Il Comprehensive Agreement on Investment (CAI) è stato argomento di un animato dibattito a Bruxelles che ha costretto la Commissione europea a difendere l’accordo firmato il 30 dicembre scorso, dopo sette anni di colloqui. Nella sessione della commissione per il commercio internazionale che si è tenuta ieri, diversi parlamentari Ue hanno accusato i vertici comunitari di ignorare la violazione dei diritti umani e la gravosa condizione dei lavoratori in Cina, come anche la repressione esercitata su Hong Kong. Molti deputati hanno anche sostenuto che il trattato commerciale non riceverà facilmente la ratifica del Parlamento europeo e, con poca probabilità, potrà entrare in vigore. La Commissione, nel difendere l’accordo, ha assicurato che il trattato garantirà un migliore accesso al mercato per le aziende europee in Cina e l’impegno di Pechino ad adottare la Convenzioni internazionali sul lavoro forzato (ILO), mentre Maria Martin-Prat, principale negoziatrice degli investimenti dell’Ue con la Cina, ha affermato che l’Europa necessita di una forza economica presente nel paese orientale. Ma c’è chi, invece, durante l’incontro non ha utilizzato filtri per attaccare Bruxelles. L’eurodeputato tedesco Reinhard Bütikofer, che presiede la delegazione del parlamento per le relazioni con la Cina, ha detto che l’accordo è un “regalo di Natale per il presidente cinese Xi Jinping” e “un dito medio” alla nuova amministrazione Usa di Joe Biden. [fonte SCMP]
Gli Usa pensano a una alleanza anti Cina per l’approvvigionamento di chip
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per avviare una revisione delle forniture americane di semiconduttori e altri prodotti tecnologici. L’intento è quello di ridurre la dipendenza di approvvigionamento dalla Cina e creare una forte catena di fornitura capace di superare le applicazioni di sanzioni internazionali. Secondo il Nikkei Asia Review, nel progetto avranno un ruolo importante Taiwan, Giappone, Corea del Sud e le economie dell’Asia-Pacifico, inclusa l’Australia. Gli Stati Uniti sono infatti intenzionati a condividere le informazioni con gli alleati sulle reti di fornitura di prodotti importanti, con l’intento di sfruttare anche la produzione complementare. Washington, inoltre, prenderà in considerazione un quadro per la condivisione rapida di questi elementi in caso di emergenza, oltre a discutere la sicurezza delle scorte e la capacità di produzione di riserva. Ai partner potrebbe essere chiesto di fare meno affari con la Cina. La misura sarà valida per i semiconduttori, batterie per veicoli elettrici, terre rare e prodotti sanitari. [fonte WSJ, NIKKEI]
La valuta digitale cinese sarà utilizzata anche per i pagamenti transfrontalieri
Il Digital Currency Institute della People’s Bank of China (PBOC), il braccio della banca centrale cinese incaricato di coniare la valuta digitale sovrana del paese, si unirà al Multiple Central Bank Digital Currency Bridge, un progetto di pagamenti transfrontalieri avviato dall’Autorità monetaria di Hong Kong e dalla Bank of Thailand nel 2019. In un secondo momento è giunta anche l’adesione della banca centrale degli Emirati Arabi Uniti. Il progetto è sostenuto dal Centro di innovazione della Banca dei regolamenti internazionali nell’ex colonia britannica, mentre la sua estensione è garantita dalla Bank for International Settlements di Hong Kong, un’unità creata per studiare le tecnologie finanziarie chiave per le banche centrali. L’iniziativa potrebbe creare un nuovo percorso per promuovere l’uso dello yuan nei pagamenti globali e indebolire la posizione del dollaro come valuta di riserva dominante a livello mondiale. Il progetto era originariamente chiamato Inthanon-LionRock, in riferimento alla vetta più alta della Thailandia e all’iconica collina di Hong Kong. Il nuovo nome invece vuole suggerire un progetto più inclusivo, a cui più banche centrali in Asia e in altre regioni possono aderire e studiare le capacità di migliorare il sistema di pagamento transfrontaliero e dell’infrastruttura finanziaria, con lo scopo di risolvere i problemi di bassa efficienza, costi elevati e scarsa trasparenza. [fonte SCMP]
I senatori Usa combattono la censura cinese
Il Congresso degli Stati Uniti è al lavoro per lanciare un’iniziativa finalizzata a soffocare le azioni del governo di Pechino, che esercita pressioni sui media e aziende Usa. Il disegno di legge sulla censura prevede l’istituzione da parte del Presidente di una task force interagenziale, posta sotto il Consiglio di sicurezza nazionale, che ha il compito di monitorare e contenere la censura o l’intimidazione della Cina nei confronti degli americani e delle società statunitense. Il progetto di legge, che riceve un sostegno bipartisan, è co-sponsorizzato dai repubblicani Marco Rubio e John Cornyn, così come dalla democratica Elizabeth Warren. La misura cerca di salvaguardare le aziende americane, che vanno dalle catene alberghiere e dalle compagnie aeree ai produttori di film di Hollywood. La posizione di forza americana contro la Cina si rafforza con la nomina di William Burns a capo della Cia. Prima di essere nominato direttore dell’Intelligence Usa, Burns ha definito la Cina “la principale minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti”, criticando la postura della Repubblica popolare durante la presidenza di Xi Jinping, il cui approccio è stato definito in termini di “ambizione e assertività aggressive”. [fonte Reuters]
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Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.