accusato alcuni influencer taiwanesi di “disinformazione” sulla Cina continentale, prevedendo per loro delle “misure punitive” per avere alimentato le tensioni infra-Stretto. A riportarlo è il portavoce dell’ufficio per gli Affari taiwanesi, Chen Binhua, che ha elencato cinque personaggi del mondo social accusandoli di avere “deliberatamente condiviso informazioni false” sulla Cina “ignorando i progressi e lo sviluppo fatto da Pechino. “Ogni atto di invenzione e divulgazione di pettegolezzi che mettono a repentaglio l’ordine sociale o danneggiano l’onore e l’interesse nazionale avrà conseguenze legali”, ha dichiarato Chen. Tra le conseguenze pratiche per gli accusati potrebbe esserci, ad esempio, il divieto di viaggiare verso la Cina continentale, Hong Kong e Macao. L’annuncio arriva a pochi giorni dall’investitura ufficiale del nuovo presidente di Taiwan, Lai Ching-te, del Partito Democratico Progressista (Dpp). Durante la campagna elettorale, sia Pechino che Taipei hanno accusato la controparte di avere diffuso fake news per influenzare il risultato delle presidenziali.
A cura di Lucrezia Goldin; ha collaborato Alessandra Colarizi