E’ con una (video)conferenza stampa che il premier Li Keqiang ha chiuso i lavoro dell’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese. Molti i temi affrontati dal rallentamento dell’economia, alle relazioni con Washington, passando per i dossier caldi di Hong Kong e Taiwan. Il primo ministro ha quindi confermato aiuti alle imprese per la cifra record di 4 mila miliardi di yuan (559 miliardi di dollari), che sarà spalmata tra sgravi fiscali, tassi di interesse bancari più bassi, esenzioni dal pagamento dei contributi di previdenza sociale e prezzi ridotti per i servizi di pubblica utilità. A ciò si aggiungono 2 mila miliardi di yuan di spesa pubblica e obbligazioni. Una bella cifra, ma niente a che vedere con il pacchetto di stimoli varato al tempo della crisi finanziaria del 2008. Stavolta – ha assicurato Li – la liquidità non andrà ad alimentare il debito dei governi locali ma a “garantire l’occupazione, i mezzi di sussistenza delle persone e ad [aiutare] le entità del mercato”. Sconfiggere la povertà e mantenere la stabilità sociale sono diventate la priorità per Pechino. Secondo il primo ministro, quest’anno l’economia cinese tornerà a crescere se verranno mantenuti stabili sei fattori chiave, a partire dalla creazione di nuovi posti di lavoro. [fonte SCMP: Caixin]
Approvata legge “anti-divorzio”, il web insorge
Mentre all’estero il dibattito sulle due sessioni verte sul futuro di Hong Kong in Cina a catturare l’attenzione dei netizen sono sopratutto alcune strambe proposte dei delegati e il primo codice civile della Rpc. Si tratta di un insieme di leggi che copre sette settori: proprietà, contratti, diritti della personalità, eredità, matrimonio e famiglia. Un provvedimento che obbligherà le coppie intenzionate a chiedere il divorzio (tranne che in caso di violenze domestiche) a sottoporsi a un periodo di “attesa” di 30 giorni entro il quale sarà possibile fare marcia indietro. Il nuovo regolamento punta a ridurre il numero dei divorzi aumentato dagli 1,3 milioni del 2003 (quando le procedure sono state semplificate) ai 4,5 milioni dello scorso anno. La legge è diventata subito trending topic su Weibo, dove in molti si sono chiesti perché non esista una norma simile per evitare i matrimoni impulsivi. Qualcuno si è spinto addirittura a mettere in dubbio l’autorevolezza del parlamento. “La legge è stata approvata nonostante tanti commenti negativi, chiaramente il loro rispetto dell’opinione pubblica è solo uno show”.
No all’inglese durante le conferenze stampa: la proposta al NPC
Un delegato dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Yang Weiguo, ha proposto di porre fine ai servizi di traduzione in inglese durante le conferenze stampa cinesi sugli affari esteri.Yang, che è anche il sindaco di Zhuzhou nella provincia centrale di Hunan, ha osservato che il cinese è una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite e che le traduzioni potrebbero rendere le conferenze stampa meno efficienti. Ma soprattutto, la misura consentirebbe di preservare l’integrità della lingua cinese. Non è di certo la prima volta che i legislatori cinesi presentano proposte relative all’inglese durante le “lianghui”, le due sessioni dove si stabilisce l’agenda politica ed economica per l’anno successivo. Nel 2017, un altro delegato dell’Assemblea Nazionale del Popolo aveva proposto di annullare la parte inglese dell’esame di ammissione all’università cinese, il gaokao, e di rendere la materia facoltativa anziché obbligatoria nelle scuole. La mozione non è stata accettata. [Fonte: Sixth Tone]
11 squadre cinesi squalificate per dispute salariali
Sabato, la Chinese Football Association (CFA) ha annunciato che 11 delle 64 squadre di calcio professionistiche cinesi sono state squalificate dalle future competizioni a causa degli arretrati salariali. La vittima più illustre è il Liaoning F.C., uno dei team più in voga verso la metà degli anni ’80 e che nel 1990 è diventata la prima squadra cinese a vincere il campionato asiatico per club. La situazione finanziaria del club è peggiorata l’anno scorso dopo una serie di acquisti stellari, come dimostrano i 15 milioni di dollari sborsati per l’attaccante nigeriano Anthony Ujah, poi rivenduto per soli 4 milioni. Negli ultimi mesi, le ristrettezze economiche hanno indotto alla chiusura altri cinque club,compreso il Tianjin Tianhai, prima squadra nella storia della Chinese Super League – la serie A cinese – a dichiarare bancarotta.[fonte: Supchina]
Violazione record delle sanzioni americane contro Pyongyang
Il governo americano ha accusato una ventina di nordcoreani e cinque cittadini cinesi di aver dirottato illegalmente oltre 2,5 miliardi di dollari nel programma nucleare e missilistico di Pyongyang attraverso più di 250 società di copertura e filiali bancarie collegate alla Foreign Trade Bank, la principale banca nordcoreana per la valuta estera. Le transazioni sono avvenute in Cina, Russia, Libia e Thailandia. Sebbene dall’inizio del 2016, gli Stati membri delle Nazioni Unite sarebbero obbligati ad espellere tutte le succursali degli istituti di credito nordcoreani, Pechino e Shenyang ospitano ancora diverse sedi. Il caso rappresenta la più grave violazione delle sanzioni imposte da Washington contro Pyongyang. [fonte: SCMP]
Covid: in Giappone meno morti di un anno fa
Nonostante Covid, in Giappone si muore di meno. Secondo i dati rilasciati dal ministero della sanità, nei primi tre mesi dell’anno nell’arcipelago si sono registrati 368.793 decessi, lo 0,7% in meno dello scorso anno. Un’anomalia considerato il rapido invecchiamento della popolazione. Sebbene l’affidabilità delle statistiche ufficiali sia messa in dubbio dal numero contenuto dei test effettuati, secondo gli esperti il basso tasso di mortalità potrebbe essere motivato dalla prudenza dei cittadini, particolarmente ligi nell’osservare le misure consigliate per contenere i contagi, a partire dall’utilizzo delle mascherine, Questo potrebbe aver quindi contribuito non solo a fermare il virus ma anche a contenere la diffusione dell’influenza stagionale, mentre la vita più casalinga ha corrisposto a un minor numero di suicidi e incidenti stradali. [Japan Times]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.