I titoli della rassegna di oggi:
– Pechino, Tokyo e Seul unite contro le provocazioni nordcoreane
– Pyongyang risponde all’alleanza Washington-Seul seminando mine nella zona demilitarizzata
– Prime rivelazioni della futura missione cinese su Marte
– Filippine: sospesa la sepoltura da eroe per il dittatore Marcos
– Pechino lancia il primo motore di ricerca tibetano
Pechino, Tokyo e Seul unite contro le provocazioni nordcoreane
«Abbiamo ribadito l’impegno a esortare la Corea del Nord a mantenere l’autocontrollo per quanto riguarda le sue azioni provocatorie e a rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite». E’ il sunto fornito alla stampa da Fumio Kishida al termine dell’ultima trilaterale che ha riunito a Tokyo -per la prima volta dopo oltre cinque anni- l’incontro annuale dei ministri degli Esteri di Cina, Corea del sud e Giappone, volto ad oliare la cooperazione tra i tre paesi asiatici in un momento di crescenti tensioni regionali. Alle frizioni storiche e territoriali di recente si sono aggiunte le nuove divergenze tra Pechino e Seul sulla gestione della crisi nordcoreana e sul dispiegamento del sistema antimissile americano THAAD in territorio sudcoreano.
Ma anche i rapporti tra il gigante asiatico e il Giappone stanno vivendo un periodo di rinnovate belligeranze a causa delle ultime incursioni navali cinesi in prossimità delle isole contese Diaoyu/Senkaku. Prendendo parte alla due giorni (23-24 agosto) Wang Yi è diventato il primo ministro degli Esteri cinese a visitare il Sol Levante dalla nazionalizzazione degli atolli da parte di Tokyo. Il vertice, che viene ospitato annualmente dai tre interlocutori a rotazione, aveva visto un periodo di stallo tra il 2012 e il 2015 al moltiplicarsi delle divergenze sulla sovranità.
Pyongyang risponde all’alleanza Washington-Seul seminando mine nella zona demilitarizzata
Secondo il United Nations Command, la Corea del Nord starebbe disseminando mine nella zona demilitarizzata che divide la penisola al 38esimo parallelo, in prossimità di Panmunjom, il «villaggio della tregua» controllato dalle due Coree e dagli Stati Uniti. Una fonte vicina a Seul racconta che la scorsa settimana l’esercito di Pyongyang è stato visto lasciare degli ordigni sul lato nordcoreano del ponte del non ritorno, poco lontano dal luogo che negli anni ’70 fu scenario di un attacco nordcoreano in cui morirono due soldati americani. Lo scorso anno due soldati del Sud sono rimasti feriti in un incidente provocato – secondo Seul – proprio da mine nordcoreane, nonostante le smentite di Pyongyang. In mancanza di commenti ufficiali, le fonti consultate dall’agenzia sudcoreana Yonhap attribuiscono la ripresa delle attività nella DMZ al tentativo di ostacolare le defezioni dei militari nordcoreani oltreconfine (proprio nelle ultime ore è circolata la notizia di una direttiva diramata a tutti i diplomatici all’estero che prevede il rimpatrio di figli di diplomatici sopra i 25 anni d’età), mentre il tempismo fa pensare all’ennesimo ritorsione in risposta alle esercitazioni militari annuali tra Washington e Seul note come Ulchi Freedom Guardian.
Proprio questa mattina alle 5.30 ora locale, Pyongyang ha rimarcato la propria contrarietà all’alleanza tra Washington e Seul lanciando un missile balistico da sottomarino in violazione alle sanzioni Onu. Sparato dal largo della costa orientale del paese il vettore ha raggiunto per la prima volta la zona di difesa aerea del Giappone.
Prime rivelazioni della futura missione cinese su Marte
Nella giornata di martedì Pechino ha rivelato i primi dettagli sulla tecnologia che verrà utilizzata nella prima missione senza equipaggiamento sul pianeta rosso, annunciata quattro mesi fa. L’obiettivo è quello di studiare le caratteristiche del pianeta, tra cui il suolo, l’ambiente, l’atmosfera e l’interazione tra l’acqua e ghiaccio raccolti dalla sonda, ha spiegato ieri il capo designer Zhang Rongqiao. Ma se le scorribande lunari del rover Coniglio di Giada avevano già evidenziato diversi ostacoli tecnici, la missione su Marte lascia presagire anche maggiori sfide, specie nell’atterraggio e nella comunicazione con la Terra. Il lancio è previsto per il 2020 mentre l’atterraggio sul pianeta rosso dovrebbe avvenire nel 2021. Secondo le immagini mostrate martedì, il rover è dotato di sei ruote ed è alimentato da quattro pannelli solari, due in più rispetto a Jade Rabbit.
Filippine: sospesa la sepoltura da eroe per il dittatore Marcos
La Corte suprema delle Filippine ha bloccato temporaneamente il piano -fortemente voluto dal neopresidente Duterte– per seppellire l’ex leader Ferdinand Marcos nel cimitero degli eroi. L’ordine -che prevede il mantenimento dello status quo per 20 giorni- è giunto dopo la petizione di sei vittime della legge marziale e dopo che migliaia di persone avevano protestato presso il Rizal Park di Manila due settimane fa. Tra gli oppositori anche alcuni senatori vicini al precedente presidente Benigno Aquino.
Al potere tra gli anni ’70 e ’80, Marcos è passato alla storia per le ingenti fortune ammassate illecitamente e le purghe con cui ha falcidiato le frange di oppositori e comunisti. Nel 1986, dopo una sollevazione popolare, è stato costretto a rifugiarsi alle Hawaii dove è morto tre anni più tardi. Le sue spoglie sono state riconsegnate alla famiglia all’inizio degli anni ’90, ma secondo Duterte il ruolo ricoperto dal dittatore durante la Seconda guerra mondiale contro i giapponesi gli vale una sepoltura da eroe, prevista in teoria per il 18 settembre.
Pechino lancia il primo motore di ricerca tibetano
Si tratta di una piattaforma che ha lo scopo di aggregare tutti i principali siti web cinesi in lingua tibetana, ha spiegato il direttore del Tibetan Language Work Committee della prefettura tibetana autonoma di Hainan, provincia del Qinghai. Diviso in otto sezioni (news, siti web, immagini, video, musica, enciclopedia, letteratura e forum) Yongzin (tradotto: maestro/insegnante) dovrebbe diventare una delle principali fonti di materiale tibetano. Il costo del progetto – appoggiato dal governo – è di 57 milioni di yuan e si avvale di un team di 150 dipendenti, di cui l’80 per cento di etnia tibetana. Un ultimo sforzo delle autorità di rispondere alle critiche di quanti lamentano un’erosione della tradizione delle minoranze etniche nella repubblica popolare.