In Cina e Asia – Pechino, Washington e i crediti carbonio

In by Gabriele Battaglia

La Cina si impegna a lanciare un sistema di crediti carbonio per controllare le emissioni di Co2, fanno sapere fonti Usa. Sempre più Internet in Cina, ma alle regole di Pechino. Il governo cinese invita i privati a investire nelle aziende di Stato. Forza lavoro in contrazione nell’area industriale del fiume delle perle, tra Shenzhen e Dongguan. Aiuti economici allo Xinjiang ma in funzione antiterrorismo. La storia di Kim Ryon Hui, esule nordcoreana che vuole tornare in patria. CINA – "Crediti carbonio" per controllare le emissioni di Co2

Prima del summit tra Xi Jinping e Obama alla Casa Bianca, fonti Usa hanno fatto sapere che la Cina si impegnerà a lanciare un sistema di “crediti carbonio” (cap-and-trade) per controllare le proprie emissioni di CO2. Il sistema, già avviato sperimentalmente da tempo in diverse regioni cinesi, utilizza leggi di mercato per combattere l’emergenza ambientale. In pratica, stabilite delle quote di emissioni, le zone che ne producono meno possono vendere i propri “diritti a inquinare” a chi invece sfora i limiti. L’annuncio dovrebbe aprire la via alla conferenza sul clima di Parigi, quando Cina e Usa – che mai hanno ratificato il protocollo di Kyoto – cercheranno di coinvolgere altri Paesi in un progetto di controllo delle emissioni di lungo periodo.

CINA – Xi: “Sempre più internet, ma controllata”

Durante il suo incontro con i maggiori “golden-boy” della Silicon Valley, avvenuta nel quartier generale di Microsoft, Xi Jinping ha chiarito che Pechino intende cooperare con Washington contro la pirateria informatica “sulla base di mutuo rispetto e fiducia reciproca” – cioè senza che nessuno faccia la lezioncina a nessuno – e ha promesso anche che la Cina continuerà ad aprirsi agli investimenti stranieri; ma ha anche chiarito che il cyberspazio deve svilupparsi sulla base delle “condizioni specifiche di ogni nazione”. Sono proprio questo “condizioni specifiche” che in questo momento rendono inaccessibili Facebook e Twitter oltre Muraglia, ma Mark Zuckemberg appariva ieri raggiante durante il suo incontro con Xi e con Lu Wei, che essendo il capo dell’authority cinese sul internet è anche colui che oscura il suo social media. Impazzano le scommesse: Facebook si autocensurerà pur di sbarcare in Cina?

CINA – La riforma delle imprese di Stato

Il Consiglio di Stato (governo) cinese ha rilasciato nuove linee guida per la riforma delle grandi imprese di Stato (SOE) in direzione della proprietà mista pubblico-privata. Pechino invita i privati a investire nelle SOE e dice che anche il capitale straniero è benvenuto, “attraverso una varietà di metodi come le fusioni e acquisizioni all’estero, la cooperazione negli investimenti e i finanziamenti offshore”, riporta il Quotidiano del Popolo.
La Cina ha circa 150mila imprese di proprietà pubblica, che detengono oltre 100 trillioni di yuan (15,7 trillioni di dollari) in asset e impiegano oltre 30 milioni di lavoratori. Ma hanno registrato un ulteriore calo del 2,3 per cento nei profitti tra gennaio e luglio, segno di inefficienza.

CINA – Forza lavoro cercasi

Se l’attività industriale cinese è in contrazione, perdura anche la carenza di forza lavoro disponibile nel delta del Fiume delle Perle, la cintura industriale sinonimo di boom cinese (Guangzhou, Shanzhen, Dongguan, etc). Il paradosso si spiega così: la contrazione sembrerebbe toccare soprattutto i grandi produttori di acciaio e cemento e il mercato del lusso, mentre le manifatture della Cina meridionale tengono botta. Il problema per gli industrialotti dell’area è che però il settore dei servizi attrae sempre più giovani cinesi a scapito del lavoro industriale. Come risolvere il problema? Al di là degli aumenti salariali, per il futuro si guarda a una sempre maggiore automazione.

CINA – Aiuti in Xinjiang, ma con funzione "antiterrorismo"

Il numero 4 nella gerarchia della leadership cinese, Yu Zhengsheng, ha dichiarato che i nuovi aiuti per lo Xinjiang dovranno svolgere una funzione “antiterrorismo” oltre che economica, mentre Pechino pubblica un libro bianco che spiega i successi ottenuti nella sua regione più occidentale. Se non è chiaro come ciò deve essere fatto concretamente, le dichiarazioni rivelano ancora una volta la filosofia cinese nella risoluzione dei conflitti: lo sviluppo economico risolverà ogni problema. Secondo il libro bianco, il Pil dello Xinjiang è aumentato del 155 per cento negli ultimi 60 anni e Pechino vi ha investito mille miliardi di yuan tra il 2010 e il 2014. Intanto, un alto funzionario della regione autonoma fa sapere che il bando del burqa non è una misura coercitiva contraria all’Islam, in quanto proprio l’Islam non lo prevede. È una normale misura antiterrorismo.

COREA DEL NORD – L’esule che vuole tornare a Pyongyang

In Corea del Sud dice di sentirsi come in trappola. Per questa ragione Kim Ryon Hui, sarta nordcoreana, fuggita prima in Cina, per delle cure mediche, e poi in Corea del Sud, chiede di essere rimpatriata nel regime dei Kim. La donna ha raccontato la propria storia alla Cnn, spiegando i dinieghi sudcoreani alle proprie richieste e il tentativo di farsi passare per spia per tornare a casa. 

[Foto credit: theindychannel.com]